|
Tanto antica quanto poco nota. La strada che permette di valicare le Alpi al Passo del Lucomagno non appartiene alle vie di comunicazione più frequentate dal traffico automobilistico. Non accade di percorrerla per caso o perché di passaggio. Occorre sceglierla. E la si sceglie quando, magari con un po' di pazienza e di impegno, si incomincia a conoscere le ricche testimonianze del passato che oggi ci permettono di ricostruire la storia e, perchè no, di tornare indietro nel tempo ed immaginare il transito di mercanti, pellegrini e prelati d'alto rango. Di colpo siamo costretti a rallentare il flusso del tempo, ad abbandonare la fretta di raggiungere una meta. Il ritmo del nostro viaggio quasi naturalmente si fa più lento e ci permette di immaginare forse anche quello di cui rimangono solo tracce. Nell'Alto Medioevo se non in epoca romana, questa via fu percorsa ed utilizzata come un fondamentale asse di collegamento tra la pianura padana e la valle del Reno, sfruttata e protetta dai monaci dell'abbazia di Disentis che la percorrevano nei loro viaggi verso la Lombardia. Per secoli fu soprattutto un itinerario religioso, sulla via di santuari e conventi che da Reichenau a Disentis a Lodrino, costituivano un passaggio obbligato dalla Baviera alla pianura padana. I monaci dell'abbazia benedettina di Disentis spingevano il loro potere religioso, culturale e politico fino nell'Alto Vallese, nel Cantone di Uri e nei Grigioni. Oltre che il collegamento nord-sud essi favorirono quindi anche quello est-ovest che, attraverso la via del Furka e dell'Oberalp, univa Disentis con Andermatt e la Valle d'Orsera, isolata verso nord dall'ostacolo naturale delle gole della Schollenen, non transitabili stabilmente prima del 1230 circa. Questa direttrice est- ovest assunse una particolare importanza negli anni della Riforma poiché collegava le due roccaforti cattoliche di Sion e Disentis.
L'itinerario che percorriamo segue la direzione nord-sud. Prende avvio da Bellinzona per condurci a Disentis (Muster, in lingua romancia) attraverso il Passo del Lucomagno. E' quasi d'obbligo percorrerlo nelle stagioni meno fredde; in inverno infatti, la strada è normalmente chiusa al traffico. Le numerose presenze fortificate, gli ospizi, le chiese, i campanili, i monasteri, i ponti, i tratti di strada lastricata testimoniano l'importanza dell' itinerario in epoca medioevale quando queste terre erano contese tra Milano e Como, le comunità di valle alpine, i Cantoni svizzeri di Uri, Schwyz ed Unterwald. A partire dal XIII secolo il miglioramento dei transiti attraverso il Gottardo, permettendo un collegamento più diretto tra Milano e le regioni tedesche, segnò il lento declino del Lucomagno. Nonostante la diminuzione del traffico mercantile, il Passo continuò tuttavia ad essere frequentato anche in ragione della minore altitudine rispetto ad altri valichi. La strada carrozzabile fu compiuta nel 1876 e resa completamente transitabile nel 1878. Da tale data incominciarono a circolare anche le prime diligenze postali.
Da Bellinzona , lasciata la strada per la Val Mesolcina ed il Passo del S. Bernardino, si raggiunge l'importante snodo di Biasca. Da un lato si apre la Val Leventina che conduce al valico del S. Gottardo, dall'altro la Val di Blenio seguendo la quale si raggiunge il Lucomagno. Nella parte inferiore della valle i percorsi si articolano sui due versanti per riunificarsi in prossimità di Dongio. Benché appartenente al canton Uri, Biasca rimase territorio milanese sino al 1888. La romanica chiesa di S. Pietro e Paolo (XI-XII secolo ma citata fin dal 830) addossata alla montagna, sovrasta l'abitato. Il S. Cristoforo posto sulla facciata ed il campanile segnalavano ai pellegrini la strada da seguire ed un luogo ove poter ripararsi. Lungo il cammino verso il Passo del Lucomagno ancora oggi i campanili romanici ci indicano la via da percorrere. E accanto ai campanili sopravvivono chiese che costituiscono veri e propri gioielli. Per esempio la chiesa di Sant'Ambrogio, oggi San Carlo di Negrentino in posizione alta sulla valle in prossimità di Prugiasco. La struttura architettonica, le decorazioni, gli affreschi ne fanno una testimonianza assai significativa del romanico in Ticino.
Anche una cappella di modeste dimensioni che sorge nel fondovalle, presso l'abitato di Lottigna, può stupire per la ricchezza degli affreschi interni la cui iscrizione reca la data 1445.
Olivone, che conserva il campanile del XII secolo, costituiva un punto strategico sulla strada del Lucomagno per la sua posizione all'incrocio della Val Blenio, la Val di Campo e la Valle di Santa Maria. Proprio seguendo quest'ultima, solcata dal torrente Brenno, si raggiungono gli ultimi abitati prima del passo. A Camperio sorge la cappella di S. Defendente eretta nel tardo Medioevo ed accanto ad essa l'Ospizio appartenente al monastero degli Umiliati di Casaccia di cui rimangono i resti. Sulla facciata meridionale è scolpita una croce di Malta. In corrispondenza del Passo esisteva l'antico ospizio e l'annessa cappella di S. Maria, ora sommersi dalle acque del lago artificiale. La loro costruzione è strettamente legata ai nomi di tre abati di Disentis: Johannes fondò la cappella e l'ospizio nel 1374, C. Castelberg fece restaurare ed affrescare la cappella nel 1577, Alberto II di Medel fece ingrandire l'ospizio nel 1660.Rimase tale fino al 1882 quando venne distrutto una prima volta dal fuoco. Ricostruito, funzionò ancora per qualche decennio prima di essere sommerso dal lago artificiale. Valicato il passo del Lucomagno (1920 m) posto al limite dell'area ladina del Cantone dei Grigioni, si scende lungo la Val Medel attraversando le spettacolari gole del Reno di Medel. A Disentis- Muster si impone per la sua grandiosità ed importanza l'abbazia benedettina fondata nel 750. L'edificio attuale con la chiesa, fu costruito nel 1683-95. L'imponente facciata barocca è fiancheggiata da due campanili. L'interno ad una sola navata è decorato a stucchi ed affreschi restaurati dopo l'incendio subito nel 1799 ad opera delle truppe francesi. Le vestigia delle tre chiese primitive (VIII-IX secolo) di S. Martino, S. Maria e S. Pietro sono visibili nel cortile dell'attuale abbazia.
|
Dicembre 2004 - Rosalba Franchi |