Per meglio capire il problema
della viabilità fra Piacenza e Pavia nell'alto Medio Evo
e' necessario analizzare una serie di fattori legati soprattutto
alla morfologia del territorio interessato.
Ricordiamo innanzi tutto che
da almeno dieci secoli la zona era attraversata da due grandi
direttrici di traffico che si incontravano nella città
di Piacenza:
- Il prolungamento verso Nord
della via Emilia collegava Roma e l'Italia Peninsulare con Milano
ed il Nord d'Europa.
- La via Postumia metteva in
comunicazione i paesi Balcanici con la Francia e la Spagna.
Figura 1)- La viabilità
principale nel medio evo fra Milano, Pavia e Piacenza.
La prima direttrice si divideva
in due rami appena lasciata Piacenza: il principale proseguiva
per Lodi, Milano, Como, ed i valichi alpini dello Spluga ed il
secondo, dopo la città di Pavia, si divideva di nuovo
per raggiungere, da un lato, Vercelli, Ivrea, Aosta ed il Gran
San Bernardo e, dall'altro, Torino, Susa ed il Monginevro.
La via Postumia, invece, proveniva
da Aquileia attraverso Padova, Sirmione, Cremona e, dopo aver
attraversato Piacenza e tutto l'Oltrepò, valicato le Alpi
Liguri, si univa alla via Aurelia a Genova.
Nel Medio Evo, nella zona studiata,
la viabilità romana era rimasta fondamentalmente in uso
anche se numerosi fattori naturali e politici ne avevano ridotto
notevolmente l'importanza favorendo la navigazione dei corsi
d'acqua e, via terra, nuovi itinerari.
I Porti lungo il Po erano di
proprietà di Corti, Comuni o Monasteri che provvedevano
a fornire il servizio di traghetto. Il viandante sceglieva il
luogo di attraversamento a seconda della propria disponibilità
economica: spesso questa scelta influenzava poi l'itinerario
da seguire. I pellegrini, cosi' come i religiosi, avevano spesso
diritto di passaggio gratuito in alcuni porti gestiti da ordini
religiosi.
Lo studio della viabilità
medioevale si presenta quindi piuttosto complesso soprattutto
in prossimità dei grandi corsi d'acqua proprio per la
grande diversificazione del servizio di attraversamento e dal
luogo dove questo veniva offerto.
Di recente le possibilità
offerte dalla lettura delle foto aeree e della cartografia tecnica
a grande scala da esse derivata, ci permettono di tentare la
ricostruzione della morfologia storica del paesaggio lavorando
sui micro dislivelli (16) che "il livello inesorabile dell'Ingegnere"
non ha per fortuna cancellato (come invece asseriva il Riccardi,
famoso studioso di storia e topografia locale vissuto nel XIX
secolo che per le sue ricerche aveva a disposizione solo la cartografia
dell' Istituto Geografico Militare dettagliata ma non sufficientemente
precisa nella descrizione altimetrica).
Per quanto riguarda la valle
del PO nel tratto fra Piacenza e Pavia ho voluto proporre un
metodo di lavoro che, unendo alla corretta osservazione dei segnali
planimetrici l'analisi altimetrica, potesse servire per confermare
le evidenze ma soprattutto per avvalorare ipotesi altrimenti
piuttosto fragili se formulate solo su basi documentarie scritte.
LE FONTI CARTOGRAFICHE
RIGUARDANTI LA VALLE DEL PO
Per quanto riguarda le fonti
cartografiche storiche bisogna dire che queste sono spesso insufficienti
sia per la piccola scala di rappresentazione che per il contenuto,
limitato solo ad alcuni elementi tematici, come l'antropizzazione
o i corsi d'acqua; raramente troviamo indicazioni riguardanti
la viabilità. La Tabula Peutingeriana, unico esempio rimasto
degli "Itineraria Picta" in uso durante l'Impero Romano,
contiene sviluppato solo il tema della viabilità ma e'
veramente povera ed imprecisa per quanto riguarda la morfologia.
Figura 2)- Particolare
della Tabula Peutingeriana.
Per avere strumenti che mettano
in relazione correttamente i vari elementi del territorio dobbiamo,
in valle Padana, attendere il XVI secolo e la Mappa dovuta all'Ing.
Bolzoni, Piacentino, che nel 1587 venne chiamato dalla Corte
di Parma ad uno studio, anche storico, a dimostrare i diritti
della città di Piacenza sul Po.
Questa carta ci permette di
dare uno sguardo da un punto di vista temporale certamente favorevole.
Il Bolzoni descrive, con grande precisione metrica e con qualche
riguardo per la topografia, il territorio più di cinquecento
anni dopo il viaggio in Italia di Sigeric che, ritornando da
Roma a Canterbury, indicava fra Piacenza e Pavia le soste di
Corte S.Andrea e di S.Cristina: come vedremo il paesaggio della
pianura padana ai tempi del Bolzoni era rimasto ancora molto
simile al paesaggio medioevale incontrato da Sigerico.
Negli anni che seguono troviamo
una serie interessante di mappe stradali a piccola scala riguardanti
li Lodigiano e la pianura Lombarda. Si ricordano le rappresentazioni
conservate presso l'archivio del museo civico di Lodi di G. Barattieri
(1650), dell'ing. Bassiano Terani (1709) e del Trivulzio (1790).
Solo alla fine dell'800 viene
pubblicata la cartografia completa del IGM in scala 1/100.000
dettagliata nella topografia e nella toponomastica. Questa novità
ha risvegliato l'attenzione degli storici permettendo ricerche
nella interpretazione dei segni grafici rilevati in modo metodico
e scientifico: viene svelato cosi', per esempio, il reticolato
regolare delle centuriazioni romagnola e veneta fino a quel momento
quasi sconosciuto e vengono anche ricostruiti antichi allineamenti
stradali.
Anche per quanto riguarda la
zona adiacente al corso del Po vari studiosi fino dai primi anni
di questo secolo si sono serviti dei segni e della toponomastica
riportati dalle tavolette del IGM per confermare o descrivere
le loro tesi. A personaggi come Riccardi, Solmi, Agnelli, Fraccaro
ed altri dobbiamo i primi studi di topografia antica basati sulla
lettura sistematica e scientifica del territorio cosi' come compare
sulla preziosa cartografia dell'Istituto Geografico Militare.
Lo strumento più dettagliato
che ora abbiamo a disposizione, e' stato prodotto dalla Regione
Lombardia negli anni ottanta alla scala 1/10.000. La possibilità
offerta dall'uso di foto aeree (fotogrammetria) ha consentito
una migliore precisione metrica anche se qualche particolare,
che non sarebbe sfuggito al topografo tradizionale, e' andato
perduto. Contiene però una grande quantità di dati
altimetrici che, soprattutto in zona pianeggiante, erano pressoché
inesistenti nelle carte precedenti.
IPOTESI E METODO
DI LAVORO
La valle del Po nel tratto
oggetto della ricerca ha subito, nel corso dei secoli, vari cambiamenti
sia per opera della natura che dell'uomo. Lo studio della topografia
di quest'area in periodo romano e medioevale, prima cioè
dei pesanti interventi di bonifica, si scontra con il continuo
sovrapporsi delle vicende umane e naturali che ci hanno lasciato,
nella grande quantità di documenti, pochi dati topografici
certi.
Dall'osservazione diretta ricaviamo
spesso solo sensazioni alterate dalla distanza e dalla prospettiva,
disturbate da quinte arboree a lato di moderni canali di irrigazione,
da argini e da sistemazioni agrarie orientate in modo vario.
La semplice foto aerea cosi'
come la cartografia a scala medio - piccola, riportano solo i
segnali relativi ai fenomeni naturali antropici che hanno modificato
il paesaggio in termini "planimetrici", ma non permettono
la ricostruzione storica dei fenomeni modificatori (soprattutto
nella valle del Po) dove il lavoro dell'uomo e della natura interagiscono
da quasi venti secoli.
L'uomo medioevale, privo com'era
di macchine per il movimento delle terre, non può aver
colmato con la forza delle sole braccia interi alvei di fiume,
laghi, stagni, mentre ha certamente costruito gli argini al fine
di proteggere o di deviare o derivare un corso d'acqua. Questa
osservazione lascia intravedere la possibilità di ricavare
dati preziosi dallo studio "altimetrico" del terreno
che, essendo in gran parte non fortemente rimaneggiato, dovrebbe
cosi' svelare l'esatta posizione degli antichi alvei e, di conseguenza,
delle antiche pianure abitate e coltivate (16).
Solo da pochi anni, come già
detto, abbiamo a disposizione la Cartografia Tecnica Regionale
(CTR) a scala 1/10.000 che contiene, per specifica, una corretta
rappresentazione altimetrica con punti quotati isolati e curve
di livello equidistanti 10 m. La lettura altimetrica corretta
di tali carte permette di individuare, fra l'altro, i "paleoalvei"
anche dove questi sono stati parzialmente colmati dai depositi
alluvionali.
Il metodo di lavoro, abbastanza
semplice e ripetitivo, consiste nel ricavare il profilo bagnato
dal corso d'acqua in condizioni di piena ordinaria a prescindere
dagli argini artificiali.
Si svolge in due momenti distinti:
La mappa che cosi' si ottiene,
integrata dagli elementi storici certi a disposizione, indica
isole, penisole, pianure estese proprio là dove ora, nella
bassa, vediamo solo coltivo piatto e disabitato, solcato qua
e la da canali, rogge e fiumiciattoli che, a stento, riusciamo
ad immaginare navigabili e pieni di vita "ville e colonie
fiorenti, campi fertili e coltivati, percorsi ed allacciati da
numerose correnti d'acqua, ramificate dal Po" come dice
il Solmi nella sua monografia sulle Diete imperiali di Roncaglia.
Possiamo cosi' teorizzare la
posizione di attraversamenti favorevoli, di corsi d'acqua navigabili,
di strade. Queste ipotesi saranno tanto più valide quanto
più avvalorate dalla congruenza con le tecniche di navigare
o di costruire o di viaggiare dell'epoca.
LA NAVIGAZIONE
DEL PO E CORTE S.ANDREA
Agnelli, spiegando l'importanza
della località "Castrum novum de Roncalia",
osserva nella sua "Dissertazione" sul luogo delle Diete
Imperiali che esso si trovava fra due arterie commerciali importantissime:
Il corso del Po a mezzogiorno ed un grosso ramo del Lambro a
settentrione che si staccava ancora nel XIII secolo dal corso
principale nei pressi di Orio.
Il Castrum Novum, appendice
di Corte S.Andrea, risulta nell'inventario dei beni del monastero
di S.Cristina (secolo X) come dono dell'imperatore Carlo Magno
(28). Detto monastero, come risulta poi da un Diploma del Barbarossa,
possiede il Castello di S.Andrea, sulla riva del fiume Po, compreso
l'alveo di detto fiume su ambedue le rive, nonché il porto
e la peschiera con i diritti di pesca sulle due rive ... (31)
Non viene mai citato nei documenti
d'epoca il fiume Lambro che, invece, secondo l'Agnelli doveva
essere addirittura navigabile per quasi XX miglia dalla foce
posta V miglia a est di Piacenza.
Questo ramo del Lambro, ora
colatore Ancona, non sembra avere mai avuto le caratteristiche
di fiume navigabile: a sud di Orio, sulla nostra carta derivata
dalla CTR, non si riescono a leggere dislivelli tali da giustificare
l'esistenza di una corso d'acqua di tale importanza.
La conferma delle nostre osservazioni
ci viene dal Bolzoni che, nella sua carta, indica chiaramente
la confluenza del Lambro nel Po (che allora era meno tortuoso
di come ora compare) circa 1 Km a Sud di Corte S.Andrea proprio
di fronte alla foce del Tidone. Ora un'ansa corre per quasi otto
chilometri lungo gli antichi alvei di questi due fiumi rendendo
quasi irriconoscibile il paesaggio.
Figura 3) Il Po,
il Lambro ed il Tidone e la viabilità del 1500 in un particolare
della carta del Bolzoni.
Ritornando a Corte S.Andrea,
possiamo dire con certezza che era legato al monastero di S.Cristina,
possedeva un porto sul Po, era raggiungibile da Piacenza per
la strada di Calendasco (forse la continuazione della via Emilia
di cui conserva con precisione la direzione) che permetteva di
accorciare notevolmente il cammino verso Pavia. Sigeric, e con
lui tanti altri, devono aver approfittato di questa scorciatoia
tanto che nel 1237 il comune di Milano aveva finanziato la costruzione
in questa località di un ponte sul Po e di una strada
"que ibat ad pontem de Paude de Orio": la strada, nel
tratto da Orio al ponte andò perduta nel XV sec. a causa
delle continue esondazioni del Po; il ponte, forse la prima struttura
fissa attraverso il Po, non esisteva più già alla
fine del 1200 mentre il Porto continuava la sua funzione legato
alla città di Milano (1). Questo porto, di fronte alla
località Soprariva, risulta ancora indicato nel foglio
n.60 della carta ufficiale del IGM aggiornata al 1960.
ALTRI ATTRAVERSAMENTI FRA
PIACENZA E PAVIA
A sud del Po e parallelamente
ad esso correva fino da epoca romana la continuazione della via
Postumia collegando Piacenza con Clastidium (Casteggio), Dertona
(Tortona) ed il mar ligure a Vada Sabatia (Vado Ligure). Questa
strada e' rimasta un importante asse di comunicazione anche nel
Medio Evo quando da Dertona era possibile raggiungere anche Asti,
Torino ed i valichi alpini.
Da questo asse, sulla terrazza
del Po, si vedevano chiaramente le località poste a Nord
dello stesso con le quali non potevano mancare continui scambi
commerciali.
La nostra carta altimetrica
ci consente di comprendere il significato di località
come Parpanese ed Arena Po dove ora possiamo attraversare comodamente
il Po su moderni ponti in calcestruzzo. Di fronte a queste località
non troviamo stagni, avvallamenti, mortizze o altri impedimenti
al concepimento ed alla manutenzione di strade; la bassa pianura
e' pur sempre a quota di sufficiente sicurezza e viene allagata
solo in occasione di piene straordinarie.
Il porto di Parpanese metteva
in comunicazione i due importanti centri di S.Cristina con Castel
S.Giovanni e cioè il milanese con l'alta Val Tidone e
la conca di Bobbio sede del famoso monastero di S.Colombano e
via di importante comunicazione con la Liguria.
Il porto di Arena collegava
la via Postumia con Corte Olona (Curtis Regia dei Re Longobardi)
e Pavia, quindi era un altro comodo attraversamento verso percorsi
appenninici alternativi verso la Liguria. Questo porto rappresentava
anche un comodo collegamento fra Piacenza e Pavia: a cavallo
Nikulas di Munkathvera, che nel 1154 percorre questo tratto in
una giornata, forse attraversa il Po proprio in questo punto.
Lungo questa variante che segue
per una trentina di chilometri l'antica via Postumia, chi proviene
da Piacenza incontrava Castel S.Giovanni, già citato,
importante luogo di sosta con vari ospizi fra i quali l'ospedale
di S.Giacomo alla Bardonezza. Lasciata la Postumia e oltrepassato
il Po, presso la località la di Ospedaletto, pochi chilometri
da Pavia, per accogliere i pellegrini venne costruito in epoca
più tarda l'oratorio di S.Giacomo della Cerreta, poi affrescato
con innumerevoli immagini del Santo protettore delle strade e
dei viandanti.
Estratto dagli atti del
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