Con il Concordato del 1826 Uri e Ticino si impegnarono
a costruire le case di ricovero lungo la strada. Inoltre il Governo
ticinese si impegnò a rimettere in funzione lOspizio
dei Cappuccini sul passo. Uri costruì la sua casa al Màtteli,
sopra Hospental, e le due case ticinesi furono costruite tra
il 1834 e il 1837; una allimbocco della valle della Tremola
e laltra, detta di San Giuseppe, circa a metà della
serpentina.
Furono progettate dallingegner Domenico Fontana al quale
il Cantone affidò anche il progetto del nuovo albergo-dogana
sul passo.
Questi edifici venivano a completare linfrastruttura
preesistente e col tempo se ne aggiunsero altri, accessori e
meno importanti.
Le case di ricovero, gestite dallappaltatore del servizio
jemale, erano indispensabili in inverno per i lavori di rottura
della neve e per lassistenza ai viaggiatori. Il regolamento
imponeva allappaltatore dimpiegare in ognuna di esse
due o tre persone «di
provata moralità e buona condotta a dar ricovero ai viaggiatori
e passaggeri che avessero bisogno di riposarsi di rzìvtorarsi
o di rtircaldarsi».
Gli uomini (e nei primi anni i buoi) stazionati nelle case erano
addetti anche alla rottura della neve e a mantenere in buono
stato la pista slittabile.
Ai viaggiatori «la cui povertà e impotenza è
comprovata» si doveva dar da mangiare gratuitamente in
caso di cattivo tempo, ma non, se non in caso straordinario,
agli abitanti dei vicini villaggi che andavano al Gottardo «pellesecuzione
di qualche industria». Tutti avevano comunque diritto di
riposare nelle case ed anche a chi aveva mezzo di mantenersi
si poteva chiedere «equo e modico pagamento» solo
«per le sussistenze e pei letti». Ognuno aveva diritto
alla «beneficenza finché lo comanda il cattivo tempo,
o la non apertura del passo» e non si poteva «mandare
avanti alcun ricoverato prima che la strada sia aperta per i
trasporti». Perciò le case non dovevano essere «lasciate
disabitate in nessuna circostanza o tempo dellanno»
e dovevano rifornirsi «di bevande e di cibi come pane,
formaggi carne, vino e acquavite sufficienti esatti almeno per
lalimento di quindici persone per due giorni»; nella
cattiva stagione «una stanza o stuffa [doveva] sempre mantenersi
calda». Ai poveri era somministrata «una buona porzione
di zuppa, o minestra e con un pezzo di pane tre volte al giorno».
Per chi poteva pagare c'erano «almeno tre letti per forestieri
in ciascuna delle due case di ricovero». Le «persone
malviventi o sospette come tali», non avevano, «riservato
il caso di urgente bisogno», diritto di ricovero ma erano
«tolerate finché possano continuare il viaggio».
Occorreva sempre «provigione di fieno, strame e legna da
fuoco»; inoltre lappaltatore teneva scorta «di
chiodi assortiti e da cavallo, di alcune stanghe e pezzi di legno
atti allacconcio provvisorio di qualche carico o vettura»
e metteva a disposizione gli «strumenti più necessari
per rimettere ferro a cavalli ed allacconcio suddetto».
Gli uomini residenti nelle case erano tenuti ad intervenire «tanto
per qualunque disgrazia avvenibile, quanto per qualunque accidente
presentasse lo stradale» e «ne giorni turbinosi
e di tormenta dovrà limpresario o chi per esso di
quando in quando sortire dalle case e portarsi nelle situazioni
le più atte per osservare se mai un qualche passaggero
avesse perduta la traccia e avesse bisogno di soccorso. Correrà
in questo caso ad ajutarlo guidandolo verso le case di ricovero».
Per questo lingegner Somazzi nel 1841 chiese che si collocasse
una campana alla casa di San Giuseppe, da suonare in caso di
tormenta, e prima del passaggio del convoglio consigliò
che «si tirasse dalla detta casa di ricovero uno o due
colpi di colubrina per far cadere le valanghe» così
«si scemerebbe realmente la somma de pericoli di
quel passo, che quasi ogni anno vuol le sue vittime». Osservava
«che i tiri della colubrina non permetteranno che si accumuli
la valanga detta di S. Giuseppe che scende dal vallone soprastante
alla detta casa, valanga che anche nellanno scorso ha devastata
quella casa ed ha uccise tre persone e due animali dapertura».
Non so se la colubrina sia mai stata utilizzata, ma la campana
venne collocata: fu infatti rubata qualche anno dopo.
Delle due case, la più importante fu sempre quella della
Tremola. Lì in primavera ed autunno si cambiavano i carri
e la diligenza con le slitte. Per questo nel 1842, su progetto
dellingegner Daldini, vi fu annessa una rimessa per la
diligenza. La casa di San Giuseppe non era sempre disponibile
perché era stata «costrutta a dispetto delli avvertimenti
delle persone pratiche della montagna in luogo esposto al pericolo
duna valanga». Per quanto si sa fu infatti danneggiata
nel 1838 e 1840; semidistrutta nel 1874 da una slavina, non venne
più ricostruita dato che già si stava lavorando
alla ferrovia.
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