E'
l'immagine più riprodotta negli opuscoli turistici della Garfagnana.
Un ponte che, per l'arditezza del suo arco principale, sa imporsi
alla vista anche del passante più frettoloso. Simbolo della capacità
costruttiva degli uomini, questo manufatto che suscita curiosità e
stupore racconta secoli di storia. Le leggende popolari ne
attribuiscono la costruzione al diavolo che, in vari modi venne poi
beffato.
Il
Ponte della Maddalena, più conosciuto come ponte del Diavolo, fu
edificato tra l' XI e il XII secolo probabilmente per volontà della
contessa Matilde di Canossa per unire le due sponde del fiume Serchio
nei pressi di Borgo a Mozzano. Valicato l'Appennino al passo di San
Pellegrino, il ponte permetteva il collegamento tra le terre di
Matilde e Lucca, vivace centro commerciale ed importante meta di
pellegrinaggio in età medioevale.
La viabilità antica
della Garfagnana da Lucca risaliva a sinistra il Serchio,
attraversando Castelnuovo, Piazza, fino al passo Tea
e Fivizzano in Lunigiana. Da qui partivano poi le strade per Luni
ed i porti liguri, per l'Emilia e la Lombardia attraverso la Cisa o Monte Bardone, il Cirone, il Lagastrello,
l'Ospedalaccio ed il Cerreto. Questi cinque passi erano legati
alla viabilità longobarda con Parma e la Lombardia.
Superato il ponte della Maddalena si poteva risalire il Serchio lungo il lato
destro. Raggiunto
il fiume Lima lo si attraversava a Ponte al Serraglio, frazione
di Bagni di Lucca. La valle del Lima è il passaggio
naturale per l'Abetone.
Più a nord la valle
del torrente Fegana conduce al passo
di Annibale e a Foce a
Giovo, prossimi all'Abetone, ed a Modena e Bologna.
Poco più a monte, da Barga si
passa in Emilia per il passo
della Porticciola e del Saltello.
L'attraversamento che ha mantenuto maggiore importanza dal Medioevo ad oggi, accogliendo un grande flusso di
pellegrini romei, è il passo delle
Radici (o di san Pellegrino)
dotato di un grande ospizio e di un Santuario ancora meta di molti
visitatori. La via Vandelli, in salita da Pieve Fosciana e la via
Bibulca in discesa verso Montefiorino e Reggio Emilia hanno facilitato
notevolmente il passaggio degli Appennini fino alla costruzione in
epoca recente della carreggiabile che sale da Cartiglione ai passi Forbici e Radici.
Risalendo ancora il Serchio oltre Sillano due passi, il Cavorsello di epoca romana e
il Pradarena (verso
Parma e Reggio Emilia) con i loro ospizi completavano il ventaglio di
itinerari tra il centro ed il nord Italia, percorsi che hanno reso
importante per più di mille anni questo territorio.
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Citato
in una novella di Giovanni Sercambi, nel XIV secolo il fu fatto
restaurare da Castruccio Castracani, signore di Lucca. Assunse
l'appellativo di ponte della Maddalena nel 1500 dalla dedicazione di
un oratorio non più esistente che si trovava sulla sponda sinistra,
ai piedi della struttura.
“La
strada in basso fu per lo più abbastanza comoda tra montagne quasi
tutte molto ombrose e abitabili ovunque, lungo il Serchio.
Oltrepassammo molti villaggi e due borgate, Decimo e Borgo e, al di
qua il fiume , che avevamo alla nostra destra, su di un ponte di
inusitata altezza, di un solo arco che abbraccia in tutta la sua
larghezza il fiume”
racconta Michel de Montaigne nel suo Journal de voyage quando, nel
maggio 1581, da Lucca percorse la strada che l'avrebbe condotto alle
terme di Bagni della Villa.
Per
conservare l'integrità del ponte il Consiglio generale della
Repubblica di Lucca con un apposito decreto nel 1670 stabilì che
fosse vietato transitarvi con “ceppi” e macine da mulino. Una
piena causò gravi danni nel 1836 mentre agli inizi del Novecento il
Ponte del Diavolo mutò la sua struttura: per far posto alla
ferrovia, infatti, fu aperto un nuovo arco sulla parte destra che ne
alterò notevolmente l'architettura originaria.
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