Thomas Platter - La mia vita

Nel 1572 Felix Platter, medico affermato e rettore all'Università di Parigi , pregò il padre Thomas di mettere per iscritto la narrazione della sua vita.
Thomas Platter, quasi settantenne, in sedici giorni scrisse la sua autobiografia su un quadernetto di 128 pagine oggi conservato nella sua forma originale presso la Biblioteca Universitaria di Basilea,  città in cui Thomas era diventato una personalità di spicco, molto conosciuta e rispettata.
Platter

Il suo era uno scritto privato, destinato ai familiari, pertanto l'autore racconta in modo vivace ed immediato episodi significativi della sua vita costellati da aneddoti e situazioni particolari. Certo non avrebbe immaginato che il suo testo sarebbe stato tradotto e stampato in più edizioni dal Settecento in poi. Anche la lingua utilizzata risente dello stile colloquiale della narrazione, della molteplicità di esperienze vissute e degli ambienti frequentati. Platter scrive utilizzando molte espressioni del dialetto di Basilea unendo ad esse reminiscenze del dialetto materno del Canton Vallese.
 La sua vita fu, per molti tratti, sorprendente ed incredibile. Nacque intorno agli anni 1505-1506 a Grachen, un villaggio delle Alpi Vallesane poco lontano da Visp. Il toponimo Grachen potrebbe derivare dal latino granica, granaio: il villaggio si trova,infatti, su una terrazza soleggiata in posizione favorevole per la coltivazione della segale. Ai tempi di Platter , Grachen contava poco più di 200 abitanti.
 
Thomas racconta gli anni della sua infanzia quando sperimentò la vita dura e faticosa di un povero pastorello al servizio dei contadini. Il padre, rovinato dagli usurai, morì quando lui era ancora molto piccolo; fu allora che tutti i fratelli e le sorelle furono costretti ad andare a servizio.
All'età di circa sei anni  fui collocato nell'Eistein, una valle oltre Stalden, dove una sorella di mia madre si era maritata con un certo Thoman an Riedyn della fattoria Imboden, al quale, nel mio primo anno di servizio, dovetti guardare i capretti vicino a casa. Ricordo che d'inverno mi capitava di sprofondare tanto nella neve che riuscivo a tirarmi fuori con fatica; spesso vi perdevo le scarpe, così che tutto tremante dovevo rientrare a casa a piedi nudi.” (…)

Casa natale
Casa natale a Grachen

"Ricordo molto bene che le dita dei piedi, scorticate e screpolate, erano raramente integre. Sovente ho fatto brutte cadute. Per la maggior parte dell'estate ero senza scarpe, oppure solo con gli zoccoli.
Qualche volta ho avuto una sete così grande da essere costretto a fare pipì nel cavo della mano e poi berla. Il mattino presto mi davano da mangiare una zuppa di segale; per la giornata ricevevo formaggio e pane di segale, riposti in un piccolo cesto che portavo sulla schiena; e la sera ricotta: tutto in quantità sufficiente. D'estate dormivo sul fieno, d'inverno su un pagliericcio pieno di cimici e sovente di pidocchi: così dormono abitualmente i piccoli pastori al servizio dei contadini nelle cascine isolate.”

Grazie ad un cugino rientrato nel Vallese dalla Baviera dove aveva viaggiato a lungo da una scuola all'altra tra Ulm e Monaco, Platter partì per la Germania per frequentare una scuola. Fino ad allora Thomas era stato affidato dai parenti, desiderosi che il ragazzo seguisse la carriera ecclesiastica, ad un prete che, però, si era rivelato tutt'altro che un buon maestro.
“ Lasciammo dunque il paese. Ben presto mi toccò mendicare per me e per Paulus, il mio vagante; per la mia semplicità e la parlata rustica, la gente era con me molto generosa.
Quando, la sera, arrivammo ad una locanda al di là del Passo del Grimsel, vidi per la prima volta una stufa di maiolica. A me, veramente, nell'oscurità della notte, parve un vitello: vi si riflettevano infatti i raggi della luna e scambiai i luccichii riflessi per due occhi”.

ospizio grimsel
L'ospizio al passo del Grimsel

Superato non senza difficoltà il Passo del Grimsel che collega il Vallese al territorio bernese i due raggiunsero Lucerna e Zurigo. Dopo alcune settimane ripartirono per la Misnia, una regione a nord della Germania e quindi proseguirono alla volta di Dresda e Breslavia.
“Era per me un viaggio lunghissimo cui non ero abituato e, per di più, dovevo procurare i viveri. Andavamo in gruppi di otto o nove: ogni gruppo era composto da tre piccoli schutzen e da alcuni vaganti, come li si chiamava allora; io ero il più piccolo e il più giovane schutz. Quando non ce la facevo più a camminare, mio cugino Paulus mi si metteva dietro con una verga o con un bastoncino e mi picchiava sulle gambe nude, allora non portavo ancora pantaloni, ma solo brutti calzaretti”. (….) In viaggio soffrimmo una gran fame: per diversi giorni non mangiammo che cipolle crude con un po' di sale, ghiande abbrustolite, mele e pere selvatiche. Dormimmo per più di una notte sotto le stelle; nessuno ci voleva vicini alle case, tanto che temevamo addirittura di chiedere ospitalità perché spesso ci aizzavano contro i cani”.

Breslavia
Breslavia nel 1500 - (Wikipedia)

A Breslavia Thomas incominciò a frequentare una scuola. Fuggito dal cugino, per alcuni anni condusse una vita da accattone e vagabondo al servizio di chi gli potesse offrire i mezzi per la sussistenza e lo studio a cui incominciò a dedicarsi con tenacia e determinazione nonostante le enormi difficoltà. Innumerevoli i suoi viaggi tra Svizzera, Germania e Austria in cerca di scuole da frequentare e maestri da cui imparare. Spesso tornava in Vallese, nel suo paese natale per ritrovare i familiari. Incredibile oggi pensare a questi spostamenti che comportavano l'impiego di tempi molto lunghi e notevoli difficoltà da affrontare. In un viaggio con i fratelli da Grachen, la comitiva aveva attraversato il Passo del Lotschberg per raggiungere la valle del Rodano e proseguire per l'Oberland bernese.
“Nell'attraversare il Lotschberg diretti su Gastern, i mie fratelli discesero la montagna lasciandosi scivolare sulla neve. Io li volli imitare ma, non avendo subito allargato le gambe, la neve mi rovesciò in avanti, così che discesi la montagna a testa in giù, con il pericolo di finire contro qualche albero. Fu quella la terza volta che mi capitò di scendere da un pendio nevoso con la testa in avanti e con la neve che mi arrivava tutta sul viso”.

Zurigo
Zurigo

 Giunto a Zurigo e a Basilea ebbe modo di incontrare persone istruite che propugnavano le nuove idee dell'Umanesimo e della Riforma. Conobbe e frequentò Zwingli, Ecolampadio, Miconio ed Erasmo. Nel 1536 a Basilea incontrò Calvino che si celava sotto falso nome per paura dei Francesi. Studiò con passione  e con enormi sacrifici  i classici e le lingue antiche divenendo maestro di scuola. Apprese il mestiere di cordaio e lavorò in una tipografia prima di diventare lui stesso editore.

Dopo il matrimonio ritornò per un breve periodo nel Vallese, a Visp. Il racconto del viaggio con la moglie per il passo del Grimsel  non nasconde i disagi che la donna dovette superare.
“ Era già nevicato; (…) per mia moglie la strada cominciava a farsi faticosa, e come provviste avevamo solo pane duro. Mia moglie non si sentì certo comoda quando le toccò dormire sulla paglia, cosa che non le era mai successa. L'indomani, con l'aiuto di Dio, passammo la montagna; faceva così freddo che a mia moglie ghiacciarono i vestiti addosso”.
Ancora più difficile il ritorno a Zurigo ove la famiglia rientrò con una bambina nella culla caricata sulla schiena.
“Posta sulla schiena la culla con la bambina, che reggevo in una portantina, me ne andai. Lasciammo il Vallese: (…) lungo la strada procedevo  reggendo con una mano la culla con la bambina, e tirandomi dietro con l'altra la madre, che seguiva come una mucca il suo vitellino.”

Grimsel
Il passaggio del Grimsel d'estate
Olao Magno
Genti settentrionali, di Olao Magno XVI sec.

Da Zurigo a Basilea, dove, dopo un intenso periodo di studio ed insegnamento, Platter fu nominato nel 1544 rettore  del ginnasio.
Quando terminò il racconto della sua vita, il povero guardiano di capre vallesano, grazie alla sua caparbietà, all'impegno ed alle frequentazioni con figure di spicco nel panorama europeo del XVI secolo, era divenuto un uomo di cultura, stimato e rispettato da tutti nella città in cui risiedeva con la famiglia e i numerosi figli avuti da due matrimoni. A Basilea aveva acquistato case con giardini e, poco fuori dall'abitato, un podere dove erano state costruite la fattoria, la stalla per le mucche, il granaio.
Aveva piantato anche alberi da frutta e la vite instillando nel figlio Felix la passione per la botanica e le scienze naturali. Seppur vivesse da anni in città, Thomas non aveva voluto rinunciare alle sue origini contadine ed al ricordo del villaggio vallesano in cui era nato ed aveva trascorso la sua infanzia.  

Casa Platter
Casa Platter a Basilea prima del restauro     
  
Thomas Platter “ La mia vita”, a cura di Giulio Orazio Bravi, Lubrina Editore, Bergamo 1988
Vedi anche:  Thomas Platter ai bagni di Briga di Rosalba Franchi

Marzo 2020 -  Rosalba Franchi