Anche
se la tradizione popolare vuole che la costruzione della Strada Regina
sia da attribuirsi alla Regina longobarda Teodolinda, in realtà essa
deve il suo nome all'aggettivo latino "Regia": così infatti erano
chiamate dai Romani tutte le vie imperiali cioè statali. Col tempo il
primitivo appellativo si trasformò in quello ancora in uso di Regina.
La strada che abbiamo deciso di percorrere segue la sponda occidentale
del Lago di Como e collega Como a Chiavenna: (Cleff o chiave) il punto
di incontro delle importanti vie transalpine dello Spluga, del Septimer
e dello Julier.
Particolare della Tabula Peutingeriana con Milano, Como e Chiavenna
La Via Regina fu
una strada assai importante in epoca imperiale: il suo tracciato è
documentato dalla tabula Peutingeriana, il più celebre esempio di
Itineraria picta cioè carta stradale disegnata, lasciatoci dai Romani.
Nonostante per le merci fosse più conveniente il trasporto via lago,
essa continuò ad essere una delle maggiori vie commerciali europee
anche dopo la caduta dell'impero romano.
Nel Medioevo la
Regina, come altre strade di montagna, cessò di essere strada
carrozzabile per diventare mulattiera, strada più pratica ed economica.
Soldati, commercianti, pellegrini continuarono per secoli a
percorrerla. La Via Regina non fu abbandonata ma di continuo rifatta,
sempre più o meno sulla stessa direttrice, o tenuta più in alto o di
poco spostata in relazione all'arretramento naturale del litorale
lacustre. Oggi la SS340 ricalca in parte l'antico tracciato e ci
riserva, lungo il percorso, numerose testimonianze: are votive,
sepolcreti e reperti di età romana accanto a significativi manufatti
paleocristiani e medioevali.
Le mura romane di Como
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Il porto di Como
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COMO è il nostro punto di partenza.
Le possenti mura
di cinta di età romana, realizzate con conci ben squadrate di pietra di
Moltrasio, sono ancora oggi ben visibili in alcuni punti della città ad
una profondità da tre a cinque metri sotto l'attuale piano di
calpestio. I numerosi monumenti medioevali attestano la sua importanza
in età comunale: i resti del Castello Baradello sito sull'omonima
collina che domina la città, Il Palazzo del Broletto e la Torre Civica.
Romaniche sono le suggestive chiese di S. Carpoforo, di S. Abbondio con
un ricco e pregevole ciclo di affreschi trecenteschi, di S. Fedele in
cui sono conservate le reliquie del martire Fedele traslate dal Lago di
Mezzola a Como nel 964 con solenne processione capeggiata dal vescovo.
Sull'area dell'antica basilica di S.Maria Maggiore sorse invece, a
partire dalla fine del XIV e fino al XVII secolo, il Duomo, sulla cui
facciata risaltano le figure di due famosi scrittori latini nativi di
Como: Plinio il vecchio e Plinio il Giovane.
Sant'Agata a Moltrasio (http://www.lombardiabeniculturali.it)
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San Vittore a Brienno (http://www.lombardiabeniculturali.it)
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A MOLTRASIO,
nella frazione Vignola, la chiesa di S. Agata, risale all'XI secolo.
Conserva un alto campanile e tracce di antichi affreschi: all'esterno
un enorme S. Cristoforo sembra ancora proteggere i viandanti. Sul
fianco destro della costruzione, usata più volte come lazzaretto, fu
aggiunta una seconda navatella. Della chiesa del XII secolo dedicata a
S. Quirico e S. Giuditta, a URIO, rimane invece solo il campanile
romanico a due ordini di bifore. Anche a BRIENNO, della bellissima
chiesetta di S. Vittore che sorge in posizione isolata quasi lambita
dalle acque del lago, è particolarmente pregevole il campanile dell'XI
secolo, uno dei più antichi della provincia di Como. Ad ARGEGNO rimane
l'antico borgo dei pescatori separato dal torrente Telo in due parti
collegate da un caratteristico ponte di pietra di origine medioevale.
Il tratto che segue è documentato nell'articolo: la via Regina da Colonno a Tremezzo
OSSUCCIO a circa 25 Km. da Como è una tappa rilevante
del nostro percorso. Ad attestare la sua importanza, sin dall'età
romana, troviamo un'ara votiva del II-III secolo d.C. conservata nella
Chiesa di Sant'Agata di origine romanica. Il Comune comprende alcune
frazioni allineate lungo la riva ove si snoda l'antica strada Regina.
Ogni località ha la sua chiesetta romanica. A SPURANO sorge quella
dedicata S. Giacomo, il santo protettore dei pellegrini le cui spoglie,
a Santiago de Compostela, in Galizia, sono da secoli, meta di
pellegrinaggio. All'interno un grande affresco del Santo, discretamente
conservato, ed altri affreschi non meno importanti ma scarsamente
leggibili.
Ossuccio e Ospedaletto
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Isola Comacina, oratorio di San Giovanni
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A OSPEDALETTO,
alla chiesa di S.Maria Maddalena (Xl -XIII secolo), con affreschi di
epoca successiva, era annesso un ospizio medioevale per i pellegrini;
caratteristica è la cella campanaria di gusto moresco che modificò il
tipico campanile romanico comacino. Una strada in forte pendenza risale
la montagna per raggiungere, dopo una serie di cappelle, il Santuario
della Beata Vergine in cui si conserva un'antica statua marmorea di
pregevole fattura ritenuta miracolosa. Sull'Isola
Comacina, l'unica isola del Lago di Como,
esistevano nove chiese distrutte dai comaschi assieme a tutto l'abitato all'epoca della guerra
di Milano contro il Barbarossa. Gli scavi archeologici hanno riportato alla luce
la pieve romanica di Sant'Eufemia, a tre navate, con tre absidi,
cripta e portico antistante. Nell'aula battesimale paleocristiana sono
riapparsi avanzi di mosaici del V e IX secolo ed affreschi di epoca
carolingia. Oltre ad essa, si sono ritrovati i resti di altri tre
oratori romanici; la chiesa conventuale, invece, venne inglobata nel
corso del tempo, in una costruzione agricola.
Ulivi e
testimonianze di un passato importante sono oggi lo scenario suggestivo
dell'isoletta facilmente raggiungibile dalla costa (servizio barche da Ossuccio e da
Sala Comacina). Gli abitanti del luogo la chiamano anche l'isola di San
Giovanni perché su di essa sorge la cinquecentesca chiesa di San
Giovanni edificata sui ruderi della primitiva chiesa distrutta nel 1169
assieme a tutti gli altri edifici religiosi, civili e militari.
Popolare è la tradizionale festa religiosa, vecchia di
cinque secoli, che si svolge sull'isola la domenica successiva al 24
giugno. Durante tale ricorrenza, una solenne processione su barche
pittorescamente addobbate, raggiunge l'isola per riportare le reliquie
dei martiri che furono donate dal vescovo Sant'Abbondio alla primitiva
pieve di Sant'Eufemia e che, dal 1169 sono custodite nell'omonima
parrocchiale sulla terraferma. Giunti sui ruderi dell'antica
Sant'Eufemia, vi si celebra la Messa: la festa della domenica è
annunciata, la sera precedente da una suggestiva luminaria che, in
qualche modo, richiama il ricordo dell'antica distruzione che l'isola
subì per mano degli stessi comaschi ormai sopraffatti dai milanesi.
Località Campo
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Battistero di Lenno
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Villa Balbianello
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A LENNO
una torre tre-quattrocentesca per la riscossione dei dazi (oggi adibita
ad abitazione privata) ci segnala un tratto dell'antica strada Regina
che attraversava la frazione Villa. Nel paese la parrocchiale di
S.Stefano conserva della struttura romanica a tre navate, solamente la
cripta a tre navatelle con colonne e capitelli dell'VIII -IX secolo. A
fianco della chiesa sorge il battistero romanico eretto sull'area di
una costruzione ottagonale paleocristiana. Sulle pendici sopra
l'abitato, si innalza il monastero dell'Acquafredda, fondato dai
Cistercensi nel 1142. Deve il suo nome alla fonte omonima, famoso per i
secolari cipressi e lo splendido panorama. Della primitiva chiesa
romanica restano poche tracce inglobate nella ricostruzione del
complesso avvenuta nei secoli XVII e XVIII. La cappella detta di S.
Pietro, su cui è stato eretto il campanile, è probabilmente il nucleo
originale affrescato in epoche successive.
Prima di
lasciare Lenno vale la pena di menzionare anche la settecentesca Villa
Balbianello (oggi proprietà del FAI) sita in felice posizione sulla
punta del promontorio di Lavedo, là dove sorgeva un monastero di
Francescani. Anche poco più oltre, a Tremezzo, difficilmente potrà
sfuggirci la bellezza di Villa Carlotta affacciata sul lago con il suo
incantevole Orto botanico.
Menaggio da Nobiallo
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Salita al Sasso Rancio
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Attraversato MENAGGIO,
importante centro turistico ben collegato con Porlezza e Lugano da una
comoda strada panoramica, l'antica strada sale faticosamente sotto le
pendici del Sasso Rancio da cui si godono stupendi panorami sul lago di
Como. Si scende nel comune di San Siro con le frazioni di SANTA MARIA
e REZZONICO in cui rimangono le imponenti mura che facevano parte di
una possente fortezza costruita in età romana per il controllo della
strada e un possente castello a picco sul lago.
Questo tratto è documentato nell'articolo: La via Regina da Nobiallo a Rezzonico
Il lungo lago di fronte a Santa Maria
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Il castello di Rezzonico
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GRAVEDONA è il centro più importante dell'Alto Lario.
Il paese si estende lungo la strada Regina che lo attraversa nella
parte più alta detta "Castello". Lì, infatti, su una roccia a
strapiombo sorgeva sin dai tempi più remoti una fortificazione; in età
comunale, attorno alla rocca si sviluppò il borgo fortificato che
racchiudeva, entro una cinta di mura, parte delle abitazioni, il pozzo,
la chiesa. Il castello fu demolito nel XIV secolo ma le porte alle due
estremità della Via Regina che lo attraversava si conservarono sino al
1878. Di epoca romana restano ancora testimonianze - due are votive in
serizzo - nella zona dove sorgono i più importanti edifici sacri. La
chiesa di Santa Maria del Tiglio è il monumento più significativo.
L'edificio costruito in marmo bianco e nero nel XII secolo, si trova in
splendida posizione panoramica, in riva al lago, a fianco della
parrocchiale di S. Vincenzo. E' l'edificio battesimale della pieve,
ricostruito in epoca medioevale su quello paleocristiano dedicato a S.
Giovanni di cui restano tracce significative. Alcune pietre scolpite
con immagini simboliche sono collocate alla sommità del portale della
chiesa attuale. All'antico edificio sembra collegato un fatto
miracoloso che ebbe molta risonanza nel Medioevo. Pare che un affresco
raffigurante l'Adorazione dei Magi rifulse per giorni tanto da attirare
a Gravedona persino l'imperatore Ludovico il Pio. I Magi, raffigurati
spesso nelle chiese poste su importanti strade, rappresentavano un
segnale per i pellegrini così come le immagini di S. Giacomo, di S.
Cristoforo e di S. Pietro. La facciata della chiesa è sovrastata da un
possente campanile quadrato dove si apre il portale d'ingresso; secondo
la leggenda sembra che all'epoca del Barbarossa, su si esso si fossero
sprigionate delle "provvidenziali" fiamme. Credendo il paese già
saccheggiato l'imperatore si allontanò risparmiandolo.
Gravedona, Santa Maria del Tiglio
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Affreschi e crocefisso ligneo |
Nel suggestivo
interno sono da ammirare gli affreschi (XIII -XVI secolo) ed il
grandioso crocifisso ligneo del XIII secolo. La chiesa parrocchiale di
S. Vincenzo sorge sul sito della pieve romanica, a sua volta
rifacimento di una basilica del V secolo di cui l'attiguo S: Giovanni
era il battistero. Recentemente è stata riportata alla luce la parte
presbiteriale della primitiva basilica divenuta poi cripta della chiesa
romanica. Nella cosiddetta "cripta di S. Antonio è visibile infatti un
affresco raffigurante S. Antonio abate; la pavimentazione però, di
epoca anteriore, dovrebbe risalire ad un edificio di epoca pagana.
Appena sopra l'abitato, meritano una visita la quattrocentesca Chiesa
di S. Maria delle Grazie, detta il Convento il cui interno è ricoperto
da affreschi di scuola lombarda del XV -XVI secolo e la vicina chiesa
dei Santi Gusmeo e Matteo che si vuole costruita sul luogo del martirio
dei due santi.
Palazzo Gallio a Gravedona
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San Vincenzo a Gera Lario (http://www.lombardiabeniculturali.it)
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All'estremità
del paese, verso DOMASO, degno di nota è il Palazzo Gallio
costruito nel Cinquecento su progetto di Pellegrino Tibaldi dal
cardinale comasco Tolomeo Gallio secondo il concetto delle "ville di
delizie" rinascimentali. All'estremità superiore del Lago di Como,
presso la foce del fiume Mera, troviamo GERA LARIO dove la
parrocchiale di San Vincenzo, situata poco fuori del paese è di origine
romanica. La facciata, prospiciente un bel piazzale alberato, è a
capanna; l'interno ad una sola navata, è impreziosito da una grande
parete affrescata raffigurante Storie di Maria e di S. Vincenzo. Anche
il presbiterio è completamente affrescato con pregevoli opere di scuola
lombarda del XVI secolo.
SORICO è l'ultimo comune della sponda occidentale
dell'Alto Lario, allineato lungo la Strada Regina ed esteso anche ad
una parte del Pian di Spagna dove il lago si fonde con le acque del
fiume Mera che vi si immette dopo aver formato il Lago di Mezzola.
Nella chiesa
parrocchiale di S. Stefano sopravvive dell'età Medievale l'imponente
torre campanaria. Un'altra torre con funzione di controllo si trovava
sulla Via Regina; oggi è stata trasformata in casa di abitazione
privata. Nel secolo XIV vi era inoltre, nella zona, un ospizio per
pellegrini di istituzione vescovile. Poco sopra l'abitato sorge la
chiesa di S. Miro, da secoli meta di pellegrinaggi. In essa si venera
infatti il corpo di questo eremita qui giunto da Canzo stendendo sul
lago il suo mantello, secondo quanto narra la leggenda, e morto nel
1381. Superato Sorico, la strada attuale attraversa il fiume Mera
entrando nel Pian di Spagna da cui si diramano le statali per la Val
Chiavenna e la Valtellina.
San Miro a Sorico
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San Fedelino
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L'antica Strada
Regina invece, continuava lungo la riva destra del Mera, salendo la
montagna in direzione di SAMOLACO; proprio nel punto in cui il
Mera sfocia nel Lago di Mezzola, sorge il piccolo oratorio di S.
Fedelino, raggiungibile solo per via d'acqua o per mezzo di un sentiero
dalla frazione di Albonico. Il piccolo edificio religioso, secondo la
tradizione fu edificato nel luogo in cui fu martirizzato e sepolto S..
Fedele. Le sue ossa vennero portate nel 964 con solenne processione
fino a Como dove fu innalzata in suo onore l'omonima basilica; la
chiesetta fu allora, chiamata S. Fedelino anche in ragione delle sue
ridotte dimensioni. Prospiciente il Lago di Mezzola ed in parte
incastonato nella roccia l'oratorio conserva al suo interno preziosi
affreschi romanici completamente restaurati nel 1956. (E' possibile
visitarlo nei mesi estivi, il sabato e la domenica). E' invece andato
perduto l'affresco esterno che rappresentava S. Cristoforo, la cui
vista era considerata di buon auspicio per il viaggio dai viandanti.
CHIAVENNA è la meta del nostro itinerario.
Chiavenna: ponti sul Mera
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San Lorenzo
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Il complesso di
San Lorenzo con la chiesa collegiata è citato nel 973 ed assunse
funzione di pieve nel 1042. Dell'edificio romanico sopravvivono tracce
nella parete sud e nella porzione di facciata coperta dal porticato; il
complesso fu infatti ampiamente modificato nel XVI -XVII. Nel
Battistero, ricostruito nel 1700, è custodito l'originario fonte
battesimale, eseguito, come attesta l'iscrizione sul bordo della vasca,
nel 1156 dai consoli di Chiavenna e Piuro. Sulla parete esterna sono
raffigurate la cerimonia della vigilia di Pasqua per la consacrazione
dell'acqua e l'amministrazione del battesimo. La scena è uno spaccato
di vita quotidiana: dalla pietra sembrano prendere vita il nobile a
cavallo con il falco per la caccia, il proprietario di terre del
contado in osservazione su una torretta, l'artigiano che batte
sull'incudine. Prima di lasciare S. Lorenzo vale la pena di visitare il
Tesoro in cui, tra i preziosi oggetti sacri, spicca la "Pace", una
coperta di evangelario del XII secolo forse donata a Chiavenna dal
Barbarossa in riconoscenza della fedeltà dimostrata. Riconosciuta come
uno degli esempi più preziosi di oreficeria del tempo è lavorata con
lamine d'oro, mosaici e filigrana impreziosite da perle e gemme.
Nel centro
storico, oltre le caratteristiche case sul Mera, spicca il
cinquecentesco Palazzo Pestalozzi, sulla piazza omonima. Del Palazzo
Balbiani, detto "castello" e delimitato da due poderose torri, sono
originari (XV secolo) solo i muri perimetrali poiché la parte restante
è stata ricostruita nel 1930. Laddove invece fino al 1639 sorgeva il
castello, si erge la rocca luogo dove ora è ubicato il Museo della Val
Chiavenna con un vasto parco archeologico - botanico in cui si possono
scoprire le "Marmitte dei giganti".
Da Chiavenna
partono le vie di collegamento con Coira, capitale della Rezia in età
romana, e con i Paesi d'oltralpe attraverso i tre passi: Spluga,
Julier, Septimer. Si raggiungeva lo Slpuga percorrendo l'aspra Val S.
Giacomo e la Via del Cardinello (percorribile a piedi); il Maloja e lo Julier
ed il Septimer attraverso la Val Bregaglia. Dei tre passi solo il
Septimer offriva la possibilità di passare le Alpi con una sola salita
e discesa; ciò fece la sua fortuna all'epoca delle some ma, data la sua
ripidezza, determinò la sua fine all'epoca delle strade carrozzabili.
Il Passo Julier e lo Spluga furono asfaltati e sono tuttora
transitabili in automobile; il Septimer, invece, rimase una mulattiera
ed è oggi percorribile a piedi grazie al recupero attuato dal gruppo di
lavoro dell'IVS, Inventario Vie Storiche della Svizzera, l'Ente
federale che si occupa della salvaguardia e valorizzazione delle vie
storiche di comunicazione.
La salita del Cardinello
Per
saperne di più
Coradazzi
- La Via Regina nella storia, nella struttura, nei documenti - Società
Archeologica Comense
La
Lombardia paese per paese - Bonechi Editore
Balatti-Scaramellini
- Percorsi storici di Val Chiavenna - Comunità Montana della Valchiavenna
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