Fortificazioni e chiese della Valsesia

Quanto nei secoli passati fosse importante la via che attraversava la Valsesia lo testimoniano ancora oggi i numerosi resti di fortificazioni che dominano le alture sulla riva destra e sinistra del fiume Sesia. Su questa strada, infatti, transitavano i minerali provenienti dalle miniere del Monte Rosa e i mercanti che, attraverso la Val Vogna e Gressoney raggiungevano i mercati d'oltralpe.

All'ingresso della valle, nella frazione di Ventebbio di Serravalle Sesia, sopravvivono parte delle mura perimetrali e di una torre d'avamposto del possente castello eretto per volere dei vescovi di Vercelli. Incerta l'epoca della fondazione di questo baluardo posto a sentinella della strada e probabilmente ristrutturato nel XIII secolo prima di essere distrutto dai valsesiani nel 1559. A breve distanza, sulle alture di Bornate, sorgono i resti di un altro maniero espugnato nel 1557 durante la guerra tra Francia e Spagna.

VENTEBBIO
Rovine castello di Ventebbio
GRIGNASCO
Oratorio del castello di Sopramonte

Sulla sponda opposta del fiume, alla sommità di un colle, sono visibili i ruderi del castello di Sopramonte mentre il ricetto medioevale è riconoscibile percorrendo le vie Castello e Torrione che attraversano l'antico tessuto urbano di Grignasco.

Le strutture difensive e di controllo erano in vista l'una dell'altra così da comunicare in breve tempo un'eventuale minaccia o l'arrivo di nemici. Ogni altura era un luogo deputato per l'osservazione ed il controllo della strada che conduceva verso l'alta Valsesia.

Sul colle di Montrigone, che domina l'abitato di Borgosesia, esisteva presumibilmente in età romana un accampamento trasformato in epoca successiva in una fortificazione i cui resti sono documentati dal XIV secolo. Su questo sito, nel 1631, come ex voto dopo la peste, fu edificato dagli abitanti di Borgosesia il Santuario di Sant'Anna conosciuto tradizionalmente come il Sacro Monte di Montrigone.

SANTUARIO
SALITA

Considerato “porta per il Sacro Monte di Varallo” esso si articola con una serie di cappelle all'interno del Santuario che narrano i fatti salienti della vita della Vergine e tre grotte realizzate nella roccia su un fianco della chiesa. Le statue, a grandezza naturale, furono plasmate da alcuni artisti che lavorarono probabilmente anche a Varallo come Giovanni D'Enrico e i fratelli Ferro. Il realismo delle scene è sottolineato dalla ricchezza di particolari che caratterizzano gli ambienti dello sfondo ed i personaggi con i visi somiglianti a quelli degli abitanti della valle raffigurati con barbe e capelli veri. Nel Settecento, per facilitare l'accesso alla chiesa, fu realizzato un percorso con le cappelle della Via Crucis che sale dal piano della strada regia di Varallo fino alla cima del colle. Come la chiesa di Sant'Anna di Montrigone anche quella di Santa Maria, edificata sull'omonimo monte, venne costruita sulle rovine di un castello appartenuto ai conti di Biandrate forse con l'intento di sacralizzare il luogo.

Poco lontano dalla chiesa parrocchiale di Vanzone, una frazione a nord di Borgosesia, un sentiero ombreggiato da faggi, betulle e castagni conduce in breve tempo in cima al Monte di Santa Maria. Lungo il percorso sorgono le quattordici cappelle della Via Crucis edificate nel Settecento ma riaffrescate nei secoli successivi.
La prima, sottoposta a restauri in anni recenti, è la più importante per la sua architettura. L'ultima è incorporata nella chiesa dedicata alla Beata Vergine della SS. Trinità che conserva quattro scomparti di affreschi quattrocenteschi attribuiti a Luca de Campo. Accanto all'oratorio, meta processionale di rogazioni degli abitanti di Borgosesia e Quarona, sono presenti i resti di una cappella sorta sul sito dell'antico castello. Sulla parete di fondo è ancora leggibile un affresco datato 1464 che raffigura il miracolo della Messa di Papa Gregorio. In esso è raffigurato un raro esempio di laudario in lingua volgare introdotto da una presentazione in latino.

VANZONE
Prima Cappella
SANTAMARIA
Beata Vergine della SS. Trinità

Percorrendo la strada che segue il corso del Sesia, da lontano, guardando a mezza costa verso il monte Tucri, sono ben visibili due edifici, uno poco più in alto dell'altro. Si tratta rispettivamente della chiesa di San Giovanni al Monte e del Santuario della Beata Panacea nel territorio di Quarona.

Il primo è un edificio che, seppur poco conosciuto, è un prezioso gioiello del territorio valsesiano per l'importanza della sua storia non solo religiosa. Dal paese, in prossimità della chiesa di San Rocco, una comoda mulattiera permette di raggiungere un recinto in muratura che chiude lo spazio in cui sorge la chiesa. Si tratta dell'antica area cimiteriale all'interno della quale sorge una cappella ossario in cui sono conservate copie delle statue che rappresentano il Compianto del Cristo morto. Le opere originali, di rilievo per il loro valore artistico, sono oggi custodite all'interno della chiesa parrocchiale di Sant'Antonio abate a Quarona.

Le indagini archeologiche hanno permesso di individuare una prima fase di occupazione del sito su cui sorge la chiesa di San Giovanni riferibile al III-IV secolo: i rinvenimenti di epoca romana inducono a pensare all'esistenza di un fortilizio posto a difesa dell'abitato a valle. La presenza di un fonte battesimale ed i reperti rinvenuti attesterebbero la frequentazione cristiana del luogo in cui successivamente venne edificata la chiesa, antica parrocchiale del borgo di Quarona.

san Giovanni
san Giovanni

Nel XI secolo, l'edificio romanico a due navate si sviluppò sui resti dei precedenti manufatti a fianco di una torre campanaria. Tra il XV e XVI secolo esso fu sottoposto ad ampliamenti e ristrutturazioni così come avvenne per il campanile. All'interno, gli affreschi che ne ricoprono le pareti, rappresentano una delle più significative testimonianze dell'arte valsesiana dal XIII al XVI secolo. Numerose sono le scene che descrivono la vita di Cristo attribuite ad un non ben identificato Maestro della Passione che operò nella seconda metà del XV secolo. Gli affreschi ornano anche i pilastri, le campate e l'abside in cui è rappresentata l'Incoronazione della Vergine. L'artista, indicato come Maestro dell'Incoronazione, realizzò queste opere nel primo quarto del XIV secolo rifacendosi ai canoni rappresentativi della pittura tardo romanica. Tra gli affreschi più antichi e che più colpiscono è l'immagine di San Cristoforo risalente al XIII secolo, rappresentazione che è possibile avvicinare ad altre simili presenti in alcune chiese del Canton Ticino.

Un posto particolare, tra i diversi santi rappresentati, è riservato alla Beata Panacea, una pastorella di Quarona martirizzata su questo monte nel 1383. Proprio a questa beata è dedicato il Santuario edificato poco più a monte della chiesa di San Giovanni, sul luogo del martirio della giovane. Al suo interno pregevoli affreschi del XVII secolo raccontano i fatti salienti della vita della pastorella di cui, ancora oggi, rimane vivo il culto.

Panacea
La beata Panacea


settembre 2020 - Rosalba Franchi