Leonardo
da Vinci, Fiumelatte e Bellagio |
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A riscontro a Bellagio castello è il Fumelaccio, el quale cade da alto
più che braccia 100 dalla vena donde nasce, a piombo nel lago, con
inistimabile strepito e romore. Questa vena versa solamente agosto e
settembre”. In queste poche righe, raccolte nel Codice Atlantico, Leonardo da Vinci annota ciò che ha potuto osservare dal promontorio di Bellagio castello. Un punto di vista privilegiato da cui poter ammirare
il lago di Como laddove i due rami , quello di Como e quello di Lecco, si riuniscono in un unico bacino. In questo luogo di eccezionale bellezza forse, in età romana, esisteva la villa denominata “Tragedia” appartenente a Plinio il Giovane; certa è invece l'esistenza di una fortificazione in epoca alto medioevale con torri di avvistamento e controllo in comunicazione con altri castelli esistenti sul lago. Esempio significativo il castello di Vezio, sopra Varenna. La fortezza di Bellagio, che faceva parte di un più ampio sistema difensivo del borgo, appartenne ai Visconti che la distrussero nel 1375 imponendo, per decreto, che sul sito non si potessero costruire altri manufatti. Sulla storia del luogo restano alcune ombre sino a che, nel 1489, Marchesino Stanga acquistò il promontorio che risultava in parte terrazzato e in parte roccioso, costituito da vigneti, oliveti, campi coltivati e prati. La proprietà includeva, inoltre, una torre diroccata, un muro di cinta con torrette, due cisterne d'acqua e una chiesa intitolata a San Pietro con torre campanaria.
A soli scopi residenziali Marchesino Stanga fece costruire una “villa Regale non sulla cima, ma a metà dell'erta con la facciata rivolta a sud”. Così la descriveva Paolo Giovio in una relazione al Conte Sfondrati, futuro feudatario di quel territorio. Marchesino Stanga era uomo di particolare spicco della corte sforzesca di Ludovico il Moro di cui fu ambasciatore, amministratore e segretario personale. Quando Leonardo osservò la cascata di Fiumelatte da Bellagio era verosimilmente ospite nella villa di Marchesino Stanga, dimora appena terminata quando, nel dicembre 1493, furono organizzati festeggiamenti in onore di Bianca Maria Sforza in viaggio verso l'Austria per il matrimonio con Massimiliano I d'Asburgo. Dopo la morte del proprietario, nel 1500, la villa andò in rovina ed il promontorio passò nella mani di Francesco Sfondrati che lo acquistò nel 1539 dalle figlie dello Stanga. Lo Sfondrati decise di riedificare il nuovo palazzo sulle rovine della villa preesistente inglobando la chiesa di San Pietro di cui ancora oggi restano visibili la torre campanaria e parte della volta a crociera. Cuore della villa era un giardino interno delimitato da una loggia colonnata ad oriente. Villa Serbelloni oggi. L'ala a destra della torre di san Pietro era il nucleo originale di villa Stanga nel 1500 La villa Serbelloni, divenuta per un certo periodo di tempo albergo, ritornò residenza privata con l'americana Ella Walker che, alla sua morte, la lasciò per testamento alla Fondazione Rockefeller, attuale proprietaria della villa e del parco, oggi destinati a luogo di soggiorno ed incontro per studiosi che approfondiscono temi di portata internazionale.
Oggi
è possibile visitare con una guida solo il promontorio percorrendo un
viale che conduce alla cima. Salendo si osservano dall'alto la chiesa
romanica di San Giacomo ed il borgo di Bellagio che si affaccia sul
lago. A poco a poco il panorama si apre sui due rami del lago e le
montagne che lo circondano. Il lussureggiante promontorio del
Balbianello, la Tremezzina con Villa Carlotta, il porticciolo
dell'antico borgo di pescatori di Pescallo, il parco di Villa Melzi, i
Corni di Canzo, le Grigne,... E' un susseguirsi di golfi e promontori,
colli verdeggianti e montagne più aspre. Una varietà e bellezza che
hanno incantato scrittori e poeti e regalato celebri pagine di
letteratura che sembrano risuonare nell'aria: “quel ramo del lago di
Como....” I rami del lago di Como, Lecco a sinistra e Como a destra dalla sommità del colle di Bellagio La vista si apre verso l'Alto Lario e le montagne della Valtellina; dirimpetto il borgo di Varenna che si protende nel lago. Proprio da qui Leonardo, in una calda giornata d'agosto o settembre, deve aver osservato anche la sorgente di “Fumelaccio”. Difficile pensare che un uomo così attento e sensibile, non si sia lasciato ispirare dalla bellezza di un simile paesaggio.
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Agosto 2019 - Rosalba Franchi |