La strada
del Sempione voluta da Napoleone, orgoglio italiano di Roberto Serafin |
||
Costruttori
di strade lo sono gli abitanti della Penisola fin dai tempi dei
romani. Tra le opere destinate a sfidare i tempi esemplare appare il
tratto italiano di strada napoleonica che conduce al passo del
Sempione. Un capolavoro di ingegneria civile costruito i primi
dell'Ottocento a carico della Repubblica Cisalpina.
Non occorre essere dei tecnici per valutare in base al documento, che comprende anche una dettagliata carta manoscritta ripiegata in cinque parti all’interno del volume, l’entità delle opere e la cura di cui furono oggetto in un ambiente sicuramente ostile. Solo grazie alla determinazione del barone vallesano Gaspare Stockalper, “re del Sempione”, questi luoghi vennero attraversati per la prima volta nel Seicento con una mulattiera che ancora oggi ne porta il nome e che costituisce un’attrazione turistica nei mesi estivi.
“La strada che si consegna”, si legge nel documento (rivolto ovviamente all'istituzione napoleonica), “abbraccia una lunghezza di metri 7426. Il principio è determinato alla estremità del contromuro, ossia alla metà della piccola Casa d’Algabio, che sovrasta immediatamente alla strada. Il termine al Riale che precede le Case di San Marco, confine tra il territorio di Trasquera soggetta al Regno d’Italia, e il territorio di Gondo appartenente all’ex Vallese”. Alla relazione sono uniti il piano, il profilo della strada, il modello generale della struttura, il disegno dei ponti e quello delle Case cantoniere.
Quanto
alla strada, al “capoprimo” si precisa che la forma più comune
riguarda un muro principale che la sostiene verso la valle e da un
altro che regge la riva sovrastante denominato “contromuro”. Al
piede è previsto “un fosso regolare di scolo largo sette
decimentri” mentre “il campo della strada ha costantemente una
larghezza di otto metri dal filo esterno del muro di sostegno
all’incontro con il contromuro”. Di cannoni non se ne videro passare. La strada servì invece a diligenze e carrozze che nel corso dell’Ottocento trasformano il Sempione in una delle vie d’accesso all’Italia del “grand tour e dei “voyages pittoresques”. Molto opportunamente gli Aliprandi in un quaderno del Circolo dell’Ossola si riferiscono, nell’illustrarne la genesi, alla “Strada del Sempione pensata per la guerra, utilizzata per la pace”. Il percorso attraversa i paesi della valle: salendo, il primo centro è Varzo e poi, percorrendo una valle sempre più stretta e con una strada più tortuosa, affiancata da cascine diroccate e case cantoniere abbandonate, si sfiora Trasquera, più a monte della strada, e infine le sue piccole frazioni di Iselle e Paglino, ove si trova il confine di Stato di Iselle. Particolare significativo: in un primo tempo fu un generale francese il capo dei lavori ma successivamente, come riferiscono gli Aliprandi, la direzione fu affidata all’ingegnere civile Niclola Céard, capo della ripartizione del Lemano, che si avvalse della collaborazione di tre tecnici italiani per la parte affidata alla Repubblica Cisalpina. Furono dunque i tecnici Gianella, Bossi e Viviani gli artefici della parte più impegnativa del percorso, le gole di Gondo, risolta passando sulla riva sinistra della Diveria con due gallerie successive e un ponte sul torrente Frassinone. Finalmente il 9 ottobre 1805 la strada fu aperta. Nella carta manoscritta firmata il 30 settembre 1811 dal direttore dei lavori è ben visibile la strada in rosso mentre in giallo viene illustrata la vecchia mulattiera Stockalper. Immagini tratte per gentile concessione da documenti originali della collezione Laura e Giorgio Alprandi Vedi anche: La Strada del Sempione - dalla guida "Da Milano a Briga attraverso il Sempione" |
||
gennaio 2020 - Roberto
Serafin - www.mountcity.it |