IL PASSO DEL GRAN SAN BERNARDO


il Gran san Bernardo

cartiglio

Carta della montagna di Antremont o di San Bernardo (1700) - A: Il chiostro, la chiesa e l'ospedale sono tutti in un unico edificio e non c'è altro - B: Sorgente d'acqua - D: Camera mortuaria - E: Saint Pierre è l'ultimo villaggio alla base della montagna. Da qui alla cima non c'è alcun posto sicuro per gli uomini. Cibo, bevande e beni di prima necessità e aiuto vengono portati attraverso la montagna, il tutto senza pagare alcun soldo e così si fa dall'anno 777.



Chiamato "Summum Poeninum" ai tempi dei Celti e dei Romani, il Gran San Beranardo fu, sin dall'antichità uno dei principali valichi delle Alpi.
Nel 47 d. C. l'imperatore Claudio fece costruire una strada militare al posto della mulattiera per favorire il collegamento tra Mediolanum (Milano) ed Octodurus (Martigny), capitale della Civitas Vallensium romana

Intensamente frequentato nell'alto medioevo come via di comunicazione tra la Pianura Padana e la Borgogna, ai tempi dei Longobardi e dei Franchi la fortuna del valico crebbe grazie alla fondazione di un monastero carolingio a Bourg Saint Pierre sul versante vallesano, monastero che la tradizione vuole occupato e saccheggiato dai Saraceni nel X secolo.
In quest'epoca le carovane di mercanti e di pellegrini erano regolarmente assalite dai predoni. Nel 972 pare che una banda di saraceni avesse fatto prigioniero l'abate di Cluny, San Maiolo, durante un viaggio di ritorno da Pavia. Nascosto in una caverna nei pressi di Oursieres, venne liberato solo dopo il pagamento di un consistente riscatto da parte della potente abbazia.

Nelle fonti itinerarie medioevali il Passo del Gran San Bernardo risulta ripetutamente citato. L'arcivescovo di Canterbury Sigeric, di ritorno da Roma ove ha ricevuto dal papa il "pallio", nel viaggio di ritorno redige un diario in cui sono registrate le 80 tappe da Roma al Canale della Manica. Attraverso la precisa indicazione dei luoghi abbiamo potuto con questo documento, ricostruire il tracciato della Via Francigena , la via "originata dalla Francia" che collegava Roma con le regioni francesi e dell'asse renano, itinerario assi frequentato in epoca medioevale.
Sigeric da Vercelli, raggiunge Ivrea, Pontey, Aosta, Saint Remy, Bourg Saint Pierre. Attraversa quindi le Alpi transitando per il valico del Gran San Bernardo che dal versante nord, si raggiungeva risalendo l'alta valle del Rodano.

Sigeric annota le tappe ma, a proposito del passaggio sul valico alpino, non fornisce ulteriori informazioni che troviamo invece in una successiva fonte itineraria, il Diario del pellegrinaggio a Roma e Gerusalemme di Nikulas di Munkathvera, abate islandese scritto attorno al 1154. Il testo, giunto a noi nella versione originale in antico norvegese, è una delle più ricche fonti di informazioni del XII secolo.
L'abate islandese attraversa le Alpi al colle del Gran S. Bernardo dove sosta nell'ospizio fondato da pochi anni da San Bernardo. Sul passo, aggiunge l'abate, si trova anche lo spedale di S. Pietro. L'itinerario seguito da Nikulas alla volta di Roma è quello percorso da Sigeric: a sud del Gran San Bernardo è citata Etroubles, Aosta "bella città con sede vescovile ove riposa Sant'Orso", quindi Ivrea, Vercelli, Pavia e le successive tappe sulla Via Francigena. Al passo, annota nel suo diario l'abate, "spesso in estate, nel giorno di sant'Olaf (29 luglio) la neve è sulla roccia e il lago è ghiacciato".

Saint Pierre
il villaggio di Saint Pierre
salita
gradini scavati nella roccia dell'antica mulattiera

 Sul passo, così come attesta il diario di Munkathvera esistevano, nel 1154 circa, due ospizi: quello di Saint Pierre, di più antica fondazione, sorto sotto la giurisdizione del monastero di Saint Pierre e via via caduto in abbandono, e quello di S. Bernardo "situato in cima alla montagna".
Il secondo venne fondato intorno alla metà del XII secolo da Bernardo, arcidiacono di Aosta che lo pose sotto la protezione di S. Nicola, patrono dei mercanti. In realtà, anziché con il nome del santo protettore divenne più comunemente indicato con quello del fondatore.

Ad esso Bernardo affiancò una comunità di monaci agostiniani che doveva provvedere all'assistenza ed alla ospitalità di coloro che transitavano sul valico. L'iniziativa di S. Bernardo fu largamente favorita dai conti di Savoia - Maurienne che, nell'ospizio, videro anche un motivo di impulso per i traffici mercantili.
La sua apertura permetteva infatti di compiere in due tappe anche nella stagione invernale il tratto Bourg Saint Pierre - Saint Rhemy, ultime soste sui due opposti versanti alpini. A Bourg Saint Pierre sostavano le carovane dove le merci dovevano essere caricate sui muli. nel villaggio esistevano anche un convento, secondo la tradizione di origine carolingia, ed un ospizio per i pellegrini ed i viandanti. Costruito nel 1364 fu completamente rifatto nel 1770 e dotato di 10 letti.
 

Sul versante opposto, superato il Passo, la sosta era a Saint Remy dove nel 1263 i mercanti pagavano il pedaggio ai Savoia che ne avevano acquistato i diritti. Grazie all'intensificarsi dei transiti,  l'ospizio di S. Bernardo acquistò in poco tempo grande prestigio tanto da assorbire molti beni posseduti nell'antico monastero di Saint Pierre. Il 18 giugno 1177 il pontefice Alessandro III lo dichiarò sotto sua protezione.

Favorita dall'opera dei monaci e dei Savoia la strada accrebbe la sua fortuna commerciale soprattutto grazie alle fiorenti fiere della Champagne nel XI- XII secolo.
A metà '400 furono approvate le costituzioni che regolavano le opere di pietà dei monaci e i vari uffici previsti tra cui l'istituzione di un canonico che aveva il compito di sovrintendere all'assistenza ed al soccorso di viandanti e pellegrini.


Ospizio
ospizio

Oltre che sulle numerose "soste" l'organizzazione dei trasporti si basava sulle corporazioni dei "marroniers" citati già, pare, nel 900. Essi avevano precisi obblighi di assistenza e manutenzione della strada; erano tenuti inoltre a rispettare le regole imposte nei confronti dei canonici dell'ospizio. Più recente invece l'impiego dei celebri cani che avevano il compito di accompagnare i "marroniers" aprendo loro la strada nella neve o cercando i malcapitati travolti dalle valanghe.
La prima citazione dei cani del S. Bernardo risale al XVII secolo quando l'importanza commerciale del valico era diminuita con il tramonto delle fiere della Champagne e l'ostilità dei Savoia, dopo la riforma calvinista , ai traffici commerciali con Ginevra.
L'ospizio sul Passo, bruciato nell'incendio del 1555, venne ingrandito a più riprese e, dalla fine del XVII secolo gli fu affiancata una chiesa di stile barocco.

Destinato ad un lento declino, il Passo del Gran San Bernardo fu in qualche modo riscattato dal passaggio di Napoleone, allora primo console, nel 1800. Era maggio ma le condizioni erano ancora invernali: Napoleone transitò con un esercito di 40.000 uomini, 5.000 cavalieri, 50 cannoni e 8 obici. Il mese successivo avrebbe sconfitto gli Austriaci a Marengo. In parte ripristinate, le antiche mulattiere storiche si sono trasformate in itinerari turistici percorribili a piedi: il "sentiero storico di Napoleone" coincide in alcuni tratti con la più antica strada romana.
Il Gran San Bernardo fu uno degli ultimi valichi alpini ad essere reso carrozzabile; ciò avvenne nel 1901 sul versante svizzero, nel 1904 su quello italiano. Oggi una comoda strada permette di raggiungere da Aosta, la romana Augusta Praetoria, il Passo posto a 2472 metri di altitudine. L'antica "sosta" di Saint Remy è ora un piccolo villaggio semiabbandonato. Al Passo invece sopravvive l'ospizio di San Bernardo, abitato dai monaci Agostiniani, che comprende un edificio del XVI secolo con chiesa annessa, una costruzione del 1898 e un albergo del 1925. Quasi un rito la visita ai cani San Bernardo, vera e propria mascotte del passo proposta ai turisti in peluches di ogni dimensione.

 

Interessante l'articolo di Albano Marcarini sulla sua salita a piedi al Colle del Gran San Bernardo.



Dicembre 2005 - Rosalba Franchi, revisione 2017 - Dario Monti