UNA STORIA DI PASSI
Questa guida, dedicata ai sentieri storici
transalpini, esce con tre secoli di ritardo. Scusatemi. L'avrei
dovuta scrivere all'inizio del XVIII secolo, quando su queste
montagne e fra questi passi non esistevano confini, ma tutto
faceva parte di una sola entita politica, sebbene un po' speciale
per via del suo spiccato particolarismo, ovvero la Repubblica
delle Tre Leghe Grigie che oltre l'attuale Canton Grigioni, in
Svizzera, comprendeva anche le 'terre suddite' di Valtellina
e Valchiavenna.
Fondata con progressive aggregazioni
territoriali a partire dal1367, questa realtà politica
seppe trarre vantaggio dalla sua posizione geografica a cavallo
dello spartiacque alpino. "La liberta della Repubblica delle
Tre Leghe - sottolinea Franco Monteforte - coincideva con il
pieno controllo politico e militare dei passi alpini, cioe con
la possibilita di giocare sui piano diplomatico europeo la carta
del transito delle truppe di una potenza piuttosto che di un'altra.
L'apertura o la chiusura dei valichi
poteva così determinare iI successo o il fallimento delle
strategie militari di Francia, Spagna e Austria". Ma oltre
al ruolo politico, esisteva anche quello commerciale. Buona parte
dei traffici fra la penisola italiana e il centro Europa transitava
attraverso i valichi delle Alpi Retiche. San Bernardino, Spluga,
Settimo con le loro vallate d'accesso, e in misura più
ridotta Bernina e Muretto, erano giornalmente battuti da lunghe
carovane di muli e di cavalli, carichi di ogni genere di mercanzia.
Secondo Rudolf Jenny, alia fine del XVI secolo, ogni anno si
trasportavano attraverso i Grigioni 30 mila quintali di grano
tedesco diretto in Italia e nello stesso tempo molte merci importanti
quali tessili, seta, abiti, metalli, utensili, armi, formaggi,
burro, riso, frutta secca, pelli e cuoi. Grosse voci d'importazione
nei paesi d'oltralpe furono iI vino, il riso, iI sale nonché
lo stesso grano nelle annate di carestia. Già nel XV secolo,
si valutava attorno a 40-50 mila colli il volume annuo del transito
sul passo dello Spluga. Ma la riprova più tangibile dell'efficenza
dei valichi alpini stava nelle casseforti, gonfie di denaro,
delle grandi famiglie di corrieri e commercianti svizzeri e tedeschi:
i Muntprat a Konstanz, i Besserer e i Motteli a Ravensburg, i
Fugger a Augsburg.
Fra iI XVI e iI XVIII secolo il volume complessivo delle merci
trasportate sui valichi raggiunse probabilmente il suo apice
ed è li che avrei voluto essere, a raccontarvi della fatica
dei somatori, dei casuali incontri sul cammino, delle disavventure
e delle tragedie, delle lunghe serate trascorse nelle locande
a raccogliere notizie e storie fantastiche di luoghi lontani.
Era il tempo in cui questi percorsi selciati e gradonati, che
oggi noi vediamo ridotti di dimensione e malandati, funzionavano
alla perfezione, erano vigilati e intensamente utilizzati sia
in estate sia in inverno. Erano strade mulattiere, mantenute
regolarmente dalle comunità di valle, dai principi o dai
vescovi, insomma da tutti coloro che traevano vantaggi dal loro
buon stato di efficienza. In queste regioni alpine erano strade
di pietra, realizzate con immani sforzi da generazioni di alpigiani
con tecniche mai scritte ma tramandate oralmente nel tempo, basate
sulla semplicità, non scevra però dall'intelligenza,
e sui razionale impiego dei materiali a disposizione.
Oggi sono solo gli appassionati escursionisti a battere queste
aspre rampe montane, mentre le merci sono dirottate altrove:
sulle autostrade, sotto i trafori, in ferrovia o sulle navi che
compiono il lungo periplo continentale. E' un po' come vedere
un teatro senza attori ed è difficile comprendere la trama
della vicenda solo immaginando. Cercherò di farlo con
l'aiuto degli storici, dei letterati, delle descrizioni di quelli
che c'erano e con l'identificazione di quei reperti - ponti,
selciati, locande, castelli, chiese - che di tutto hanno composto
la silenziosa scenografia.
Prima però sgombriamo il campo da ipotetiche e improbabili
datazioni. Come in un palazzo nobiliare sottoposto in tempi diversi
a radicali restauri anche un percorso storico, per quanto noto
e importante, non è quasi mai corrispondente a quello
originario. Troppo tempo è passato, troppe le avversità
naturali, troppi gli sconvolgimenti politici per poter essere
sicuri di ricalcare esattamente i passi dei legionari romani
o degli imperatori germanici. Certo, queste furono le direttrici
utilizzate ma i selciati furono più volte rifatti, migliorati,
anche con consistenti varianti, in parte abbandonati, altrove
ripresi o del tutto ritracciati. Nessuna cartografia, almeno
fino al XIX secolo, ci conforta con una raffigurazione puntuale.
Si avanzano ipotesi - e nell'area retica
ci saranno di grande ausilio le ricerche di Armon Planta - o
si guarda con meraviglia a quei pochi resti di solchi, di selciati,
di ponti - che rimangono a suggello di opere stradali certamente
formidabili, ma oggi scomparse nella loro intierezza. Mi riferisco
ovviamente ai tratti dove la strada era 'strutturata', cioe dove
c'era un vero manufatto dotato di un basamento, muri, pavimentazione
ecc.
Sugli andamenti generali invece possiamo essere più sicuri;
l'aspro disegno orografico della catena non consentiva un ventaglio
di scelte troppo ampio. San Bernardino, Spluga e Settimo furono
valichi usati anche prima dell'epoca romana, ma iniziarono ad
essere realmente 'strutturati' nel Medioevo entrando fra loro
in competizione. AII'inizio dell'Ottocento i tradizionali percorsi
someggiati decaddero a favore delle carrozzabili, vere innovazioni
tecnologiche che segnarono I'ingresso del traffico alpino nell'era
della modernita.
II nostro sarà dunque un viaggio a metà fra memoria
e realtà, la prima confinata nelle evocazioni dei luoghi
e delle vicende, la seconda magnificamente espressa dall'ambiente
e dal paesaggio di una delle piu belle regioni alpine, dal passo
del San Bernardino al passo del Bernina.
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