Dante, in viaggio da Reggio Emilia a Sarzana

"... Guido da Castel che mei si noma, francescamente, il semplice lombardo…”


CastelnuovoMagra

Nel 1306 Benvenuto da Imola, uno dei primi commentatori della Divina Commedia, sostiene che proprio nei mesi di settembre e ottobre Dante fu a Reggio Emilia ospite di Guido da Castello dei Roberti, uomo famoso per la sua liberalità, citato da Dante nel canto XVI del Purgatorio come "il semplice lombardo".
Il 6 ottobre dello stesso anno Dante era a Sarzana ed a Castelnuovo di Magra per firmare, come procuratore, la pace fra la famiglia Malaspina ed il Vescovo di Luni, atto che segnò, di fatto, la fine del potere temporale della Chiesa in Lunigiana. Si ritiene che per l'occasione Dante abbia attraversato gl Appennini.
Non ci sono documenti che raccontano questo viaggio ma, partendo dal presupposto che abbia seguito il percorso più breve e più utilizzato in quel periodo, si ritiene sia transitato per il passo dell'Ospedalaccio (ora passo del Cerreto).

Nel 1788 il percorso della strada viene così descritto da Lodovico Ricci nella Corografia dei Territori di Modena, Reggio e degli altri Stati appartenenti alla Casa d'Este:

«Strada Ducale di Lunigiana, ossia di Castelnuovo ne' Monti". Esce dalla Città di Reggio volgendo il suo corso a Mezzogiorno, e scorre sopra un ponte di figura Romboidale di due arcate, sormonta il torrente Crostolo, corre presso la Ducal Villa di Rivalta, attraverso il feudo d'Albinea, il borgo di Pujanello, ed entra nel feudo di Vezzano, dove il Torrente Campola sbocca nel Crostolo. Ivi si piega a dritta verso ponente, e costeggiando il Rio Campola prosegue per Sedrio, traversa il detto torrente e giunge al borgo di Pecorile in Canossa. Continua la strada attraverso i Feudi di Paderna, e di Sordiglio, ed ivi piegandosi nuovamente al Meriggio stendesi pel Feudo di Pavullo, ed entra in Sarzano.

Quindi prosiegue alla Casina, e poco dopo sormonta i due nuovi Ponti sovrapposti alli rivi Tassubio e Rezola, giunge a Migliara, scorre per Marola, attraversa i Feudi Pantano, San Donino, Busanella, e giunge a Fellina. Uscita di Fellina la Strada della Lunigiana piega al Ponente, passa sopra un Ponte il Rio di Carbonara, e lasciando sulla sinistra la Pietra di Bismantova, mette capo a Castelnovo ne' Monti.

Felina
Felina
Busana
Busana
Collagna
Collagna

Uscita di quella terra ritorna nella Giurisdizion di Bismantova, stendesi alle cale del Garfagnolo, entra nei Feudi di Busana, passa per le borgate di Cervarezza, e rivolta alla faccia di Meriggio corre sulla pendice di Ventasso. Non molto dopo attraversa il paese di Busana, e lasciando la Secchia alla sinistra continua sempre colla stessa direzione per le borgate di Nismozza, Aquabona e giunge a Culagna. Esce di Culagna rivolta a Ponente, e dopo qualche tratto passa sulla confluenza di due Torrenti detti Canalazzo e Biola, e li sormonta amendue in un bel ponte di cinque archi, poscia entra nel Feudo di Valbona, e taglia pel tratto di due miglia la pendice di macigno, che quasi perpendicolare sovrasta ivi alla Secchia sulla sinistra.

Quivi piegata al Meriggio cala nel fiume, indi sale al Cerreto, e ne attraversa l'abitato, poscia continuamente montando per due miglia e mezzo ginge alla cima dell'alpi fino ai confini di Sassarbio Giurisdizione di Fivizzano, paese della Lunigiana, e dominio del Gran-Ducato di Toscana»

Tratto da Wikipedia

Nel 1300, almeno fino a Felina, questo itinerario non era il più comodo. Le strade dalla pianura fra Parma e Reggio convergevano a San Polo d'Enza seguendo ancora l'impianto romano. Partito da Reggio e passati i quattro castelli di Matilde con un lungo rettifilo, Dante avrebbe attravesato San Polo e le rovine dell'antica Luceria seguendo il fiume Enza fino a Roncaglio.
Salito il pendio e lasciati alle spalle Pietranera e Rosano, il poeta potrebbe aver sostato a Burano dove, fino alla fine del 1800, si trovava una lapide in una casa torre che ricordava il soggiorno dell'Alighieri in quel luogo. Sulla lapide era inciso il verso: “Fermati o passeger: contempla e mira, / ché stella di fortuna il mondo gira”. Ancora oggi il proprietario della casa torre ricorda la vicenda ben scolpita nella memoria della gente del posto.

Burano
Casa torre di Burano che avrebbe ospitato Dante
Tavernelle
Locanda di Tavernelle

Da qui Dante affrontò la salita dell'Appennino lasciando Bismantova alla sinistra e passando per Tavernelle e Busana da dove partono due strade, a sinistra per il passo del Cavorsello e la Garfagnana e a destra per il passo dell'Ospedalaccio, Fivizzano e la  Lunigiana seguendo per un lungo tratto l'itinerario della strada Ducale del XVIII secolo descritta nel riquadro.

L'Ospedalaccio o passo di Centocroci era un valico di antica viabilità, addirittura precedente alla conquista romana. Da qui passavano per l'Emilia, oltre che il sale, spezie e merci varie provenienti dai porti del Tirreno e, in senso opposto, grani, formaggi, legna e carbone.
Al passo si trovava l'ospedale di San Lorenzo di Centocroci o San Lorenzo in alpibus già citato tra le dipendenze dell'abbazia di S. Apollonio di Canossa nel 1116. Rimase in attività almeno fino alla fine del 1400 come luogo di sosta e assistenza ai viandanti.

Ospedalaccio
Il passo dell'Ospedalaccio
sassalbo
Sassalbo, superato l'Ospedalaccio

Con la costruzione della attuale SS 63  realizzata negli anni 1828-1843 per il Cerreto, il passo dell'Ospedalaccio venne abbandonato.
Dante, lasciata l'importante località di Sassalbo nota anche per le miniere di ferro e d'oro, passato per Pieve San Paolo a Vendaso è probabile si sia fermato ospite dei Malaspina al castello della Verrucola, in prossimità di Fivizzano. Sulla strada per Sarzana e Castelnuovo Magra, dove poi ha firmato il trattato ricordato come "pace di Dante", si incontra il castello di Fosdinovo (che divenne di proprietà dei Malaspina attorno al 1350), importante punto di sosta e di ospitalità.
I due tratti, da Parma a Burano e da Burano a Verrucola sono lunghi circa 50 km per cui si può ipotizzare che Dante potesse viaggiare a cavallo percorrendo l'itinerario in due giorni. L'itinerario era frequentato soprattutto da mercanti e sommeggiatori che procedevano a piedi per circa 25 km al giorno e che venivano assistiti da varie locande oltre che dall'ospedale delle Centocroci o presso le foresterie dei castelli.

San Paolo
Pieve san Paolo a Vendaso
Verrucola
Castello della Verrucola
Fosdinovo
Castello di Fosdinovo
Castelnuovo
Castello del vescovo di Luni a Cstelnuovo Magra


Approfondimenti su Sassalbo ed il passo dell'Ospedalaccio:
L'oro ed il ferro di Sassalbo di Rino Barbieri


Giugno 2021, Dario Monti