Nonostante la povertà tecnica dei mezzi di trasporto, la mobilità dell'uomo era buona e superiore alle nostre aspettative. I pellegrinaggi erano dati da ragioni religiose e commerciali, la più grande testimonianza dei pellegrinaggi ce la dà Nikulas di Muncathvera, un abate che tra il 1151 e il 1154, andò prima a Roma e poi in Terrasanta. Nikulas di Muncathvera teneva un diario dove con molta cura descriveva la strada principale, quelle alternative con i relativi tempi di percorrenza, descrisse i popoli che incontrò, la presenza di chiese, ospedali... Iniziò il suo viaggio in Islanda, dopo essere approdato in Norvegia attraversò la Danimarca e la Germania. Qui arrivò a Stade, e dopo essere passato ad Elba, raggiunse Magonza. Qui descrisse due itinerari entrambe per Magonza, così riprese il suo viaggio lungo il Reno. Arrivato poi a Basilea raggiunse il lago di Ginevra o di San Martino. Importante è il "Carrefour ginevrino", snodo delle vie che dal centro Europa portano al Gran San Bernardo. Nikulas continuò il suo viaggio e arrivò all'ospizio di San Bernardo. Da qui l'abate Islandese ricalcò il percorso della via francigena, toccando le città di Etroubles, Aosta, e Vercelli. Superò Pavia e Piacenza fermandosi all'ospizio di Eric, uno spedale costruito nell'XI secolo per i pellegrini del nord Europa. Arrivato a Borgo San Donnino deviò a sud verso Monte Bardone. Si fermò poi a Lunni, che descrisse come importante città dove si incrociavano le più grandi vie dei pellegrinaggi europei, per poi arrivare a Lucca. Da qui l'abate attraversò l'Arno e arrivò prima a Siena, poi ad Acquapendente, villaggio ai piedi della montagna Rodicofani. Da qui invece di attraversare la valle, sembra che abbia preferito attraversare la montagna. A circa un giorno da Acquapendente arrivò a Viterbo e dopo essere passato per Sutre maggiore e minore finalmente l'abate arrivò a Roma.
Oltre alla testimonianza di Nikulas di Muncathvera, c'è il dettagliato resoconto di re Filippo II Augusto, durante il suo ritorno dalla terza crociata. Questo resoconto è molto importante perché per la prima volta il re descrive le tappe dell'altro ramo della via francigena che va verso Montecenisio.