La Tabula Peutingeriana
è attualmente conservata presso la Biblioteca Nazionale
di Vienna. Si tratta di una lunga striscia in pergamena, divisa
in undici segmenti, che di fronte ad uno sviluppo nella sua lunghezza
di circa 7 metri, si presenta schiacciata nella sua altezza di
soli 34 cm.
Si tratta di una copia, l’unica giunta fino a noi, di una
carta itineraria antica, che copriva in tutta la sua estensione
il mondo quale era conosciuto ai Romani. Manca solo la porzione
estrema occidentale, quella che aveva a che fare con buona parte
della Britannia e della Spagna, e che doveva essere contenuta
in un dodicesimo segmento, oggi purtroppo andato perso.
La
Tabula Peutingeriana, nella sua parte relativa alle Alpi ed all'Europa
Centrale.
La nostra conoscenza
della viabilità antica sarebbe quanto mai ridotta senza
le informazioni contenute in questa pergamena. Sono solo due
i documenti originali superstiti: la carta-mosaico di Madaba,
che però si limita a presentarci una parte dei territori
della Palestina e dell’Egitto, e lo scudo di Dura Europos,
sul quale troviamo purtroppo segnato solo un tratto di strada
tra il Mar Nero e l’Armenia.
La storia di questa carta inizia quando l’umanista viennese
K. Celtes, nel 1507, fece pervenire a Konrad Peutinger di Augsburg
l'eccezionale documento da lui rinvenuto in una biblioteca di
Worms; la prima pubblicazione di due frammenti ricopiati si deve
a M. Welser verso la fine del XVI secolo. Lo stesso Welser nell’anno
1598, pubblicò la copia integrale della Tabula nella città
di Anversa.
L'arco alpino è compreso nei segmenti II e III. La rappresentazione
topografica è molto semplice: le montagne sono disegnate
come mucchietti di terra senza particolari asperità o
difficoltà di attraversamento. Forse per viaggiatori abituati
a percorrere a piedi fino a cinquanta chilometri al giorno (addirittura
il doppio a cavallo) le Alpi non erano altro che una tappa giornaliera,
poco rispetto alle settimane necessarie per compiere il viaggio!
Scorrendo la tavola da Est, la prima via alpina fra l’Italia
e la Gallia passava attraverso il Monginevro, nelle Alpi Cozie.
Dal versante italiano, al passo si perveniva lungo una strada
che da Torino (Augusta Taurinorum) toccava, tra gli altri centri
abitati, anche Susa (Segusione). Il passo è marcato da
una stazione (in alpe cottia ). Da qui si raggiunge il centro
di Briancon (Brigantione).
Ben tre percorsi distinti permettono di scendere nella vallata
del Rodano; una prima via in direzione di Arles (Arelato), un’altra
che va verso Valence ( Valentia), e la terza infine diretta a
Vienne (Vigenna).
La rete di comunicazioni alpine fra l’Italia e la Gallia,
include anche un altro passo: In alpe graia . Si tratta dell’odierno
valico del Piccolo San Bernardo, che si raggiungeva, come oggi,
dal centro di Aosta (Augusta Pretoria). Questa strada era, in
epoca repubblicana, la via usata più comunemente per raggiungere
la Gallia dall’Italia , ed il suo tracciato faceva capo
a Vienne. Era considerata una strada piuttosto difficile per
gran parte del traffico: nella più tarda età imperiale
fu sostituita dall’arteria del Gran San Bernardo che, sulla
Tabula Peutingeriana, porta il toponimo In summo Pennino a segnalare
l’ubicazione del valico.
Questo era un passo già utilizzato in tempi antichi: i
Cartaginesi, guidati da Asdrubale, se ne erano serviti quale
via di accesso per scendere in Italia fin dal 207 a. C. Ma è
in epoca più tarda che questa strada viene ad assumere
un ruolo di maggior importanza, divenendo poi la principale linea
di comunicazione con l'alta valle del fiume Rodano. Una volta
superato il passo, anche questa strada si estendeva fino a Vienne,
passando però per Lacum Losonne .
Alla fine del secondo secolo a. C., i Romani si resero conto
che il grande massiccio delle Alpi non poteva essere considerato
una barriera impenetrabile a difesa dell’impero. Per proteggere
l’Italia del Nord dalle penetrazioni nemiche, era necessario
incorporare il massiccio nell’ambito del territorio romano.
Tiberio e Druso, figliastri di Augusto, portarono a compimento
l'impresa nell’anno 16 a. C. conquistando prima la Germania
del Sud.
Tiberio fu in grado di avanzare fino al Danubio, in modo da occupare
la porzione orientale delle Alpi. Il Danubio con le sue acque,
venne così a costituire il confine settentrionale ed orientale
delle due nuove province romane: Rezia e Norico. La Rezia comprendeva
il territorio dell’odierno Tirolo, nonché parte dell’attuale
Baviera e della Svizzera. Questa zona di frontiera danubiana
richiedeva la costruzione di ulteriori percorsi sicuri che la
mettessero in comunicazione con l’Italia: anche questi itinerari
sono ben rappresentati dalla Tabula Peutingeriana.
I due laghi di Como e Maggiore, sulla nostra carta appaiono come
un unico specchio d’acqua. Da questo lago parte una strada
che, superando un passo non ben identificato (Cunia), raggiunge
il centro di Augusta Ruracum, oggi Augst, in territorio svizzero.
Può essere interessante ricordare come questo passo potrebbe
essere il valico del San Gottardo anche alla luce di recenti
ritrovamenti archeologici ad Airolo che indicherebbero un traffico
mercantile in epoca romana con l'area transalpina.
Per chi si fosse messo in viaggio da Como, in direzione delle
Alpi, attraverso Chiavenna (Clavenna), un valico importante attraverso
le montagne era Cunuaureu (Cunus Aureus) che tradizionalmente
viene fatto corrispondere all’odierno Passo dello Spluga.
Purtroppo
le distanze fra i punti di sosta riportate dai compilatori della
carta non corrispondono con le distanze reali. Attuali studi,
basandosi sull'analisi statistica delle misure annotate, avanzano
la tesi che Cunus Aureus possa essere il Passo Julier situato
in una zona di grande interesse strategico per i Romani. Dal
valico, attraversate Coira (Curia) e Brigantio, ora Bregenz,
si poteva raggiungere il nodo stradale di Augusta Vindelicum,
la moderna Augsburg.
Augsburg era punto di arrivo anche per chi, partendo da Verona,
attraverso Trento (Tredente) e Vepiteno, avesse percorso l'itinerario
del Brennero passando per Innsbruck, l’antico Pons Aeni
(Ad enum).
All'estremo est dell'arco Alpino, rappresentata come un meraviglioso
castello cinto da alte torri, troviamo Aquileia, punto di partenza
di numerose strade che raggiungevano tutte le più importanti
località del Norico e della Pannonia (che comprendeva
varie regioni dell'odierna Ungheria, dell'Austria e dell'area
Slava). Da qui si distaccava una strada che, superato il valico
del Predil, conduceva a Zollfeld (Viruno).
Un'altro itinerario, tracciato attraverso il facile valico del
Pero (in alpe iulia), arrivava a Emona (Lubiana), quindi a Petauione
(l’attuale Ptuj), e Sabarie (Szombathely). Seguendolo si
ha l’idea del percorso lungo il quale era possibile raggiungere
le legioni romane dislocate lungo il Danubio a Vindobona (Vienna),
a Carnunto (Petronell) capitale della Pannonia, ad Aquineo (Budapest)
e a Singiduno (Belgrado).
Per approfondimenti:
http://www.tabula-peutingeriana.de/
http://www.euratlas.net/cartogra/peutinger/
A.e M.Levi, Itineraria Picta, contributo allo studio della Tabula
Peutingeriana, Roma, 1967
A.e M.Levi, La Tabula Peutingeriana, ed. Edison, Bologna 1978
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