Da MILANO a BERNA attraverso il PASSO del GRIES. I seicento anni della mulattiera.

 

Le Alpi, fin da epoche remote, hanno costituito per l'uomo un ostacolo naturale difficile e pericoloso da superare. Ancora nell'età moderna curiose rappresentazioni grafiche e diari di viaggio descrivono paesaggi aspri e rocciosi, luoghi inospitali e terribili dove il viaggiatore doveva guardarsi dal pericolo frequente delle improvvise cadute di massi o di valanghe. I viandanti dovevano far fronte alle rigide temperature in inverno ed ai raggi cocenti del sole in estate affrontando viaggi disagevoli, spesso al limite della sopravvivenza. In inverno, in prossimità dei passi, la neve era così alta che bastava deviare minimamente dal sentiero tracciato per affondare fino alla sella della propria cavalcatura. I più fortunati superavano i punti più difficili salendo sulle slitte scortate da esperte guide.

L'uso della portantina in salita e della slitta in discesa, era utilizzata soprattutto in Savoia, per varcare il Moncenisio. Le dame dell'imperatore Arrigo IV, nel XI secolo, secondo la tradizione rinascimentale, attraversarono le Alpi avvolte in pelli di bue. Il viaggio tra le montagne era comunque un'esperienza unica e per certi versi affascinante che, molte volte, alimentava l'immaginazione: nel Seicento qualcuno giurava di aver persino incontrato nelle regioni alpine mostri o animali spaventosi come i draghi, mai visti in nessun altro luogo. Nonostante ostacoli e pericoli, fantasie e leggende, la storia delle Alpi è comunque la storia dei sentieri e delle strade che le percorrono. Attraverso l'apertura dei valichi alpini le popolazioni delle montagne e quelle delle città incominciarono ad incontrarsi, gli abitanti dei paesi del nord e del sud dell'Europa stabilirono relazioni commerciali e culturali durature. Sui sentieri che attraversavano le montagne, insieme alle merci circolavano persone di diversa provenienza e con esse idee, usi e tradizioni provenienti da aree geografiche e culturali differenti. Lungo queste strade, oggi trasformate in moderne vie di comunicazione stradale e ferroviaria (basti solo pensare al ruolo del Sempione o del Gottardo) o rimaste come in origine vie di passaggio percorribili solo a piedi, si è costruita la storia dei popoli dell'Europa.

 


 

Tra i passi alpini, il Gries non è certamente uno dei più conosciuti. Non lo si raggiunge casualmente né è possibile valicarlo in automobile o in treno. L'unica possibilità per arrivarci, è quella di programmare un'escursione a piedi in montagna. Raggiunta Domodossola e percorse la Val Antigorio e la Val Formazza sino alla cascata del Toce, la strada carrozzabile permette di giungere sino alla diga del Lago di Morasco da cui si diparte il sentiero che conduce al Passo del Gries lasciando dalla parte opposta della montagna la via per i Rifugi Città di Busto Arsizio e Somma Lombardo. Il sentiero ben segnato, si inerpica verso il Passo, dopo aver attraversato i verdi pascoli dell'Alpe Bettelmatt, celebre da sempre per il suo eccellente formaggio dal gusto particolare dovuto alla presenza di una tipica erba presente nel luogo. Il raggiungimento del valico, quasi invisibile da lontano, ripaga della fatica della salita: lo sguardo si apre sul ghiacciaio del Gries e sull'Oberland bernese, mentre il sentiero discende più dolcemente verso la valle di Egina ed il Vallese, incontrando la strada carrozzabile del Passo Nufenen. I viaggiatori del '700 e dell'800 descrivono l'attraversamento del ghiacciaio che avveniva sul bordo del precipizio come un'impresa assai difficile e pericolosa. Immaginiamo quanto dovesse essere faticoso il cammino dei mulattieri che attraversavano questo valico glaciale con i loro animali carichi di mercanzie. Gli studi glaciologici attestano che, fino ad un secolo fa, un ramo del ghiacciaio del Gries si protendeva sul versante meridionale, verso l'Alpe di Bettelmatt. L'origine del toponimo Gries non è certa: potrebbe derivare da una forma locale "Greis" che significherebbe "ghiaccio" oppure da "Kries", termine che nel linguaggio walser indica l'arena calcarea depositata dal ghiacciaio, arena che conferisce al passo un caratteristico aspetto.

Il valico del Gries, posto a 2462 metri di quota, era frequentato sin dall'antichità dai montanari dei due versanti e nel 1300 è documentato il suo utilizzo da parte dei mercanti di fustagno milanesi e della Val Formazza le cui merci arrivavano a Engelberg e a Lucerna. Ma c'è una data storica che siglò la fortuna commerciale del Gries e che ogni anno viene commemorata al Passo con l'incontro delle popolazioni walser dei due versanti italiano e svizzero. Il 12 agosto 1397 a Munster, nell'Alto Vallese venne stipulata una convenzione tra i rappresentanti della città di Berna, dell'Abbazia di Interlaken, delle comunità dell'Haasli, dell'Alto Vallese, della Val Formazza e dell'Ossola che stabiliva l'apertura di una via mulattiera tra Milano e Berna attraverso il Passo del Gries. Tale accordo, nato per facilitare la circolazione delle merci nei territori interessati dalla convenzione, rispondeva innanzitutto alle esigenze commerciali dei mercanti "lombardi" (con tale appellativo a nord delle Alpi, venivano indicati i commercianti provenienti non solo dalla Lombardia ma anche da altre regioni italiane), in particolare dei milanesi la cui corporazione si era rafforzata nel XIII secolo.

 

Il mercato di Brienz nel XVII sec.

 

Lungo la Via del Gries, che permetteva un rapido collegamento tra Milano e Berna attraverso il Lago Maggiore, l'Ossola, il Vallese e l'Oberland bernese, transitavano verso sud soprattutto bestiame, pelli, latticini (tra essi il tipico formaggio "sbrinz") e fini cristalli lavorati dai monaci di Engelberg destinati alle corti italiane. In direzione nord venivano trasportati sui basti degli animali da soma, panni, granaglie, sale, acciai e metalli (in particolare armi), utensili agricoli, carta, spezie. Dall'Ossola in particolare proveniva il vino che, troppo debole per essere conservato a lungo, veniva inviato oltralpe, verso il Vallese e l'Oberland. Da Milano a Domodossola l'antica via dei mercanti seguiva come percorso privilegiato le vie d'acqua: il Naviglio Grande, il Ticino, il Lago Maggiore e la Toce. Tra il lago Maggiore e Domodossola la viabilità per terraferma divenne una valida alternativa alla difficile navigazione sul fiume Toce solo con la costruzione della strada napoleonica del Sempione, agli inizi dell'Ottocento. Si attraversava quindi la Val Formazza dove, attraverso il Gries, nel XIII secolo si erano insediati i Walser, antichi popoli migranti di origine alemanna che si stabilirono in numerose vallate dell'arco alpino in cui, ancora oggi, rimangono vive cultura e tradizioni locali. Raggiunto il Passo con un sentiero ripido e tortuoso i someggiatori (così erano denominati coloro che trasportavano le merci con gli animali da soma) scendevano verso il Vallese sostando nell'ampia valle del Goms. Superato il difficile Passo del Grimsel da cui appariva in tutta la sua grandezza il ghiacciaio del Rodano, la strada proseguiva per Guttannen, punto di arrivo abituale dei conduttori di some di Formazza, e Meiringen. Da questa località, seguendo il corso dell'Aar, la via proseguiva per Brienz, Interlaken, Thun e Berna; piegando a destra, invece, verso il passo del Brunig, metteva in collegamento con la Svizzera centrale ed in particolare con le città di Lucerna e Basilea.

Lungo il cammino esistevano quelle che oggi definiremmo le infrastrutture di servizio: gli ospizi erano in passato i luoghi di sosta abituale di mercanti e dei someggiatori che in gran numero percorrevano questa via. In Val Antigorio per esempio, la strada, in prossimità di Premia, raggiungeva l'Ospizio di San Bernardo la cui fondazione risaliva alla metà del XIII secolo. Dopo il '500, nonostante avesse perso la sua funzione di assistenza ai viandanti, l'ospitale mantenne quella religiosa divenendo meta di processioni da parte dei fedeli della valle, devoti a S. Bernardo d'Aosta. Anche le numerose cappellette ed edicole religiose che punteggiano il cammino, testimoniano la presenza di una religiosità diffusa ed il passaggio di numerosi pellegrini. In Val Formazza, la chiesa di Antillone era meta di frequenti pellegrinaggi dal Vallese attraverso il Gries. In essa è conservato un affresco seicentesco che rappresenta una processione di fedeli verso l'ospizio del S. Gottardo. Queste testimonianze, nonostante il passare dei secoli, sopravvivono lungo l'antica strada del Gries. Molte però rischiano di scomparire per incuria.

Anche per impedire che ciò possa succedere, in occasione del sesto centenario della convenzione di Munster, la Fondazione Monti con l'appoggio della Regione Piemonte, degli Enti locali e di numerose associazioni culturali tra cui l'IVS (Inventario delle Vie di comunicazione Storiche), hanno dato vita a numerose iniziative culturali finalizzate al recupero ed alla valorizzazione della via del Gries. La mostra "Gries, da Milano a Berna. Una via per l'Europa " e il relativo catalogo - monografia, oltre che il rigore e la correttezza della ricerca storica, testimoniano la volontà di concretizzare questo impegno.

Per i più curiosi

Il catalogo della mostra " Gries, da Milano a Berna. Una via per l'Europa" edito dalla fondazione Monti di Anzola d'Ossola è distribuito da Pecorini editore

Franchi Rosalba, pubblicato dall'inserto del Quotidiano "La Prealpina" il 10 ottobre 1998


Il Gries, Da Milano a Berna

 

Il 12 agosto 1397 a Munster, nell'Alto Vallese, venne firmata la convenzione per l'apertura di una via mulattiera tra Milano e Berna attraverso il passo del Gries: in quella occasione i rappresentanti della città di Berna, dell'Abbazia di Interlaken, delle comunità dell'Hasli, dell'Alto Vallese, della val Formazza e dell'Ossola, si accordarono per rendere transitabile una via commerciale attraverso i rispettivi territori che servisse in particolare ai mercati "lombardi", valicando le Alpi al passo del Gries (2479 m) sul confine tra la val Formazza e l'Alto Vallese: oggi tra Italia e Svizzera.

 

Il pericoloso passaggio delle Alpi (xilografia,1550)

 

Dopo il trattato di Munster, le fortune commerciali del valico crebbero parallelamente a quelle della città di Berna, in concorrenza (e in connessione) con i valichi delle Alpi Centrali (San Bernardo). Per secoli la mulattiera del Gries fu una delle "vie delle genti" e delle merci tra il nord e il sud dell'Europa. Verso sud transitavano soprattutto bestiame, pelli e latticini (tra cui lo "Sbrinz" prodotto nell'Oberland Bernese) e i preziosi cristalli che i Benedettini di Engelberg mandavano a vendere alle Corti italiane. Verso nord, oltre alle granaglie e al sale, veniva condotto in particolare il vino dell'Ossola. Nei secoli scorsi l'intera produzione del vino ossolano veniva venduta oltr'Alpi. La posizione alpestre dell'Ossola costringeva infatti i produttori a vendemmiare prima del tempo, ottenendo così un vino troppo debole per essere conservato fino all'estate successiva, quando la via navigabile attraverso il Toce e il lago avrebbe consentito il trasporto a Milano e nelle città lombarde. Al vino ossolano, per essere venduto, non restava perciò che la via della montagna, verso il Vallese e l'Oberland.

Citato dai cronisti e cartografi svizzeri del '500 (Munsteln, Stumpf, Simler) come "Uber Gryess", il passo compare nella carta di Salamanca (1555) come "M. Glacero" o "M. Formazza". La prima testimonianza letteraria di un viaggio attraverso il Gries è di Horace-Bénédict de Saussure, che lo percorse nel 1777 e nel 1783. Così il grande scienziato ginevrino, autore dei Voyages dans les Alpes, lo descrisse in una lettera alla moglie Albertine, da Domodossola il 30 luglio 1777: Il Gries è un valico molto sicuro e ben frequentato nella bella stagione, ed io sono contentissimo di averlo preferito al Sempione. La pietra più curiosa che ho incontrato è il ritratto fedele dei tuoi piccoli occhi: verde come i tuoi occhi, allungato e perfettamente tagliato come i tuoi occhi, con una piccola pupilla al centro: l'unica differenza è la sua dimensione, sette-otto mila volte più grande dei tuoi occhi. In realtà, se avessi potuto staccare questa pietra, sarebbe diventato il più bel pezzo della mia collezione. Nel 1852 il valico conobbe il suo visitatore più illustre, Richard Wagner, che nel Mein Leben ed in alcune lettere familiari descrisse entusiasta il viaggio e il soggiorno a Formazza, prima di accingersi a piedi, da solo, a discendere a valle, mentre meditava il "prologo" della Trilogia. Così Wagner ricorda il Gries, in una lettera del 22 luglio 1852: Il ghiacciaio del Gries è un paesaggio di una selvatichezza meravigliosa, pericolossimo e attraversato di tanto in tanto da montananri dell'Hasli e del Vallese che portano dalle valli italiane i prodotti del sud.

 

Il trasporto del vino e del formaggio (incisione, 1844)

 

Per celebrare il sesto centenario della convenzione di Munster e per ricordare il significato di questa importante via nella storia delle relazioni commerciali, civili e culturali transalpine, e di amicizia tra le comunità al di qua e al di là delle Alpi, la Fondazione Monti, con il sostegno della Regione Piemonte, della Provincia del Verbano Cusio Ossola, delle locali Camera di Commercio e Comunità Montana e di Associazioni quali il C.A.I., l'Associazione Internazionale dei Walser e IVS, ha promosso nel 1997 una serie di inziative culminate, il 5-7 settembre, nel Convegno Internazionale di Studi sul tema "Vie storiche attraverso le Alpi: antichi e nuovi orizzonti". Il Convegno, che si è svolto a Formazza con la partecipazione di esperti e studiosi italiani, francesi e svizzeri, si è articolato in due sessioni: la prima, storica, sul tema "Passi, città e mercati nelle relazioni transalpine", la seconda dedicata ai "Nuovi orizzonti culturali ed escursionistici delle vie storiche attraverso i valichi alpini". In concomitanza con il Convegno, presso la Casa Forte di Ponte era stata allestita la mostra "La via del Gries nella storia, nell'arte e nella cartografia" che in quella occasione IVS ha proposto di presentare anche a Milano. Dalla collaborazione tra IVS e la Fondazione Monti, e con patrocinio e il sostegno di numerosi Enti pubblici e privati (tra cui le Regioni Lombardia e Piemonte, la Camera di Commercio di Milano, l'Istituto per la Storia dell'Arte Lombarda ed altri) è nato così il progetto di allestire una nuova mostra sul tema "Gries, via europea tra Milano e Berna" presentata da luglio a ottobre 1998 presso il Civico Museo Archeologico di Milano e, successivamente, traferita in altre sedi espositive, in Italia e Svizzera. E' disponibile un catalogo-monografia, che riporta i contenuti dell'intera mostra.

Arch. Enrico Dodi

Dicembre 1998 - Rosalba Franchi