Le
Alpi Apuane da San Pellegrino in Alpe
L'attraversamento
degli Appennini, per chi da Nord desideri raggiungere la Toscana per
poi proseguire il suo viaggio verso Roma, ha sempre riservato al
viaggiatore una grande possibilità di scelta. Se in particolare
consideriamo solo il tratto compreso fra l'Emilia e la Garfagnana i
passi di interesse storico sono almeno otto di cui la metà
carreggiabili. Tutti risalgono la montagna partendo dai vari capoluoghi
emiliani per convergere poi nella valle del Serchio e a Lucca.
Lucca,
città di origine Ligure, colonia Romana dal 180 a.c. tre anni dopo la
fondazione di Parma e di Modena, è stata per quasi 1500 anni il nodo
viario più importante della Toscana e lo dimostra il ventaglio di
strade che la collegavano a ovest con Pisa, Luni ed il golfo Ligure, a
nord con l'Emilia, che in epoca rinascimentale era chiamata ancora
Lombardia, a Est con Firenze ed a sud con Siena e Roma.
Fra i
passi appenninici (in ordine da est il Cavorsello, il Pradarena, il
Forbici, il Radici o San Pellegrino in Alpe, il Saltello, il
Porticciola, Foce a Giovio ed Abetone) solo uno ha, come Lucca,
due millenni di storia: il passo di
San Pellegrino in Alpe.
Una sua
caratteristica peculiare sono le molteplici vie carreggiabili di
accesso sia dal lato emiliano che da quello toscano che ancora oggi
vengono percorse. Infatti oltre alla ex-statale 324 da Modena e
Montefiorino, può essere raggiunto anche da Reggio Emilia passando da
Villa Minozzo. Sul versante toscano due strade salgono rispettivamente
da Castiglione in Garfagnana e da Pieve Fosciana.
La
viabilità storica, ora in parte ancora percorribile, è ben più
importante di quella moderna: toponmi come "via Bibulca" o "via Vandelli" ci rimandano a
itinerari e periodi diversi in cui il passo aveva importanza militare e
commerciale ben maggiore rispetto ad ora, periodi in cui dal passo
transitavano materiali e vettovaglie da e per le colonie romane anche
attraverso la dimenticata strada
delle Cento Miglia dell'Itinerarium Antonini, direttissima
militare da Parma a Lucca.
Alla
sommità del passo esiste tuttora un edificio, un monumento anch'esso di
importanza storica eccezionale perché è uno dei pochi xenodochi alto medioevali che ha
conservato la sua funzione di accoglienza dei pellegrini e dei
viandanti per almeno mille anni anche se la presenza nel VI secolo in
questo luogo di ospitalieri, Pellegrino e Bianco, lascia pensare ad una
tradizione di assistenza molto più antica.

Lo Xenodochio di San
Pellegrino in Alpe
|

L'Hospitale in una miniatura del XV sec.
|
In ordine
temporale, il primo itinerario trans-appenninico fra l'Emilia e la
Garfagnana è senza dubbio la strada
delle Cento Miglia di cui restano poche tracce, pochi punti
fissi che però ci permettono di immaginare il percorso:
- Secondo
gli storici, la fondazione della città di Luceria nel 176 a.c. è legata
alla sorte di questa strada. Cittadina agricola sul fiume Enza (ora nel
comune di Ciano d'Enza), potrebbe essere stata la base per i
rifornimenti durante la campagna militare guidata da Caio Claudio
Pulcro contro i Liguri arroccati sulle montagne dell’Appennino. Vedi
anche:
Il tracciato emiliano della Parma Lucca di Nicola Cassone
- Bismantova, ora Castelnuovo ne Monti, luogo sacro
fino da epoca preistorica, abitata da popolazioni celtico-liguri, ma
anche area di penetrazione etrusca, venne assoggettata dai Romani nel
II a.C. (è citata come “Suis montium” da Tito Livio). Da qui
partono anche le strade verso l'alta Garfagnana (passo del Cavorsello
sostituito in epoca tardo medioevale dal Pradarena) e la Lunigiana
(passo dell'Ospedalaccio sostituito nel XVIII secolo dal Cerreto).

Luceria durante gli
scavi del 1868
|

Pietra di Bismantova
e gli Appennini
|
- Nel
comune di Villa Minozzo (Rocca
di Minozzo), presso l'antico guado di san
Bartolomeo sul fiume Secchia, è stata rinvenuta una necropoli di
epoca romana. E' documentata anche la presenza di uno xenodochio
medioevale (Ecclesia S. Bertholame de Ponte de Plopa).
- Nel
comune di Civago è documentata
la presenza di un hospitale detto di San
Leonardo al Dolo per l'assistenza ai pellegrini. Non ci sono
reperti di epoca romana, ma è confermata la permanenza, anche nel
medioevo, di un percorso di una certa importanza.
- Nel
comune di Frassinoro sorgeva
l'ospitale di San Geminiano
con annessa chiesa (ora resta una piccola cappella lungo la strada).
Qui la leggenda vuole che si sia rifugiato il santo prima di diventare
vescovo di Modena. Da questa localià la strada si unisce con la via
Bibulca.

Il castello di
Montefiorino
|

Bassorilievo
nell'abbazia di Frassinoro
|

La Selva Romanesca a
san Giminiano |
La via Bibulca o via Imperiale, strada
commerciale a pagamento dove potevano passare un carro trainato da due
buoi, partiva dalla confluenza del fiume Dragone con il Secchia vicino
alla localià di Montefiorino
che con il suo castello domina le due vallate. Sale fino al passo di
san Pellegrino seguendo un percorso quasi rettilineo con una
facile pendenza costante. E' rimasta in funzione fino al XVIII secolo
quando fu costruita la via Vandelli,
più agevole, che in parte ne calcava l'antico percorso. La Via Bibulca
conobbe il suo periodo di massima importanza sul finire dell’XI secolo,
a partire dalla fondazione dell’Abbazia
di Frassinoro (1071), ad opera di Beatrice, madre di Matilde di
Canossa. All'Abbazia spettò l'assistenza ai viandanti (ospizio di San
Giminiano e di San Pellegrino in Alpe, San Bartolomeo), la riscossione
dei pedaggi e la manutenzione della strada.
- Lo
xenodochio di San Pellegrino in Alpe,
fu fondato ufficialmente attorno all'anno Mille sul sito dove
quasi cinquecento anni prima Pellegrino figlio del re di Scozia, e
Bianco, suo discepolo, iniziarono l'opera di assistenza ai viandanti ed
ai pellegrini attraverso il passo. Da luogo di passaggio, con la
costruzione del santuario in cui vengono venerati come santi Pellegrino e Bianco (mai
santificati), il sito divenne anche meta di pellegrinaggio, una
tradizione che continua anche ai giorni nostri. Si stabilì a San
Pellegrino una comunità di uomini e donne che tra loro si chiamavano
"fratelli" e portavano un abito con ricamati gli oggetti propri del
pellegrino: il "bordone"e la "scarsella". Per provvedere all’ospitalità
la comunità si sosteneva con il lavoro, col mantenimento delle greggi e
con le questue che venivano effettuate in gran parte della Toscana e
della pianura padana. Da qui passarono personaggi famosi fra cui
Ludovico Ariosto, Alessandro Tassoni, Michelangelo Buonarroti e Lazzaro
Spallanzani.
Le
spoglie di Pellegrino e Bianco
Lasciato
lo xenodochio, prima che venisse attrezzato il percorso della via
Vandelli verso Pieve
Fosciana e Castelnuovo in
Garfagnana, l'enorme
traffico di persone e di merci provenienti dalle due strade romane
seguiva il crinale appenninico con un percorso pianeggiante in
direzione del monte Romecchio fino al sito dell'hospitale di san
Bartolomeo di fondazione canossiana (non più esistente) per poi seguire
il crinale con una facile discesa fino a Sommocolonia.
- Summa Culunia - Summo Cologna -
Sommocologna. Questi sono i nomi con cui venne identificato nel corso
dei secoli il castello che sorge poco sopra la città di Barga. Quando
Roma riuscì a liberare la valle dai Liguri Apuani, la nuova provincia
romana fu affidata a coloni e questa località dominante la valle del
Serchio chiamata appunto Summus Colonia. Il castello murato con tanto
di Rocca dominata da due Torri, entrato attorno all'anno Mille
nei possedimenti della famiglia dei Rolandinghi, aveva due porte:
“Porta a Barga” e “Porta a Monte”.
- Barga, antica città abitata dalle
popolazioni Liguri, colonia romana e sede di un castrum poi trasformato
in castello. Divenne importante centro commerciale e manufatturiero nel
medioevo quando da qui passava anche la strada per Modena attraverso il
passo del Saltello e
Rocca Pelago.

Il castello di
Sommocolonia nel XV secolo
|

Barga con la sua
cattedrale
|
- Superato
il fiume Ania protetto dal castello di Pedonia
e la Lima alla chiusa di Serraglio
(dove si trovano le fonti termali di Bagni
di Lucca) la strada seguiva il Serchio (Auser) tenendo il lato
sinistro fino a Lucca. (Le
località Diecimo, val d'Ottavo, e Sesto poste lungo il lato destro del
fiume che corre adiacente ad uno sperone roccioso, non sembrano
indicare il passaggio di un'altra strada romana.)
La strada delle Cento Miglia, la cui
misura in Milia Passus (1480 m) era affidata a due soldati durante la
marcia, non doveva essere necessariamente lunga 148 km perché in salita
ed in discesa era difficile mantenere la lunghezza del Passus. La
misura del tracciato indicato è però straordinariamente vicina. La
presenza di almeno cinque hospitali o
xenodochi lungo l'area di valico ne testimonia la
permanenza nei secoli e la continuità d'uso.
Il passo di San Pellegrino, ora
dimenticato dai moderni viandanti e pellegrini per Roma ma utilizzato
dai pellegrini che si recano al Volto
Santo di Lucca, è stato quasi certamente il primo e il
più
importante valico appenninico per traffico di merci e di persone
fino al XVIII secolo. E' da considerarsi un percorso di interesse
europeo ed una più agevole ed interessante alternativa alla via
Francigena per il valico della Cisa (il cammino si riduce di due
giorni).
Gennaio 2021, Dario
Monti
|