Eremo e Monastero di Camaldoli

Camaldoli

Oh!”, rispuos'elli, “a piè del Casentin
traversa un'acqua c'ha nome l'Archiano,

che sovra l'Ermo nasce in Apennino”
(Purg. Canto V, vv. 95-96)

Rispondendo alle domande di Dante riguardo alla sorte subita dopo la morte a Campaldino, Buonconte da Montefeltro nomina la sorgente del fiume Archiano sull' Appennino, poco a monte di un “Ermo”. Quello di cui si parla è l'Eremo di Camaldoli fondato nel XI secolo da San Romualdo di Ravenna. Il monaco ricevette in dono dal vescovo di Arezzo Teodaldo di Canossa un appezzamento di terreno in un luogo isolato sulle pendici della catena appenninica che divide la Toscana dalla Romagna. In questo sito solitario, ad oltre mille metri di altitudine, fondò l'Eremo con la costruzione di cinque celle e della chiesa.
La comunità monastica che sorse attorno ad esso professava la Regola benedettina che prevedeva momenti di preghiera e lavoro in solitudine ed in comunità.

Così nel XXII canto del Paradiso San Benedetto illustra a Dante la propria vita monastica e gli indica le anime di altri confratelli benedettini tra cui S. Romualdo:

Qui è Maccario, qui è Romoaldo,
qui son li frati miei che dentro ai chiostri,
ferman li piedi e tennero il cor saldo”
(vv.49-51)

Varcato il portone d'ingresso dell'Eremo, oggi, si può visitare quella che, secondo la tradizione, è considerata la cella dove visse San Romualdo. Si tratta di una piccola dimora con un giardino antistante delimitato da mura. L'interno si sviluppa a spirale: dal corridoio si accede alla stanza dove viveva il monaco, allo studio e alla cappella. Il rivestimento interno di legno serviva per isolare dal freddo: la stanza centrale conteneva un piccolo armadio a muro ed il letto ad alcova.

eremo

La cella di san Romualdo ha costituito un modello per tutte le venti celle attuali disposte su cinque file dove vivono i monaci benedettini. L'ultima di esse fu edificata nel 1743.

L'area, che comprende anche una cappella eretta nel XIII secolo, costituisce il luogo per eccellenza del silenzio e della meditazione: è per i monaci il sito della clausura, interdetta ai visitatori. Richiamandosi all'architettura della Laura orientale questo ambiente, caratterizzato dall'ordine e dalla regolarità delle costruzioni alternate ad orti e giardini, comunica grande armonia e serenità.
Oltre alle celle il complesso dell'eremo è costituito da edifici comuni destinati alla biblioteca, al refettorio, alla foresteria ed ad alcuni spazi per l'ospitalità e gli incontri.

Camaldoli
Camaldoli

Sul sito del primitivo oratorio dedicato al Santo Salvatore Trasfigurato sorge l'attuale chiesa eretta nel XVIII secolo. La facciata, addossata a quella preesistente, è delimitata da due campanili e presenta nelle nicchie le statue del S. Salvatore, di S. Benedetto e di S. Romualdo. Preziosi il bassorilievo quattrocentesco della Madonna con Bambino sulla porta d'ingresso e, all'interno, la ceramica invetriata di Andrea della Robbia oltre due tabernacoli ai lati dell'abside.

Antiche e maestose faggete ed abetaie, protette dal Parco naturale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, separano l'Eremo dal Monastero di Camaldoli sorto poco più a valle, su uno dei rami del torrente Archiano. Il luogo era conosciuto anche col nome di Fonte Buono per la ricchezza e qualità delle sue acque.
Nel XI secolo sorse l'ospizio che, secondo la Regola di San Benedetto, aveva la funzione di assicurare ospitalità, assistenza e cura a chiunque ne avesse avuto bisogno.

Monastero
Farmacia

Attorno ad esso vennero costruiti la chiesa ed il monastero con la foresteria che, con il passare dei secoli, subirono numerosi rifacimenti ed ampliamenti. L'attuale monastero fu eretto a partire dal XVI secolo inglobando il primitivo ospedale. La chiesa, ricostruita più volte, venne completata nel XVIII secolo apportando notevoli modifiche. Al suo interno, di particolare valore artistico, sono le sette tavole di Giorgio Vasari realizzate per il precedente edificio cinquecentesco.
Oggi dell'antico ospedale rimane la Farmacia, il laboratorio galenico dove i monaci lavoravano le erbe officinali per preparare i diversi medicamenti. Oltre che manuali e prontuari medioevali si conservano anche antichi strumenti utilizzati nella spezieria.

ponte
Strada medievale da Camaldoli alla Verna
Badia Prataglia
Badia Prataglia

Un ideale percorso, oltre che la vicinanza geografica, unisce l'Eremo ed il Monastero di Camaldoli ad un altro luogo d'intensa spiritualità : l'Eremo della Verna. Li accomuna la primitiva pratica dell'accoglienza e dell'ospitalità. Entrambi sono luoghi citati nella Divina Commedia da Dante che, probabilmente, ebbe occasione di visitarli.
Lasciata Camaldoli si giunge a La Verna attraversando boschi, foreste e radi centri abitati. Da Badia Prataglia, dove è presente una cripta del IX secolo, attraverso la Vallesanta si raggiunge il Monte della Verna immerso in un paesaggio aspro e selvaggio. Tra i viandanti, oltre che San Francesco e qualche monaco, possiamo immaginare anche Dante lungo questo cammino.

Collegamenti:

Comunità di Camaldoli

Camaldoli - Casentino

novembre  2021, Rosalba Franchi