MACUGNAGA E IL PASSO del MONTE MORO

 

Il Monte Rosa visto dai dintorni di Macugnaga da un disegno di Thedore de Sausssure

 

Quando alla fine del Settecento l'infaticabile studioso ginevrino Horace- Benedict de Saussure scrisse i suoi "Voyages dans les Alpes", dedicò ampio spazio alla descrizione del Monte Rosa e delle valli che lo circondano.

Oggi, la lettura di quelle pagine, così vive e precise, ci regala grandi emozioni. Ci invoglia a ripensare ad un paesaggio di cui, forse, abbiamo goduto nei giorni di vacanza. Ci invita a guardare con occhi più attenti un panorama familiare o a programmare un'escursione.

Professore di filosofia all'Università di Ginevra, de Saussure affrontò numerosi viaggi sulle Alpi animato dal desiderio di studiare dal vivo le caratteristiche geologiche, fisiche, meteorologiche e botaniche dei luoghi visitati. La sua passione per la montagna lo spinse a vent'anni a recarsi a piedi da Ginevra a Chamonix per vedere i ghiacciai del Monte Bianco e successivamente ad intraprendere faticosi e difficili viaggi sulle Alpi che valicò a piedi o a dorso di mulo ben 14 volte!

Nel 1787 salì sul Monte Bianco mentre due anni dopo, in compagnia del figlio Theodore, si dedicò alla scoperta ed allo studio del Monte Rosa.

De Saussure, il figlio ed un domestico partirono da Ginevra il 15 luglio 1789 (in Francia sono i giorni della Rivoluzione): il 17 a Martigny l'appuntamento con "i tre fedeli compagni di Chamonix "che avrebbero condotto i muli. Il carico di bagagli necessari per gli studi scientifici era tale da richiedere da solo due muli. Per effettuare misurazioni ed osservazioni de Saussure portava con sé, in una robusta cassa imbottita, un pallone di vetro di due metri di diametro, una grande bilancia, un pendolo sferico, una tenda per effettuare al riparo le misurazioni, tre barometri, due bussole, alcuni strumenti geodetici, "etc, etc", così come lui stesso annota.

Ad essi si aggiungevano i bagagli di uso personale tra cui " alcuni libri, una seconda tenda, due piccoli materassi e qualche vestito". La comitiva era quindi formata da due muli da basto e tre muli da sella: uno per De Saussure padre, uno per il figlio ed un terzo per il domestico. Naturalmente, per gli spostamenti venivano preferite strade mulattiere ben praticabili dove, quando era possibile, poter viaggiare in sella agli animali.

Giunto a Briga il gruppo valicò il Passo del Sempione, raggiunse Domodossola e quindi, da Piedimulera, cominciò a risalire la Valle Anzasca in direzione di Macugnaga.

 

 

De Saussure descrive la rigogliosa vegetazione, le pergole che rivestono i pendii de monti dove viene coltivata la vite, i prati ombreggiati da mirabili castagni.

A Macugnaga genera stupore l'aspetto del villaggio: le case, parte in sasso, parte in legno, i prati fioriti fin quasi ai piedi delle pareti rocciose del Monte Rosa. Ciò che più importuna il nostro studioso è però la mancanza di ospitalità degli abitanti del posto e degli albergatori piuttosto malfidenti e poco abituati ad incontrare stranieri.

Solo quando la comitiva è ormai rassegnata a montare le tende nel bel mezzo di un prato, per intercessione del curato a cui il Nostro aveva mostrato alcune lettere di raccomandazione, il principale albergatore del luogo acconsente ad ospitarli. La sosta a Macugnaga, base per le diverse escursioni, dura 11 giorni durante i quali De Saussure ha modo di rendersi conto soprattutto delle ristrettezze alimentari in cui vivono gli abitanti del villaggio. Essi "si nutrivano infatti esclusivamente di latticini e di pane di segale cotto una o due volte l'anno e talmente raffermo da dover essere spezzato con l'ascia".

Il cattivo tempo gli impedisce di effettuare sin dai primi giorni le escursioni previste; al contrario la sosta forzata è l'occasione per condurlo a visitare le miniere d'oro a sud di Macugnaga di cui la più vasta è quella di Pestarena.

Finalmente, in un intervallo di bel tempo, il 30 luglio, guidato da G.B. Jachetti, un cacciatore di camosci del luogo, De Saussure raggiunge l'Alpe Pedriola dove vengono piantate le tende. Da lì intraprende l'ascesa per il Pizzo Bianco da cui lo scienziato osserva le montagne che formano l'anfiteatro del Monte Rosa ed elabora confronti tra le diverse cime misurate. A tratti, quando il cielo si apre, dalla vetta compare il Lago Maggiore , il Ticino, il Naviglio Grande. Le nuvole gli impediscono però la vista di Milano e Pavia. Resta in vetta tre ore e mezza. Il gruppetto decide di passare ancora una notte sotto le tende per affrontare con calma la discesa e poter osservare attentamente le caratteristiche delle rocce che costituiscono la montagna.

 

IL PASSO DEL MONTE MORO

Veduta del Passo del Monte Moro in una incisione ottocentesca

 

Anche se De Saussure non lo percorre (probabilmente a causa delle difficoltà che il sentiero presentava in quell'epoca per una comitiva carica di bagagli), egli non tralascia di segnalare il passaggio che da Macugnaga, con circa otto ore di cammino, permette di raggiungere un villaggio del Vallese " Val Sosa", in italiano, "Saas", in tedesco. Da qui in circa sei ore si raggiunge Viege o Visp, vivace centro del Vallese.

Il Passo, conosciuto già in età romana, attraversa il Monte Moro posto ad est del Monte Rosa: "il suo orientamento è di circa 7 gradi a nord-est di Macugnaga", precisa de Saussure. Egli rileva che in altri tempi questo passo era molto frequentato dai mercanti e dai corrieri che viaggiavano tra Italia e Svizzera.

Da una cronaca della valle di Saas risulta infatti che la strada del Monte Moro nel 1440 era ritenuta "antichissima". Un documento del 1219 inoltre la dimostra frequentata già nei secoli precedenti.

La tradizione attribuisce al conte Gotofredo III di Biandrate il merito di aver stabilito comunicazioni stabili tra le valli piemontesi, il Vallese ed il colle del Monte Moro.

Reso praticabile ai muli ed alle bestie da soma, il sentiero fu frequentatissimo sino al XVI secolo.

A fine Settecento de Saussure racconta che sopravvivono i resti di una strada lastricata con grande cura che, però, le frane hanno reso impraticabile alle bestie da soma e molto difficoltosa per gli uomini (forse per questo motivo preferì non affrontarla). Risultava tuttavia ancora frequentata da pedoni gravati da pesanti fardelli.

Una guida dell'Ossola degli inizi del Novecento sostiene che, fino a poco più di mezzo secolo prima, si trasportava ancora a dorso di mulo del vino da Macugnaga a Saas Fee, attraverso il ghiacciaio di Schwarzberg che anticamente non esisteva. Nel 1908 invece, (data di pubblicazione della guida) esso era talmente aumentato da impedire qualsiasi trasporto regolare e passaggio di pedoni.

Oltre al Monte Moro De Saussure non manca di segnalare anche l'esistenza di un altro valico che, da Macugnaga, in circa 11 ore di cammino, conduce a Zermatt. Il valico è posto a 55 gradi a nord ovest di Macugnaga ed il suo nome è "Weiss Grat", " Porta Bianca". E' poco frequentato perché molto pericoloso; per raggiungerlo occorre salire ad un quota superiore a quella del Pizzo Bianco, marciando 4 ore su un ghiacciaio ripidissimo e cosparso di profondi crepacci.

In un aneddoto narrato da Coolidge nell'Ottocento si narra che questa strada era percorsa dai pellegrini che da Zermatt raggiungevano, in Val Sesia, il Sacro Monte di Varallo. Il percorso era tanto difficile da essere sconsigliato a chiunque non avesse al suo fianco un santo protettore.

Da Macugnaga la strada per la Val Sesia era ancora lunga e faticosa. Fu il cammino che percorse anche de Saussure per completare il suo tour del Monte Rosa attraverso la Val Sesia, la Valle del Lys, la Valle d'Ayas, la Valtournanche ed arrivare a Zermatt per il colle del Teodulo.

 

Mulattiera walser per il Monte Moro recentemente restaurata

 

INVITO ALLA VISITA ED ALLA LETTURA

 

Oggi la miniera di Pestarena è chiusa.

A Borca di Macugnaga la miniera d'oro della Guja è invece visitabile tutto l'anno (tel 0324 65570). Sia in Italia che in Europa è l'unica miniera-museo aperta al pubblico. Il percorso guidato si svolge in galleria per circa Km 1,5.

A Borca da visitare anche la Casa Museo Walser.

Il passo di Monte Moro è raggiungibile a piedi partendo da Macugnaga (frazione Pecetto) in circa 4 ore seguendo la segnaletica che indica "antica mulattiera Walser" oppure in funivia.

L'Alpe Pedriola si raggiunge a piedi da Pecetto in circa tre ore.

Una piacevole antologia degli scritti di De Saussure sul Monte Rosa è riportata nel volume "Viaggi intorno al Monte Rosa" edito dalla Fondazione E. Monti di Anzola d'Ossola distribuita da Pecorini editore.

Dicembre 2003 - Rosalba Franchi