I Bagni di Masino
Delle
rinomate terme di Masino oggi rimangono solo delle solitarie
costruzioni in mezzo ad una verdeggiante foresta e massicce pareti
montuose. L'antico edificio dove si effettuavano i bagni e le cure
termali è abbandonato nonostante in anni recenti sia stata
completamente ristrutturato e rinnovato negli interni. Restano le
scritte esterne che indicano i diversi ambienti ormai deserti da alcuni
anni. Poco lontano il severo edificio dell'albergo nuovo costruito nel
1930; attraversando un ponte coperto sul torrente Masino, gli ospiti
raggiungevano direttamente le vasche e gli ambienti di cura. Affiancato
all'albergo, lo scheletro di un'antica costruzione destinata
all'ospitalità recentemente ristrutturata ma distrutta da un incendio.
Il
tempo sembra essersi fermato, sospeso in un'atmosfera troppo lontana.
Fin qui la tradizione orale. I documenti storici attestano la conoscenza delle fonti calde già nella seconda metà del XV secolo. Nel 1462, in una lettera a Francesco Sforza, duca di Milano, il Podestà di Morbegno Antonio Morosi ne lodava le proprietà salutari. L'esistenza
dei Bagni viene menzionata
in un regesto del 1485 ma, tra i primi a parlarne, è lo scrittore
Matteo Bandello (1480-1561) che racconta dei suoi soggiorni in
Val Masino in una delle sue novelle.
A metà del Cinquecento, il medico di Como Pietro Paolo Paravicini dedicò alle terme di Masino la prima dotta monografia. Paravicini descrive la bellezza del paesaggio e la cortesia del locandiere che dovrebbero supplire all'inadeguatezza dell'albergo “rozzo e disadorno” con “casette di legno, piene di fessure, dove si riposa quasi a ciel sereno”. L'opera, che descrive dettagliatamente la composizione chimica delle acque e le numerose indicazioni terapeutiche, divenne testo di riferimento per le successive pubblicazioni posteriori. Agli inizi del Seicento i bagni si ingrandirono e furono maggiormente frequentati poiché erano state ritrovate nuove fonti d'acqua calda. Giovanni Guler von Weineck, governatore della Valtellina nel 1588-89, ne parla diffusamente nella sua storia della Raethia lodando le proprietà eccellenti dell'acqua ottima come bevanda, per bagni e doccia essendo ricca di oro, ferro, nitro, allume e piccole quantità di zolfo. Ne enumera le qualità detersive, lenitive e corroboranti tali da procurare effetti miracolosi. Esistevano allora due vasche da bagno, una per le donne ed una per gli uomini in cui era convogliata l'acqua della sorgente attraverso alcuni tubi. L'albergo, provvisto di stufe e camere, era stato ampliato dopo l'anno 1610, epoca in cui i nuovi proprietari avevano apportato alcune migliorie.
Un
soggiorno alle terme univa alle virtù dell'acqua, l'aria salubre
della montagna, l'ottima ed eletta compagnia, la mensa squisita dove
venivano serviti gli eccellenti vini valtellinesi, la carne scelta, le
trote del torrente Masino, la selvaggina della valle.
Il
complesso aveva bagni distinti per sessi e diverse vasche
individuali. All'esterno del fabbricato esisteva un bacino ad uso
di bagno gratuito per i poveri. La costruzione del Nuovo Albergo con ponte coperto, negli anni Trenta, lascia pensare ad un regolare utilizzo delle strutture termali che, per parecchi decenni fino alla chiusura, ha offerto possibilità di lavoro per molte persone della valle. Alcune di loro ricordano ancora con nostalgia gli anni in cui vedevano arrivare personalità di spicco della nobiltà e borghesia milanese e comasca. I
Bagni del Masino sono stati per anni meta prediletta per le vacanze
alpine di chiavennaschi e valtellinesi, ma anche di milanesi e
brianzoli. Ma la fama di quell’accogliente albergo che si annuncia al
termine di una meravigliosa faggeta è legata particolarmente a un
alpinismo oggi irripetibile. A chi scrive può capitare di passargli
accanto incamminandosi sui sentieri che si sviluppano ai piedi del
Pizzo Badile. Un’ondata di ricordi in tal caso lo attanaglia. Era il settembre del 1987 in quei saloni oggi deserti e pieni di ragnatele quando si celebrò il cinquantennale della storica scalata sulla parete nord est della gigantesca pala di granito da parte di Riccardo Cassin con i compagni Ratti, Esposito, Molteni e Valsecchi. Fasciata in un abito raffinato, ancora affascinante pur dovendo fare i conti con un cumulo di primavere ormai alle sue spalle, Vera Cenini che aveva in gestione l’albergo fu come sempre una padrona di casa impeccabile. Accanto al suo amico Cassin c’erano i grandi dell’alpinismo che con il Badile si erano misurati inventando inediti itinerari di salita o ripetendoli con nuove modalità: Alessandro Gogna che per primo percorse la “Cassin” nella stagione invernale, Reinhold Messner, Heinz Mariacher, Luisa Jovane, Maurizio Giordani, Gian Carlo Grassi, Claudio Corti, Giuseppe Miotti, Renata Rossi, la vedova del grande austriaco Hermann Buhl, primo solitario lungo la via di Cassin. Messner e Cassin quella sera sedevano l’uno accanto all’altro sotto una panoplia formata da corde di canapa, vecchie piccozze, ramponi d’epoca. L’allievo fresco di conquiste a quota ottomila con molta correttezza e dedizione non aveva voluto mancare a un incontro tanto importante con il suo maestro. Ricordo che al dolce il cielo venne a un certo punto squarciato dai lampi. Ma la grande famiglia degli alpinisti non si scompose: brindò, ballò, fece le ore piccole. E io che avevo contribuito da volontario a dar vita all’evento mi sentii estremamente gratificato. Così inizia Roberto Serafin raccontando i fasti del Nuovo Albergo nel suo articolo "L'amara decadenza dei Bagni di Masino, mecca degli alpinisti" e
ricordando Vera Cenini che curò per anni con professionalità e amore la
gestione dell'albergo che ora giace tristemente abbandonato come gli
edifici termali. Le
terme di Masino si raggiungono da Morbegno in Valtellina risalendo la
valle del Masino Per saperne di più M.Songini,
Val Masino e la sua gente, Comune di Valmasino 2006
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