Nel ricco
e variegato panorama dei Sacri Monti, quello di San Vivaldo è,
per certi versi, un esempio a sé stante. Innanzitutto,
la sua posizione geografica: a differenza della quasi totalità
dei Sacri Monti, non sorge nell'area alpina o prealpina ma nel
cuore di una regione, la Toscana, che non presenta altri esempi
di Sacri Monti. Sembra addirittura una singolare eccezione, un
piccolo ma prezioso gioiello artistico escluso da qualsiasi itinerario
turistico e poco conosciuto anche dagli abitanti della zona.
Ci troviamo a San Vivaldo, nel territorio di Montaione, un piccolo
comune in provincia di Firenze, ad una decina di chilometri dal
celeberrimo borgo medioevale di San Gimignano. Siamo ai confini
della provincia di Firenze con quella di Siena, in un luogo solitario
e silenzioso, immerso nel bosco.
Dalla strada provinciale si diparte un via secondaria lungo
la quale sorgono numerose cappelle e tempietti apparentemente
disposti senza un ordine preciso. Alcuni sono state edificati
ai margini della via, altri, preceduti da scale di accesso sorgono
su piccole alture: le porte d'ingresso e le altre eventuali aperture
sono perfettamente chiuse per cui non è possibile vederne
gli interni.
Alla fine del percorso è ubicato il convento dei Francescani
che custodiscono questo particolarissimo Sacro Monte e la chiesa
di San Vivaldo. Grazie alla disponibilità di Padre Luigi,
possiamo visitare le cappelle del Sacro Monte. E' lui a spiegarci,
con grande competenza e tanta passione, la storia di questo sito
conosciuto come la " La Gerusalemme" di Toscana.
La topografia del luogo infatti, a parte l'orientamento, rispecchia
fedelmente quella di Gerusalemme e le costruzioni sono la riproduzione
esatta, in scala ridotta, della reale Gerusalemme di fine Quattrocento.
Dopo la conquista turca della Terrasanta, ricreare il percorso
della Via dolorosa in questo luogo che ben si adattava allo scopo
per la sua configurazione geografica, significava permettere
ai pellegrini di compiere un vero e proprio pellegrinaggio che
aveva un valore identico a quello di Gerusalemme.
Ideatore e promotore di questo Sacro Monte fu un francescano,
padre Tommaso da Firenze che trascorse gran parte della sua vita
nel Convento di San Vivaldo. Morto a Firenze nel 1534 fu probabilmente,
prima del 1500, nell'isola di Creta e quindi in Terrasanta. Al
suo ritorno, grazie al sostegno della comunità in cui
viveva, riuscì a tradurre in opere l'idea di ricostruire
a San Vivaldo i luoghi di Gerusalemme in cui era stato pellegrino.
Nel 1500, appena i Francescani si insediarono a San Vivaldo,
iniziarono i lavori di costruzione delle cappelle. In circa trent'anni
vennero portati a termine i 34 edifici ma, già nel 1516,
Papa Leone X aveva emanato un "Breve" che concedeva
ai pii visitatori un'indulgenza di sette anni per le 16 cappelle
maggiori e di un anno per le 18 minori. Esso comminava inoltre
la scomunica alle donne che violassero la clausura del recinto
e ai frati che consentissero tale violazione.
La visita prende avvio dal Monte Sion , ingresso alla città
di Gerusalemme. Prima di raggiungere le cappelle, Padre Luigi
ci invita ad una sosta nell'edificio del vecchio fienile dove,
dal 1993, il Comune di Montaione ha allestito una mostra permanente
per descrivere le caratteristiche del luogo in cui ci troviamo
e permettere un confronto con i Sacri Monti dell'Italia settentrionale.
Attualmente le cappelle non sono esattamente tutte quelle originarie;
alcune sono andate perdute, altre sono state aggiunte in epoche
posteriori.
Dal tempietto dell'Ascensione eretto (in epoca posteriore) in
prossimità della strada provinciale sopra un'altura che
doveva ricordare il Monte Oliveto, si raggiunge la Casa di Pilato.
E' il primo edificio della Via dolorosa: all'interno si trovano
gli episodi in terracotta della "Flagellazione" e del
"Cristo oltraggiato e deriso" mentre nella loggia è
raffigurata la scena dell'Ecce Homo. Ciò che in questa
cappella , come nelle successive, è nascosto dall'esterno
per motivi di sicurezza (alcune statue purtroppo, sono state
oggetto di atti vandalici) è, a dir poco, sorprendente.
Ci si trova di fronte ad opere che sanno suscitare intense emozioni
e forte stupore. Gli edifici sacri sono infatti ornati da pregevoli
gruppi in terracotta e dipinti realizzati da ignoti artisti di
scuola e tradizione robbiana (Giovanni della Robbia e Benedetto
Buglioni) del XVI secolo. In ogni cappella, grazie al realismo
delle rappresentazioni, si rivive con grande intensità
un momento della Salita di Gesù al Calvario. Il tempio
dello "Spasimo della Vergine", l'edificio più
ampio del complesso, è una vera e propria chiesa dove
i pellegrini possono sostare in preghiera per chiedere grazie
alla Vergine e presentare i loro ex voto.
Tra i diversi edifici, domina la cappella della Crocifissione
al di sotto della quale vi è la cosiddetta "Cella
d'Adamo". In un vano laterale che la completa sono presenti
le statue della Vergine, San Giovanni Evangelista, Maria Maddalena
e delle Pie Donne.
Dopo la visita all'importante luogo del Cenacolo ed al Pozzo
della Samaritana, si ritorna al Convento che, pur avendo subito
integrazioni successive, risale agli stessi anni in cui furono
costruite le cappelle. Il pellegrinaggio si conclude nella chiesa
di San Vivaldo ove si venerano i resti mortali del santo eremita
dell'Ordine Francescano che ha dato il nome a questo luogo.
Ringraziamo di cuore Padre Luigi e, per non dimenticarci dei
pochi francescani rimasti nel Convento, acquistiamo il miele
di San Vivaldo. "Il migliore di tutta la Toscana" ci
assicura la nostra guida mentre ci stiamo allontanando.
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