SULLE STRADE DEL MONDO 3: attraversiamo  il Cardo

Da Piazza Italia, luogo d'incontro tra cardo e decumano, il cammino sulle strade del mondo continua sull'asse principale.

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In posizione arretrata rispetto al viale sorgono le quattro torri a vetrate della Svizzera. “Quanto ne rimane?” è l'interrogativo che si pone per riflettere sulla scarsità delle risorse disponibili e sul loro limite. Riempite di quattro generi alimentari diversi, caffè, sale, acqua e mele essiccate, le torri, svuotandosi, faranno abbassare il livello delle piattaforme su cui poggiano mostrando visivamente la quantità dei consumi e l'esauribilità delle risorse. In realtà la diversa fruibilità dei prodotti proposti sta generando disparità nei consumi e creando qualche problema tecnico nell'abbassamento dell'unica piattaforma. Stimolante resta comunque il messaggio teso a far prendere coscienza ai visitatori della necessità di un comportamento più responsabile in tema di consumi. Completano il percorso, decisamente spartano, alcune interessanti esposizioni come quelle sul San Gottardo e la città di Basilea.

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Dalle montagne svizzere ai boschi dell'Austria. Un padiglione decisamente green, tutto all'aperto, in mezzo a piante e vegetazione di diverso tipo. Un sentiero attrezzato con tanto di segnaletica, panche per la sosta, vaporizzatori d'acqua e punti privilegiati per osservare da vicino le particolarità dell'ambiente circostante. Un luogo di pace e di frescura per comprendere l'importanza di poter respirare aria pulita ed ossigenata grazie alla presenza delle piante.

Un salto in America Latina.

I colori caldi e sgargianti del Cile si sovrappongono al verde inteso dei boschi austriaci. Il legno di pino di Monterey, una delle qualità più esportate dal Paese, è il materiale principale del vasto padiglione che descrive con efficacia la varietà dei paesaggi di questa terra, dal deserto dell'Atacama alla Patagonia, dalle vallate centrali alle isole orientali. Numerose proiezioni ed un filmato 3d realizzato con le più moderne tecnologie ripercorrono la nascita del Paese, la bellezza dei vari ambienti e la ricchezza dei frutti di questa terra. Suoni, suggestioni e voci puntano al cuore, alle emozioni ed ai sentimenti.

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Simile è l'atmosfera nel Padiglione dell'Ecuador i cui disegni e colori richiamano la vivacità di un tessuto artigianale. “Il viaggio al centro della Terra” del percorso focalizza l'attenzione sulla posizione centrale del Paese nel nostro pianeta e valorizza le sue biodiversità con la molteplicità di etnie e di culture gastronomiche. Un posto particolare è riservato alle Isole Galapagos ed all'importanza per l'intera umanità degli studi condotti da Darwin sull'evoluzione.


Un breve scalo in Europa prima di partire per il Medio Oriente.

Fields of ideas” sono i campi di idee che ci suggerisce il vasto padiglione della Germania. Alberi stilizzati che dal piano dell'esposizione interna si aprono nel percorso superiore dove è riprodotto il paesaggio delle diverse regioni tedesche. Grazie all'utilizzo di una tavoletta interattiva consegnata all'ingresso, il visitatore può interagire con il materiale esposto ed ottenere informazioni multimediali. La visita è ricca di stimoli e si conclude con uno show super dinamico dove, accompagnati da due instancabili chitarristi, si vola sulla Germania guardando il mondo con gli occhi giganti di due api.

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Le articolate forme delle coperture tedesche lasciano il posto alle spettacolari vele del Kuwait che, la sera, illuminate di colori diversi, creano una particolare suggestione. La struttura del padiglione è ispirata alle dhow, le imbarcazioni kuwaitiane ancor oggi utilizzate nel Golfo arabico; la facciata laterale esterna è un esempio di serra e di colture idroponiche.
Sin dall'inizio l'acqua è protagonista: su una tenda filiforme di gocce sono proiettati messaggi luminosi che invitano a riflettere sulla sua importanza. Attraverso immagini e suoni viene raccontata la storia di questo Paese che, nel deserto, ha trovato la propria ricchezza. Oltre che dell'acqua potabile, risorsa vitale, si parla di avanzate tecniche agricole e di ricerca di fonti d'energia alternativa al petrolio. Alla fine del percorso, in uno spazio arricchito da elementi dei souk arabi e da un grande focolare, si possono assaporare i piatti della cucina tradizionale.


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Sull'altro lato del decumano un altro padiglione propone un'enorme tela che si gonfia con il vento. E' l' Iran che si presenta con il sofreh, un riquadro di stoffa ricamato che identifica la tavola imbandita, uno degli oggetti più importanti della cultura culinaria iraniana. In un lungo corridoio aperto che descrive le sette regioni climatiche dell'Iran, si susseguono oggetti esposti in particolari teche collocate sulla parete curva a cellule triangolari: il soffitto a specchi riproduce tutto intorno un mosaico colorato di effetti visivi. Dal punto più alto lo sguardo si apre sullo spazio del Open Air Theatre dove, la sera, prende vita il fantasmagorico spettacolo del Cirque du Soleil.


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Di fronte al cluster di Cereali e Tuberi la scena cambia completamente.

Su una pareste esterna del Padiglione degli Stati Uniti d'America crescono rigogliosamente ortaggi di ogni tipo, un vero e proprio mega orto coltivato con perizia che assicura il raccolto quotidiano. La struttura colorata con i colori della bandiera ricorda un granaio americano: è uno spazio aperto disposto su più piani che conducono ad una terrazza panoramica. Le installazioni visive e gli spazi interattivi propongono la storia del cibo affrontando temi come quello della sicurezza alimentare e della salute. Molti giovani americani sono presenti nel padiglione pronti a fornire spiegazioni ed approfondimenti. Sono alcuni dei centoventi universitari che, grazie al programma per studenti Ambassador, sono presenti all'Expo in veste di guide per il proprio Paese.

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Entriamo nell'ultimo tratto del decumano e si fanno più vicine la Collina mediterranea e Piazza della Biodiversità, punto estremo dell'asse viario che stiamo percorrendo.

Una lunga coda di persone è ferma mentre due ragazze annunciano il tempo di attesa scritto anche su un pannello. Circa cinquanta minuti, ripete la ragazza al megafono. In elegante completo beige e arancione e cappellino di paglia, con garbo e cortesia, le ragazze dagli occhi a mandorla intrattengono i numerosi visitatori del Padiglione giapponese. Nonostante la fatica, nessuno lascia il proprio posto, convinto che la visita non lascerà delusi.

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Composta da innumerevoli pezzi di legno incastrati che lasciano filtrare la luce solare, la struttura del Giappone si sviluppa sul modello delle case tradizionali di Kyoto. In gruppo si passa da un ambiente all'altro lasciandosi catturare dalla bellezza e dalla poesia delle suggestioni proposte: le sale si animano di presenze evanescenti mentre si cammina nella luce soffusa tra i fiori di loto. Le installazioni richiamano i cinque sensi ma non solo, suscitano emozioni e forniscono informazioni divertendo.

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Da un lungo cilindro luminoso scendono i piatti della cucina giapponese e, interagendo con essi, si scoprono le loro caratteristiche. Esterrefatti lascia anche lo show finale in cui tutti i visitatori, seduti a tavola con altri commensali, condividono un pasto virtuale utilizzando i caratteristici bastoncini.
Un modo davvero originale per scoprire le particolarità delle diverse specialità culinarie.

Ho ancora il Giappone nella mente quando mi avvicino al Padiglione della Russia annunciato da una forma ambiziosa che, come una lunga rampa di lancio, si protende verso l'alto. Il soffitto riflettente raddoppia le persone che passano sotto di essa per accedere all'interno creando inattesi effetti speciali. Quasi impossibile non lasciarsi tentare da una fotografia che immortali il passaggio.

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Il Padiglione racconta la storia di molti scienziati russi di fama internazionale che hanno contribuito allo sviluppo dell'agricoltura e della sicurezza alimentare. L'esposizione documenta la ricchezza delle risorse, la varietà delle produzioni e l'enorme potenziale di questo Paese. Il percorso si svolge tra spazi aperti e piattaforme di osservazione che permettono di avere una vista complessiva sul sito dell'Expo. Ampio spazio è riservato anche all'esposizione dei prodotti tipici della cucina ed dell'artigianato: lunghe file di matrioske dai colori sgargianti strizzano l'occhio ai visitatori.

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Assaggi delle più diverse prelibatezze russe vengono gentilmente offerte al pubblico durante il "National Day". Un incessante susseguirsi di canti, danze e musiche tradizionali provenienti da diverse regioni di questo esteso Paese, animano la scena. Suoni e costumi variegati che trasportano in terre lontane come il Tatarstan e il Daghestan. In mezzo a tanti russi che si uniscono al coro e che agitano le bandierine, ballano i cosacchi con in testa i loro caratteristici colbacchi. Ritmi frenetici che neppure il caldo riesce a scoraggiare.


(3. Continua)

giugno 2015 - Rosalba Franchi