via Appia

La via Appia. Definita dagli antichi insignis, nobilis, celeberrima”, tra tutte le vie romane era considerata regina. Iniziata nel 312 a.C. da Appio Claudio Cieco per collegare Roma con Capua, all'epoca la città campana più importante: 132 miglia di lunghezza che comportarono la bonifica delle paludi pontine ed ardite opere ingegneristiche come ponti, viadotti, gallerie e tagli di montagne. Più arretrata rispetto alla preesistente strada costiera, la Via Appia nasceva per collegare direttamente Roma al territorio campano e, successivamente, con il suo prolungamento prima fino a Benevento poi a Venosa e quindi a Brindisi, porto per la Grecia.

Il tratto cittadino che ancora oggi è percorribile fu lastricato e dotato di marciapiedi per permettere il passaggio dei numerosi pedoni.  Oltre ai cippi murari che indicavano la distanza da Roma, lungo la via sorgevano importanti templi, monumenti funebri di notevoli dimensioni e grandiose ville. In particolare, dopo la costruzione della tomba degli Scipioni all' inizio del III secolo a.C., essere sepolti lungo la Via Appia divenne un titolo di prestigio ed una vera e propria moda. I sepolcri decorati da bassorilievi ed iscrizioni erano diversi per forme e dimensioni e risultavano disposti su più file. La ricchezza delle decorazioni e la grandiosità del sepolcro, talora attorniato da spazi verdi e fontane presso cui riposare, erano lo specchio dello status sociale del defunto e della famiglia. 
Tra la fine del II secolo e gli inizi del III d.C. sorsero anche due cimiteri cristiani caratterizzati dallo sfruttamento di strutture sotterranee scavate nel tufo: l’Appia incominciò a diventare anche un percorso” sacro” frequentato, specie in età costantiniana, per motivi devozionali data la presenza delle reliquie dei martiri.  
Parallelamente alla costruzione di tombe sulla regina delle Vie romane furono edificate importanti complessi residenziali come la villa di Erode Attico, la sontuosa residenza dei Quintili ed il monumentale complesso di Massenzio. 

Quintili

Con l'occupazione
longobarda di Capua nel 593-594 l’Appia perse gran parte delle sue funzioni anche se nel tratto più vicino a Roma continuò ad essere percorsa. Quando, però, tra VIII e IX secolo, le reliquie dei martiri furono traslare dal suburbio alle chiese all'interno delle mura, la fortuna della Via conobbe un inarrestabile declino. Anche le ville, ormai disabitate, lasciarono il posto a colonie agricole con terreni passati di proprietà a nobili famiglie che le incastellarono. Nel 1300 la famiglia Castani costruì, attorno al sepolcro di Cecilia Metella, un vero e proprio borgo fortificato e impose il pagamento di un pedaggio per il passaggio sulla strada. 
Il recupero dei materiali e il riutilizzo dei marmi determinò lo spoglio sistematico dei monumenti che ornavano la via nonostante, già a partire dal XIV secolo, si attuassero provvedimenti finalizzati alla salvaguardia dell' Appia e del suo patrimonio archeologico minacciato dagli scavi clandestini. 
A metà Ottocento gli interventi per la tutela del “ museo all'aperto” dell'Appia si concretizzarono nella sistemazione urbanistica dell' area archeologica delimitata dalla via: si definì una fascia di rispetto sui due lati e si intervenne per il restauro dei sepolcri e la ricollocazione dei marmi e delle iscrizioni. I monumenti divennero fruibili da tutti perché la strada fu risistemata e riaperta all'uso pubblico.

via Appia

In anni più recenti
la lotta contro l'abusivismo edilizio ha visto l'impegno della Sovrintendenza di Roma a favore della valorizzazione e tutela del valore paesaggistico dell'area con l'istituzione del Parco Regionale dell'Appia antica. Di grande rilevanza l'acquisto  da parte dello Stato della villa dei Quintili ora aperta al pubblico, il recupero del complesso del Mausoleo di Cecilia Metella, l'acquisizione da parte del Ministero per i Beni e Attività culturali della tenuta di Capo Bove con gli edifici che ospitano il Centro di documentazione dell'Appia intitolato ad Antonio Cederna, uno dei più convinti sostenitori del valore e dell'unicità di quest'area.

Lungo la Via Appia

mappa
Porta San Sebastiano 
Attraverso la Porta di San Sebastiano la via Appia attraversa le mura aureliane. Preceduta da un arco dell'acquedotto monumentalizzato conosciuto come Arco di Druso, la Porta San Sebastiano è un esempio di porta fortificata con due torri circolari unite da un camminamentcoperto e uno scoperto attualmente percorribili visitando il Museo delle mura.
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Chiesetta del Domine quo vadis 
La cappella sorge sul luogo ove, secondo la tradizione, si incontrarono l'apostolo Pietro in fuga da Roma e Gesù. Le impronte, impresse miracolosamente sul basolato della via, sono custodite come reliquia nella chiesa di San Sebastiano. 
Catacombe di San Sebastiano e complesso di San Callisto 
Vasto complesso di gallerie risalente al II secolo d.C. ingrandite e decorate da papa Damaso nel IV secolo. Diversi cunicoli presentano pitture che raffigurano soggetti tipici dell'iconografia paleocristiana. In corrispondenza del III miglio sorge il complesso di San Sebastiano con una chiesa seicentesca eretta sulla navata principale dell’originale Basilica costantiniana, la cripta con la tomba del santo e la necropoli ad catacumbas da cui sarebbe derivato il termine che allude ad una cavità nel terreno.
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Villa di Massenzio 
Il vasto complesso comprende il palazzo con  il circo e l'imponente mausoleo di famiglia costruiti dell’imperatore Massenzio tra il 306 e il 312 d.C. Il Mausoleo di Romolo, dedicato al figlioletto, è in realtà destinato a tutta la famiglia. Il sepolcro circolare è cinto da un quadriportico e preceduto da una gradinata d'accesso. Il palazzo si trovava  in posizione elevata, sopra i resti di una villa preesistente. A oriente sorgeva il circo con le tribune imperiali. Oggi, al centro della pista, sono ancora visibili i resti dell'asse attorno a cui giravano i carri.
massenzio
Triopio di Erode Attico 
Erode Attico fu un insigne filosofo e letterato di origine ateniese che divenne precettore degli imperatori Marco Aurelio e Lucio Vero. In ricordo della nobile moglie Annia Regilla e dei figli morti in giovane età, Erode fece costruire dei monumenti dedicati al culto di Cerere, Proserpina, agli dei Mani e a Regilla. Tutta l'area prese il  nome di Triopio Il tempio di Cerere e Faustina è ora inglobato nella Chiesa di Sant'Urbano.
erode attico
Tomba di Cecilia  Metella  e castrum Caetani 
È il sepolcro più noto e meglio conservato della Via Appia. L'iscrizione rivela l'identità della persona a cui è dedicata la monumentale sepoltura: Cecilia Metella, figlia e moglie di due persone appartenenti a famiglie di primo piano alla fine del I secolo a.C. Originari sono i blocchi di travertino che rivestono il cilindro e la decorazione del fregio marmoreo.
Nel Medioevo questa tomba fu
inserita nel borgo fortificato voluto da papa Bonifacio VIII Caetani che comprendeva il castello- palazzo e la chiesa di San Nicola di Bari sul lato opposto della via. Sul muro della porta d'ingresso originaria, murata nell'Ottocento, furono inseriti frammenti di decorazioni e sculture provenienti da sepolcri rinvenuti nel territorio circostante.
Cecilia Metella
Torre e complesso di Capo Bove 
Percorrendo un tratto di basolato antico si raggiunge la torre di Capo Bove, un sepolcro del I secolo a. C. su cui spicca una targa che ricorda le misurazioni effettuate dall'astronomo Secchi per la verifica della rete geodetica italiana. Sul lato destro si estende il Complesso di Capo Bove,acquistato dal Ministero per i Beni e le attività culturali nel 2002 e destinato a Centro di documentazione dell'Appia. Gli scavi archeologici hanno portato alla luce interessanti reperti che riconducono ad un complesso termale presumibilmente privato utilizzato fino almeno al IV secolo. Visibili in situ preziosi frammenti di mosaici e marmi  policromi che testimoniano la ricchezza degli ambienti.
Sepolcri 
Sepolcro di Marco Servilio Quarto con l’iscrizione commemorativa dell'intervento di restauro di Antonio Canova uno dei primi sostenitori della conservazione del patrimonio archeologico dell'Appia. 
Sepolcro ad Ara dei Rabiri. Presenta il calco dei tre personaggi sepolti con i nomi citati nell’iscrizione sottostante: tra essi una sacerdotessa di Iside rappresentata con i simboli del sacerdozio. 
Sepolcro dei Festoni. Deve il suo nome al fregio superiore che presenta il motivo delle ghirlande, decorazione assai ricorrente in età imperiale. Celebre esempio di tomba ad altare di tipo greco. 
Villla dei Quintili 
Poco lontano daI casale con la chiesa di Santa Maria Nova sorgono le tombe a tumulto dei Curiazi e degli Orazi ed il sepolcro a forma di piramide attribuito alla gens Quintilia. 
sepolture
Villa dei Quintili
Al quinto miglio
si impone alla vista la villa dei fratelli Quintili, nobili divenuti consoli nel 151 d.C. uccisi dell’imperatore Commodo per impadronirsi dei loro beni, compresa la grandiosa villa sull' Appia. Articolata in diversi nuclei separati, costituiva una delle più prestigiose ville della campagna romana. Acquistata dalla Stato è, dal 2000, aperta al pubblico. Impressionante la vastità del sito e la ricchezza dei reperti rinvenuti nel corso delle diverse campagne di scavo: preziose sculture e decorazioni oggi raccolte nel ricco Antiquarium allestito accanto all'ingresso sulla Via Appia Nuova da cui si ha un suggestivo impatto visivo della grandiosa struttura. Il percorso di visita permette di godere della bellezza della campagna in cui sono collocati i diversi ambienti della villa: l' area di rappresentanza e quella privata, i vani di servizio, il settore termale, il cosiddetto  “teatro marittimo”, i giardini panoramici, l'ampio ninfeo, la fontana monumentaleLa finezza delle decorazioni, i numerosi mosaici e resti marmorei dei pavimenti testimoniano l'importanza della villa che nei secoli subì diverse trasformazioni e rifacimenti.
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Il sepolcro di Casal Rotondo, Torre Selce, Berretta del Prete 
Poco prima del VI miliario sorge il sepolcro circolare più ampio della Via Appia denominato Casal Rotondo. Si tratta di un monumento di epoca augustea esternamente in parte ricostruito. 
La Torre Selce  fu eretta nel XII secolo dalla famiglia degli Astalli sui resti di un sepolcro circolare romano. 
Oltre il cavalcavia del Grande Raccordo Anulare, superati alcuni sepolcri di vario tipo, si raggiunge quello conosciuto come Berretta del Prete a causa della particolare forma assunta nel Medioevo con la trasformazione in chiesa di una grande tomba circolare della tarda età imperiale.
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Fonte:
Ministero dei Beni e delle attività culturali e turismo, Soprintendenza Speciale per il Colosseo, Museo Nazionale Romano, Area Archeologica di Roma  Via Appia guida, Electa 2016 
 
novembre 2018 - Rosalba Franchi