Trenta anni di VieStoriche


"Quatuor viae sunt"

Così inizia la guida scritta nel 1139 da Aimery Picaud lungo le Vie della Francia e della Spagna che portavano i pellegrini a Santiago de Compostela.

VieStoriche comincia la sua esperienza nei primi anni novanta seguendo, quasi per gioco, le indicazioni scritte novecento anni prima da un monaco francese: contro ogni previsione trovammo una corrispondenza completa nelle descrizioni dei luoghi e dei monumenti visitati come se il tempo si fosse cristallizzato.
Da quel momento cambiò completamente il nostro modo di viaggiare: da visite finalizzate alla conoscenza delle grandi città a passeggiate infinite lungo le strade che hanno dato valore ai centri attraversati con il transito di mercanti, di artisti, di regnanti, di papi e di pellegrini. Le strade romane, il cui reticolo ha reso grande Roma, per prime.
Abbiamo scoperto che la nostra cultura, che ora viaggia sulle reti informatiche, è nata e progredita sui sentieri, le mulattiere, le carrabili ed infine sulle ferrovie che fino all'invenzione dei telefoni sono state la rete neurale della civiltà (e dell'inciviltà) umana.

Puente la Reina

Puente la Reina dove si riuniscono le quattro vie per Santiago de Compostela

Questa rete, come il solco di un vecchio vinile, conserva gelosamente il suono della storia, le voci di chi ha posato il suo fondo, ha costruito ponti, terrapieni,  stazioni di posta, monumenti, templi, municipi, paesi e grandi città. Per questo va amata, studiata e conservata perché è un monumento essa stessa.
Purtroppo il nostro paese non ha un ente che si occupi della sua conservazione, non ha una università che proponga un corso di laurea sulle strade antiche. Forse anche per questo negli ultimi anni vari enti e associazioni, per motivi per lo più turistici, si sono inventati la loro via storica basandosi sul concetto di "fascio di strade" o sul proverbio "tutte le strade portano a Roma".

Ci sono però tanti appassionati che hanno passato parte della loro vita a vivere ed a raccontare le strade fra cui Stopani con i suoi studi sulla via Francigena, Ruiz e l'Appia, Rizzi ed i valichi alpini occidentali, Marcarini ed altri ancora che in varie occasioni abbiamo conosciuto e ricordato sul nostro sito. C'è il CAI che con le sue sezioni collabora alla manutenzione della parte più naturale degli itinerari storici attraverso le montagne. 

VieStoriche ha pubblicato due libri sulle strade del Sempione e del Gottardo, vari articoli di recensione e ricerche su "I Walser a sud delle Alpi", "Le strade di Leonardo", "L'antica strada del Vergante", "La Como-Novara"  e "Le strade fra Pavia e Piacenza in epoca medioevale". Si è occupata di diari  e letteratura  di viaggio valorizzando  il contributo femminile.

Sono passati 30 anni: VieStoriche, in origine, si chiamava Vie di Pellegrini ed era limitato agli itinerari per Roma, Santiago e Gerusalemme. Solo dopo i primi articoli sulle Alpi ed i suoi passi, prese il nome attuale.

Liber Sancti Jacobi

Codex

Nella cattedrale di Santiago di Compostela è conservato un documento di inestimabile valore. Si tratta della "Guida del pellegrino ", IV Libro del "Liber Sancti Jacobi", passata alla storia come Codex Calixtinus dal nome di papa Callisto II che ne rivendicò la paternità.
Anche se attorno a questo testo ed alle sue finalità restano aperti ancora molti interrogativi, forse la guida era destinata ai pellegrini che, in età medievale, percorrevano il Cammino di Santiago.
Scritta tra il 1139 ed il 1173 da un autore rimasto anonimo (alcuni sostengono che il copista sia il chierico francese Aimery Picaud de Partenay-le-Vieux), essa fornisce consigli pratici per il viaggio, indicazioni precise sui santuari da visitare per poter venerare le reliquie dei santi ed infine spiegazioni molto dettagliate per ammirare in tutto il suo splendore la cattedrale di Santiago de Compostela.

La "Guida del pellegrino" indica con grande precisione le vie principali che attraversavano la Francia da un estremo all'altro e la via per il nord della Spagna, dai Pirenei sino alla Galizia.
Per l'itinerario spagnolo esistevano due punti di partenza che convergevano vicino a Pamplona. Da questa località in poi il cammino continuava unito anche se, col passare del tempo, fu in parte modificato.
Le tappe proposte da Picaud si riferiscono al tempo in cui il pellegrinaggio si svolgeva a piedi o a dorso di animale e perciò la loro estensione è assai diversa in relazione soprattutto alla maggiore o minore asperità del percorso. Esse sono tredici e, per ciascuna , vengono descritte le cartteristiche essenziali del luogo ivi compresa la possibilità di trovare "pane buono, vino eccellente, carne e pesce in abbondanza". Tra le avvertenze più curiose è senza dubbio quella che, arrivato in Galizia, precisamente a Triacastela, il pellegrino avrebbe ricevuto una pietra da trasportare fino a Castagneda. A Triacastela, infatti, esistevano delle cave di pietra da calce, materiale che veniva trasportato a Castagneda per la lavorazione. La calce prodotta in questa località veniva poi trasportata a Santiago per essere impiegata nella costruzione della Cattedrale di San Giacomo.

L'autore della Guida ben conosceva le fatiche del viaggio e pertanto non tralascia di informare i viaggiatori dei corsi d'acqua "bonis et malis" che avrebbero incontrato sul Cammino. Non solo ne elenca i nomi ma mette in guardia i pellegrini dal bere o far abbeverare i cavalli in alcuni fiumi la cui acqua era dannosa alla salute.
In alcune località occorreva diffidare anche degli abitanti del luogo spesso pronti ad ingannare ed uccidere per impossessarsi di pochi averi. Le critiche più pesanti sono rivolte ai navarresi " popolo barbaro, perfido, sleale, corrotto e selvaggio".

Per tutti coloro che, approfittando dei pellegrini, soprattutto con l'esazione di iniqui pedaggi per il passaggio, Picaud chiede la pubblica scomunica da emettersi nella cattedrale di Santiago alla presenza dei pellegrini. Probabilmente tra gli scopi della Guida c'era anche quello di definire e far rispettare regole di comportamento tali da garantire la tranquillità del viaggio per i pellegrini. Non a caso si insiste anche sul dovere dell'ospitalità e della carità da parte degli abitanti dei villaggi nei confronti delle persone in viaggio.

Poiché la meta finale del Cammino era Santiago de Compostela, nella Guida è riservato ampio spazio alla minuta descrizione della città soprattutto alla Basilica sorta sulle reliquie dell'apostolo Giacomo.
Con ricchezza di particolari si parla della dimensione della chiesa, delle decorazioni dei portali, delle singole cappelle e delle vetrate. " In questa chiesa non vi è alcun difetto; essa è grande, spaziosa, chiara, ben proporzionata in larghezza, lunghezza ed altezza. E' costruita su due piani, come un palazzo reale" scrive Picaud annotando anche che "colui che percorre la parte alta, se era triste durante la salita se ne va felice e consolato dopo aver contemplato la bellezza perfetta di questa chiesa".
Forse è proprio ciò che accade anche oggi al pellegrino del XXI secolo.

Il testo originale: Le CODEX de Saint Jacques de Compostelle


 1992, 2010, 2017, Rosalba Franchi