LE ALPI: Viaggi e altri scritti di Albrecht von Haller

 

Le Alpi svizzere. Protagoniste indiscusse delle ultime pregevoli pubblicazioni curate da Enrico Rizzi e Luigi Zanzi per le Fondazioni Enrico Monti (Anzola d'Ossola) e Maria Giussani Bernasconi (Varese).
Attenti ed infaticabili ricercatori e studiosi appassionati della cultura alpina, gli autori hanno voluto ridare vita, nel terzo centenario della nascita, alla straordinaria figura ed agli scritti di Albrecth von Haller.

Nato a Berna nel 1708 e morto nella sua città natale nel 1777 dopo aver vissuto per molti anni a Gottingen, Haller può, a ragione, essere considerato uno degli ultimi "geni universali" per la vastità e la versatilità del suo sapere e dei suoi interessi. La storia della sua vita, i suoi incarichi professionali ed amministrativi, la quantità e varietà dei suoi scritti lasciano stupefatti: medico, naturalista, botanico, scienziato ma anche letterato, poeta, filosofo, bibliofilo e scrittore instancabile.
Per la prima volta, grazie alle accurate ed attente ricerche ed alle traduzioni di Enrico Rizzi, vengono proposti il poema Le Alpi e gli scritti di Haller sulla geografia delle Alpi svizzere, sui ghiacciai e i racconti degli itinerari compiuti sulle Alpi tra il 1728 ed il 1761 attraverso la corrispondenza indirizzata ad amici e compagni di viaggio.

Nel poema pubblicato per la prima volta nel 1732 in lingua tedesca, Haller sceglie come tema centrale le Alpi, riferendosi, in particolare, a luoghi della Svizzera che gli sono familiari perché conosciuti attraverso l'esperienza diretta. Essi rappresentano la "terra nativa" che sempre gli resterà nel cuore anche durante il lungo soggiorno in Germania. Con la novità della sua scelta tematica, Haller diede un importante contributo alla scoperta ed alla valorizzazione della regione alpina, area geografica che a metà del XVIII secolo era pressochè sconosciuta al grande pubblico. Basti pensare che nell'edizione del 1777 dell'Encyclopédie di Diderot e d'Alembert alla voce Alpes sono dedicate solo poche righe.

Haller rappresenta il paesaggio alpino cogliendo la bellezza e la poesia dei suoi elementi naturali ma al tempo stesso osservando con attenzione e studiando metodicamente le peculiarità orografiche e climatiche, le varietà botaniche e mineralogiche, le caratteristiche antropologiche e culturali dei diversi luoghi che esplora. A piedi, da solo o in compagnia di qualche amico e collaboratore cammina attraverso le sue montagne affrontando spesso le fatiche ed i disagi di chi deve salire sentieri impervi per attraversare un valico o superare una sommità. I suoi racconti, misurati ed essenziali , lasciano immaginare una persona schiva e riservata, lontana da qualsiasi forma di autocelebrazione, incredibilmente umile nella propria "sterminata erudizione".

Nel poema Le Alpi traspare la sua delicata sensibiltà nel descrivere il passaggio delle stagioni sulle montagne e il suo profondo amore per il paesaggio montano che, nell'immaginario, è luogo di delizia e felicità contrapposto ai vizi ed alle lusinghe fallaci della città. La semplicità e la povertà del pastore che si accontenta di ciò che il Cielo e la natura gli concede diventano emblemi di un'etica intrinseca all'ambiente alpino; da esso emerge lo spirito di una comunità che si riconosce in un sobrio modello di vita e che sa distinguersi per una propria specifica identità.

L'idea stessa del viaggio nelle Alpi è di per sé originale e, per certi versi, anticipatrice (negli anni successivi si occuperanno di Alpi J.J.Rousseau ed H. B.de Saussure): per Haller, infatti, il viaggio è strumento essenziale di conoscenza e sperimentazione diretta. I sentieri tra le montagne sono i suoi laboratori di osservazione e di studio nei più diversi campi disciplinari. La botanica lo appassiona in modo particolare e lo conduce in " tutti gli angoli del suo paese" alla ricerca delle infinite varietà di piante che la Svizzera può contare. Monumentale il suo lavoro di classificazione delle essenze montane e la realizzazione dei suoi preziosissimi erbari.

Nel 1742 Haller scrive: " Il ricordo dei viaggi nelle Alpi rimane impresso come un segno felice e indelebile. Quasi per un richiamo segreto , si è anzi spinti a tornarvi, per ravvivare nella mente immagini forti e singolari. Al confronto ogni altro viaggio appare uniforme e monotono" .

La vastità e varietà delle sue ricerche condotte con un rigoroso metodo scientifico fanno sì che lo si possa considerare una figura emblematica "dell'illuminismo sperimentalista ", un " eclettico" che, come confermano i giudizi che di lui diedero alcuni intellettuali suoi contemporanei, occupò una posizione di spicco nel panorama della cultura illuminista europea.

DA BERNA A MILANO. IL Viaggio di una biblioteca attraverso le Alpi

 

Gennaio 2010 - Rosalba Franchi