Le Grandi Alpi nella cartografia 1482-1885
di Laura e Giorgio Aliprandi

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L'opera "Le Grandi Alpi nella cartografia 1482-1885" è, prima di tutto, un'indagine storica in quanto gli autori
Laura e Giorgio Aliprandi hanno cercato di ritrovare nelle carte geografiche le tracce delle vicende umane, politiche, militari e religiose che costituiscono la storia del territorio alpino.
Lo studio appassionato dei toponimi, delle frontiere e soprattutto dei colli ha permesso di aprire una finestra sull'antropizzazione delle Alpi attraverso i secoli anche nei periodi in cui queste venivano vissute dalla cultura ufficiale per lo più come orrido ostacolo naturale.

Per gli autori la carta geografica non è una semplice rappresentazione del territorio come sempre è stata considerata, ma un «documento storico» fino ad ora trascurato nella storiografia: la frase latina «Historiæ oculus geographia» sintetizza il loro modo di considerare l'argomento della cartografia alpina. Una prima edizione nel 1974, ormai introvabile, ha costituito per gli autori un punto di riferimento solo per l'impianto e il piano dell'opera. Tutto è stato riconsiderato, approfondito ed arricchito da immagini superbe.
La quantità di materiale raccolto ha permesso di suddividere il lavoro in due volumi.

Il primo volume, con la coperina blu,
dedicato alla storia della cartografia alpina, illustra la lenta e graduale scoperta delle Alpi da parte dei cartografi. Importante la ricerca e la descrizione dei colli attraversati per lo più da mercanti, religiosi e militari. Pubblicato nel 2005, ha ricevuto nel 2006 il Premio Gambrinus-Mazzotti per la sezione montagna.

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STORIA DELLA CARTOGRAFIA ALPINA 1482-1885 (Volume primo)

  • La cartografia delle grandi alpi
  • La cartografia alpina prima delle carte a stampa
  • L'inizio della cartografia alpina a stampa
  • La cartografia alpina in Svizzera
  • La cartografia alpina in Italia
  • Le grandi organizzazioni cartografiche olandesi e i loro riflessi sulla cartografia alpina
  • La cartografia francese dal 1500 al 1700 e il suo contributo determinante alla conoscenza delle Grandi Alpi
  • La cartografia alpina francese nel 1800: dalla cartografia militare napoleonica alla Carta di Francia alla scala 1:80.000 detta Carte de l'Etat Major (1880)
  • La cartografia alpina tedesca e austriaca con le prime carte specilistiche del Monte Rosa
  • La cartografia alpina in Inghilterra: nell'800 le Alpi diventano il playground degli inglesi anche sotto il profilo cartografico
  • Il cartografo di fronte alle montagne


Il secondo volume pubblicato nel 2007 con la copertina rossa,
affronta la tematica della cartografia specialistica delle Alpi, prendendo in considerazione lo studio dei grandi massicci dal Monviso al Monte Rosa.

  • Per il Monviso, elemento cartografico caratteristico è il «Buco di Viso», primo traforo delle Alpi, terminato nel 1480. Questa galleria è raffigurata con immagini suggestive che ne fanno un unicum nella storia cartografica delle Alpi.
  • Per i colli del Piccolo e del Gran San Bernardo, la cartografia dimostra come la loro importanza commerciale sia stata condizionata dagli eventi storici e documenta come i grandi colli lombardi del Sempione e del Gottardo abbiano spostato, a partire dal 1300, l’asse dei transiti per il Nord-Europa verso est, sminuendo l’importanza dei due colli storici valdostani.
  • Il Monte Bianco ha una storia cartografica singolare in quanto, privo di valichi importanti, viene individuato tardivamente dai cartografi con il nome attuale alla fine del 1700, mentre nel periodo successivo la sua presenza sulle carte è sempre più frequente.
  • Per il Cervino si ripete la storia del Monte Bianco: dimenticato inizialmente dalla cartografia e confuso con il Monte Rosa o con il Colle del Teodulo, con il generico nome di Mons Silvius, solo all’inizio del 1700 venne scoperto dai cartografi che lo individuarono sulle mappe dandogli il nome attuale.
  • Il Monte Rosa, dal punto di vista della cartografia storica, è forse il massiccio più interessante in quanto, sin dal medioevo, fu lo scenario dei numerosi itinerari che permettevano alle popolazioni del Vallese Svizzero di raggiungere i più miti altopiani italiani. È il periodo delle migrazioni Walser nelle valli a sud del Monte Rosa di cui la cartografia dà un’interessante testimonianza.
  • Il gruppo del Gran Paradiso è stato il «gran dimenticato» dalla cartografia storica in quanto non era attraversato da importanti vie commerciali, non aveva importanza militare e confini internazionali e non rappresentava una zona interessante se non per la segnalazione delle miniere di ferro di Cogne. Il nome Gran Paradiso apparirà solo nel 1825 su una carta piemontese.

Il secondo volume termina con l’elenco delle carte consultate (500) con le relative riproduzioni suddivise per nazioni e per gruppi montuosi. Questa catalogazione settoriale, che comprende anche alcune carte manoscritte, ha un fine pratico perché consente di individuare, tramite l’immagine riprodotta, le carte delle Grandi Alpi di cui non si abbiano elementi precisi di data e di autore.

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CARTOGRAFIA SPECIALISTICA DEI VARI SETTORI DELLE GRANDI ALPI (Volume secondo)

  • Il Monviso e i suoi colli
  • Il Piccolo San Bernardo
  • Il Monte Bianco
  • Il Gran San Bernardo
  • La Valpelline e isuoi colli verso il Vallese
  • Il Cervino e il colle di Teodulo
  • Il Monte Rosa: le valli aostane e le valli piemontesi
  • Le migrazioni Walser nelle valli a sud del Monte Rosa interpretate attraverso la cartografia antica
  • Il Gran Paradiso e i suoi valichi tra Valle d'Aosta e Canavese
  • Elenco delle carte geografiche consultate (circa 500) e loro riproduzione

 

editore PRIULI & VERLUCCA

 Dario Monti, 2007 - rev. 2021