Nascita, splendore e declino della ferrovia Stresa - Mottarone

La scoperta del Mottarone come meta turistica risale alla seconda metà dell’Ottocento. I primi alpinisti, in prevalenza inglesi, si avventurano sulle mulattiere che dalle placide rive del Verbano e del Cusio si inerpicano tra fitti boschi e sperduti alpeggi. Percorsi lunghi e impegnativi su vie nate esclusivamente per trarre sostentamento da un’agricoltura povera e difficile che spingeva spesso la popolazione a lasciare la terra di origine cercando fortuna in giro per il mondo, come cuochi, camerieri, ombrellai.

In pochi anni sorgono le prime strutture che pongono le basi per la creazione di un’industria turistica organizzata sulla vetta del Mottarone. Grande mentore per lo sviluppo turistico della montagna è l’avvocato Orazio Spanna, a lungo presidente del Club Alpino Italiano. Spanna si ispira al Rigi, montagna svizzera celebrata per il suo panorama e raggiungibile, già dal 1871, con un trenino a cremagliera. Il primo grande passo per lo sviluppo del Mottarone è l’inaugurazione del Grand Hotel Guglielmina (dal nome dei primi gestori di origine valsesiana), che avviene il 15 giugno 1884. Il secondo passo è la creazione di una ferrovia a cremagliera che consenta di raggiungere agevolmente la vetta dal lungolago di Stresa. Si tratta di un progetto ardito e costoso che per oltre vent’anni resta solo sulla carta. Nel frattempo, nel pieno fermento della Belle Epoque, si propongono progetti avveniristici e alternativi come il collegamento tra Stresa e la vetta con un servizio di palloni aerostatici, mentre, nel 1910, Gabriele D’Annunzio in una conferenza dedicata al dominio dei cieli esorta gli aviatori italiani al sorvolo di vette prealpine quali il Mottarone e il Monte Generoso.

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Un ulteriore impulso alla domanda di un collegamento rapido e agevole per la vetta è dato dalla diffusione della pratica dello sci. I pendii del Mottarone sono tra i prediletti dai pionieri di questa disciplina. Nel 1908 il Grand Hotel Mottarone inaugura l’apertura invernale per consentire le prime “vacanze sulla neve”. Il 1909 è l’anno di fondazione dello Sci Club Mottarone, uno dei primi d’Italia.

Il giorno 11 luglio 1911, dopo oltre due anni di lavori avviene finalmente l’attesissima inaugurazione della ferrovia elettrica a cremagliera Stresa-Mottarone, la prima in Italia con questo genere di soluzione tecnica.

Il percorso, lungo poco meno di 10 km, parte direttamente dall’imbarcadero di Stresa e tramite un’apposita diramazione si raccorda con la linea ferroviaria Milano-Domodossola-Sempione. I turisti che giungono in battello o in treno possono comodamente salire al Mottarone con un sistema di trasporto perfettamente interconnesso che ai giorni nostri farebbe etichettare Stresa con l’abusato appellativo di “smart city”. Nel progetto iniziale è previsto anche un raccordo Gignese-Orta San Giulio, per una ferrovia “dei due laghi” che resterà solo sulla carta.

Il percorso dura circa 70 minuti e si snoda per 9 stazioni: Stresa Imbarcadero, Stresa Stazione Ferroviaria, Vedasco-Binda (Brisino), Vezzo-Carpugnino, Levo, Gignese, Alpino-Fiorente, Fermata Borromea e “Mottarone Kulm”. La capienza dei convogli è di 110 persone. Il prezzo di andata e ritorno è di 9 lire (circa 36 € attuali), con sconti nei giorni festivi sino a 6 lire. Prezzi non particolarmente popolari che, tuttavia, non frenano il grande impulso che il trenino dà allo sviluppo turistico del Mottarone. In inverno consente alla località di diventare una delle prime stazioni sciistiche di massa per chi vive a Milano e dintorni: gli sciatori sfruttano il trenino come skilift tra la vetta e la penultima fermata percorrendo la lunga e impegnativa “Discesa Borromea”. Gli assolati e dolci pendii sottostanti la vetta diventano il terreno ideale per prendere confidenza e impratichirsi con gli sci. Verranno denominati con l’eloquente appellativo di “Campetti Milanesi”.

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La ferrovia in inverno
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La stazione Borromea trasformata in un ristoro

Gli anni passano e il trenino subisce la concorrenza dei più rapidi collegamenti stradali: nel 1931 viene inaugurata la Strada Provinciale di Armeno, nel 1948 è la volta della strada privata a pedaggio “Borromea”, transitante per le vaste foreste di proprietà della famiglia Borromeo. L’auto diviene il mezzo di trasporto prediletto dagli sciatori, mentre per il turismo estivo si cominciano a ipotizzare soluzioni per un collegamento più rapido e meno invasivo: il passaggio delle rotaie per le vie centrali di Stresa è considerata una criticità da risolvere.

Il calo dei passeggeri e gli ingenti costi per ammodernare la ferrovia contribuiscono a velocizzarne il declino.

Lunedì 13 maggio 1963 il trenino giallo entra per l’ultima volta nell’autorimessa dopo oltre mezzo secolo di onorato servizio. Dopo un transitorio servizio di autolinee, il primo agosto 1970 viene inaugurata la Funivia Stresa-Alpino-Mottarone che, pur consentendo di passare dal lungolago di Stresa alla vetta del Mottarone in soli 18 minuti, perde quella funzione di mezzo di trasporto locale tra i vari paesi che oggi costituirebbe un significativo valore aggiunto anche a livello ecologico.

Oggi al Rigi si sale ancora con la ferrovia a cremagliera inaugurata nel 1871 e aggiornata con i debiti ammodernamenti tecnologici. Al Mottarone la vecchia stazione di vetta “Mottarone Kulm” è ancora visibile, ormai compromessa, con il tetto collassato sotto il peso della neve e le reti di protezione ad allontanare incauti curiosi. Le recenti vicende della funivia sono tristemente note.

E ora quale futuro si prospetta per il Mottarone? Nonostante tutto basta allontanarsi dai fabbricati fatiscenti e dalle antenne, per andare verso l’Alpe Corti, La Rossa, il Monte Zughero, i Sass Buticc, e ritrovare intatta quella bellezza autentica e incontaminata che ha estasiato i pionieri di fine Ottocento. Tutto questo ci ricorda cosa rende il Mottarone una montagna speciale che si merita una nuova stagione di sviluppo turistico, rivivendo i fasti del passato in un’ottica più attenta e consapevole.

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Giugno  2021, Davide Franchi