Oltre quei monti sono altri monti… come portare 100 litri di
vino
dalla Val d'Aosta al Vallese in tre passi!
|
Nubi nella valle ai piedi di Torgnon
Oltre quei monti sono altri
monti ed
altri ancora... e mille son , ed uom mortale giammai non li varcò.
Così Alessandro Manzoni descriveva le Alpi nel medioevo di Adelchi.
Forse una esagerazione pensando alle Alpi dei grandi passi storici come il
Gran San Bernardo in cui la montagna si contrae e si supera con una semplice
passeggiata allietata dalle feste dei cani con la botticella di
brandy al collo?
Nel libro “Le chateau de
Chatillon”
il canonico Gabriel Frutaz, nato a Torgnon nel 1859, racconta storie
di uomini che portavano in Svizzera il prezioso muscat
prodotto nel triangolo assolato della Valle compreso fra Nus,
Chatillon e la Becca d'Aver, terreni un tempo della signoria Challant
di Cly, feudatari anche di Torgnon e di tutta la Valtournenche.
Il castello di Cly
|
Vigneti a Saint Denis
|
San Pantaleon
|
Il vino risaliva il pendio a
spalla
d'uomo o a dorso di mulo fino al colle di Saint Pantaleon (1655m)
dove sorge una cappella con la stessa dedicazione. Torgnon e le sue
frazioni di Triatel ed Etirol e Ronc (l'Autre Monde nel riquadro) erano le tappe successive prima di
ricominciare la salita per il vasto alpeggio di Lodetor e l'ospizio
di Chavacour a quota 2084m.
La mulattiera di fronte all'oratorio di Ponty
|
Il villaggio di Triatel
|
La chiesa di San Rocco
|
|
Le Petit Monde di Torgnon: Il “labirinto della memoria” nel cuore della Valle d'Aosta
di Rosalba Franchi
L”Autre Monde”, un mondo a sé, come è
riportato in un atto notarile della fine del XVI secolo che riconosce a
tre piccole frazioni di Torgnon una propria giurisdizione ed autonomia.
Con la Reconnaissance del 1588, infatti, il feudatario conferiva ai
sudditi di Triatel, Etirol e Ronc il possesso di fatto di terra, acqua
e case.
La collocazione appartata e la storia successiva
di questi villaggi ha fatto sì che essi sviluppassero un forte spirito
di collaborazione per affrontare autonomamente le proprie necessità: la
gestione dell'acqua per l'irrigazione, il funzionamento del mulino e
del forno, l'istruzione per i più giovani. A causa del relativo
isolamento le Petit Monde ha conservato parte del suo prezioso
patrimonio architettonico. A Triatel sopravvivono tre strutture che,
nell'ambito di un progetto sostenuto dall'Unione Europea, hanno potuto
essere restaurate e trasformate in un museo aperto al pubblico.
Si tratta di un raccard a schiera, una grange ed un piccolo
grenier.
Il raccard è costruito con tronchi di larice su
pilotis a forma di fungo secondo uno schema tipico dell'architettura di
montagna importata dai Walser: era utilizzato per immagazzinare il
fieno ed essiccare il grano. Nella grange avveniva la battitura dei
cereali mentre nel grenier si conservavano le provviste. Costruiti tra
il 1463 ed il 1700, questi edifici si sono mantenuti fino ai nostri
giorni e risultano particolarmente interessanti per le tecniche di
costruzione e le scelte architettoniche.
Attualmente, negli interni, è allestito un
percorso museale (aperto nella stagione estiva) che permette di
comprendere la storia e le caratteristiche di questo sito. Ci
troviamo in un importante museo etnografico della Valle d'Aosta, uno
dei tanti "musei in cammino" che offrono l'opportunità di incontrare e
conoscere la montagna valdostana: paesaggi e risorse, lavoro, cultura e
tradizioni.
All'interno del villaggio, accanto al
raccard, sorge la cappella di san Rocco un tempo dedicata a San
Teodulo, vescovo a cui deve il nome il passo che unisce la
Valtournenche a Zermatt. Da qui passava l'antica mulattiera a mezza
costa che collegava la Valle d'Aosta ed il castello di Saint Denis con
la Svizzera evitando il più difficile itinerario per le gole di
Chatillon.
A Triatel si giunge oggi percorrendo da Torgnon
una strada panoramica costruita negli anni Sessanta sul percorso
della vecchia mulattiera. Prima del villaggio, addossata ad un ripida
parete di roccia, si incontra la cappella di Ponty decorata da
affreschi sulla facciata.
Da Triatel il cammino prosegue sino ad Etirol dove
si può visitare il vecchio mulino azionato dalle acque del torrente
Petit Monde. La storia e le caratteristiche di questo sorprendente
“Labirinto della memoria” sono descritti ed ampiamente illustrati in
uno dei Quaderni del Musée Petit Monde.
|
Il canonico Frutaz ci
racconta che
l'ospizio rimase in funzione anche d'inverno fino alla fine del 1700.
Ora restano imponenti rovine, muri di pietra legata con calce che
delimitano una superficie di quasi 500 mq. La sua dimensione racconta da sola il grande numero di viandanti che poteva ospitare.
Dopo la sosta notturna il cammino riprendeva per la Fenètre di Tsan (2736
m) e il Col de Livourneyaz a 2840 m per poter poi scendere in
Valpelline a Lechère (1813m), località documentata fino dal
XIII secolo e di origine Walser. Qui arrivava anche la strada che, da
Aosta risalendo la Valpelline, portava al col Collon ed in Svizzera.
Gli alpeggi di Loditor
|
I resti dell'ospizio di Chavacour
|
La cappella di Lechère in Valpelline
|
Il Col Collon a 3069 m ed il
pericoloso
ghiacciaio d'Arolla erano l'ultimo importante ostacolo prima della
sosta al Plan de Bertol e ad Arolla e gli ultimi chilometri in
discesa per Sion.
Prima del Colle ora sorge il
rifugio
Nacamuli del CAI sulle rovine del precedente Principe di Piemonte, ma non
sappiamo dove si rifugiassero un tempo i numerosi viandanti,
mercanti, religiosi ea i pastori con i loro animali che utilizzavano
questo percorso, il più breve fra Aosta e Sion.
Rifugio Nacamuli al Col Collon
|
Ghiacciaio d'Arolla
|
Parrocchiale di Evolène
|
Un mondo che è passato da
qui
lasciando poche tracce di sè, ma che ci racconta di persone
qualunque capaci di prestazioni quotidiane per noi estreme di fronte alle quali anche
ogni nostra attività di alpinismo agonistico sembrano ben poca cosa.
Ritorna in mente
l'Adelchi: l'immagine delle Alpi, dei monti tutti erti, nudi, tremendi,
inabitati, mal rappresenta la realtà di quei tempi, forse nemmeno così
lontani, in cui le montagne erano invece popolate e per questo anche
amiche, necessarie e attraversabili... anche dai mortali.
Sion e la sede arcivescovile della Valère sul colle di destra in una stampa del 1572
|