Eremo e Monastero di Camaldoli |
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“Oh!”,
rispuos'elli, “a piè del Casentin Rispondendo
alle domande di Dante riguardo alla sorte subita dopo la morte a
Campaldino, Buonconte da Montefeltro nomina la sorgente del fiume
Archiano sull' Appennino, poco a monte di un “Ermo”.
Quello di cui si parla è l'Eremo di Camaldoli fondato nel XI secolo
da San Romualdo di Ravenna. Il monaco ricevette in dono dal vescovo
di Arezzo Teodaldo di Canossa un
appezzamento di terreno in un luogo isolato sulle pendici della
catena appenninica che divide la Toscana dalla Romagna. In questo
sito solitario, ad oltre mille metri di altitudine, fondò l'Eremo
con la costruzione di cinque celle e della chiesa. Così
nel XXII canto del Paradiso San Benedetto illustra a Dante la propria
vita monastica e gli indica le anime di altri confratelli benedettini
tra cui S. Romualdo: “Qui
è Maccario, qui è Romoaldo, Varcato il portone d'ingresso dell'Eremo, oggi, si può visitare quella che, secondo la tradizione, è considerata la cella dove visse San Romualdo. Si tratta di una piccola dimora con un giardino antistante delimitato da mura. L'interno si sviluppa a spirale: dal corridoio si accede alla stanza dove viveva il monaco, allo studio e alla cappella. Il rivestimento interno di legno serviva per isolare dal freddo: la stanza centrale conteneva un piccolo armadio a muro ed il letto ad alcova. La cella di san Romualdo ha costituito un modello per tutte le venti celle attuali disposte su cinque file dove vivono i monaci benedettini. L'ultima di esse fu edificata nel 1743. L'area,
che comprende anche una cappella eretta nel XIII secolo, costituisce
il luogo per eccellenza del silenzio e della meditazione: è per i
monaci il sito della clausura, interdetta ai visitatori.
Richiamandosi all'architettura della Laura orientale questo ambiente,
caratterizzato dall'ordine e dalla regolarità delle costruzioni
alternate ad orti e giardini, comunica grande armonia e serenità.
Sul sito del primitivo oratorio dedicato al Santo Salvatore Trasfigurato sorge l'attuale chiesa eretta nel XVIII secolo. La facciata, addossata a quella preesistente, è delimitata da due campanili e presenta nelle nicchie le statue del S. Salvatore, di S. Benedetto e di S. Romualdo. Preziosi il bassorilievo quattrocentesco della Madonna con Bambino sulla porta d'ingresso e, all'interno, la ceramica invetriata di Andrea della Robbia oltre due tabernacoli ai lati dell'abside.
Antiche
e maestose faggete ed abetaie, protette dal Parco naturale delle
Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, separano l'Eremo dal
Monastero di Camaldoli sorto poco più a valle, su uno dei
rami del torrente Archiano. Il luogo era conosciuto anche col nome di
Fonte Buono per la ricchezza e qualità delle sue acque.
Attorno
ad esso vennero costruiti la chiesa ed il monastero con la foresteria
che, con il passare dei secoli, subirono numerosi rifacimenti ed
ampliamenti. L'attuale monastero fu eretto a partire dal XVI secolo
inglobando il primitivo ospedale. La chiesa, ricostruita più volte,
venne completata nel XVIII secolo apportando notevoli modifiche. Al
suo interno, di particolare valore artistico, sono le sette tavole
di Giorgio Vasari realizzate per il precedente edificio
cinquecentesco.
Un
ideale percorso, oltre che la vicinanza geografica, unisce l'Eremo ed
il Monastero di Camaldoli ad un altro luogo d'intensa spiritualità :
l'Eremo della Verna. Li accomuna la primitiva pratica
dell'accoglienza e dell'ospitalità. Entrambi sono luoghi citati
nella Divina Commedia da Dante che, probabilmente, ebbe occasione di visitarli. Collegamenti: Comunità di Camaldoli Camaldoli - Casentino
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novembre 2021, Rosalba Franchi |