Elfi e fate al Campo dei Fiori
Salendo da Cerro di Caldana al Forte di Orino, in cima al massiccio montuoso sopra Varese, appare il popolo del bosco


E’ come entrare in una favola. Dalle ultime case rustiche di Cerro, in località La Colma a due passi dalla chiesetta dell’Annunciazione, imbocchiamo via Castagneto che si inoltra tra i campi e in vista del bosco svoltiamo a destra.

Saliamo tra faggi e conifere e all’improvviso appare il mondo magico del popolo del bosco, fate, guardiani, elfi, nani, divinità benigne, scoiattoli e streghe. Sono gli strani abitanti usciti dalla fantasia di Sergio Terni, un giovane scultore di Cocquio e modellati nel legno dal suo abile scalpello.

Siamo sul sentiero n. 17 nel tratto che da Cerro di Caldana, sulle alture di Cocquio (450 mt s.l.m.), sale al forte di Orino in cima al Campo dei Fiori sopra Varese (1227 mt) seguendo il tracciato del sentiero 10A Velate-Orino. È un’area di trekking recentemente colpita da un fortunale che ha rovesciato alcuni alberi. I taglialegna vanno e vengono con i trattori per portare via i tronchi.

Una pergamena scolpita nel legno annuncia che “non puoi vivere la favola se ti manca il coraggio di entrare nel bosco”. Preso coraggio ci inoltriamo e subito compare la figura del guardiano. Accoglie il viandante facendo capolino dal tronco di un castagno, come un capocomico a teatro che si affaccia al proscenio per annunciare lo spettacolo.
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Un po’ più in là si materializza la dea Berta, un personaggio desunto da leggende celtiche.
Qualche passo ancora e, tra felci e noccioli, appare il gigantesco ragno che tesse la sua tela (di alluminio).
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Su un masso scivola sinuosa la vipera, pericolosa regina del viottolo. Talmente realistica che in passato deve avere spaventato un escursionista che l’ha strappata e gettata tra i cespugli. Dove poi è stata recuperata e rimessa al suo posto.

Lungo il cammino s’incontra il gufo che non perde di vista la preda da ghermire, sbuca il nano curioso, lo scoiattolo è indaffarato con la ghianda, il passerotto cinguetta tranquillo e la strega brutta e sdentata, secondo tradizione, sembra parlare al passante. Qualcuno, per rabbonirla, le ha infilato un braccialetto al polso.

La materia prima delle sculture sono i castagni morti che l’artista individua lungo il sentiero. È il legno che resiste meglio all’usura del tempo, spiega. Non marcisce, ma tende ad aprirsi e va lavorato contro vena.
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Sergio Terni ha 43 anni, è nato a Cocquio Trevisago ed è scultore autodidatta. Ha frequentato per tre anni il laboratorio di Luigi Pogliani a Brenta che gli ha insegnato a intagliare il legno. Frequenta corsi di scultura in Valle d’Aosta con il maestro Giuseppe Binel e ad Ortisei in Valgardena con Mattia Kostner.
Ha cominciato a scolpire nel bosco nel 2016 e non è detto che l’opera sia finita. Ma l’artista non pensa solo al mondo delle fiabe.
Ha donato alla chiesa dell’Annunciazione un crocefisso a mezzo busto e nel suo laboratorio lavora a un bassorilievo di S. Bernardo in legno di cedro, una statua di oltre due metri per l’esterno del tempio di Cerro. Raffigura il santo che tiene a bada un diavoletto, in vernacolo il “ciapin”, rappresentato su una tela antica all’interno della chiesa.
In futuro gli piacerebbe collaborare con l’ente Campo dei Fiori. Vorrebbe scolpire una grande figura di alpinista da porre al forte di Orino, sulla sommità del Campo dei Fiori. La immagina ritta in piedi in un luogo panoramico, affacciata sul precipizio a scrutare l’orizzonte. Per dare a chi guarda un senso di libertà e di infinito.
 
Da Varesefocus - Luglio 2019 - Sergio Redaelli