I Promessi Sposi a Milano, la peste

Milano

Renzo rientrò a Milano mentre la città era ancora flagellata dalla peste, ma questa volta seguì il naviglio della Martesana fino alle mura spagnole della città per poi trovarsi di fronte a Porta Nuova.
 “… prese la diritta, alla ventura, andando, senza saperlo, verso porta Nuova, della quale, quantunque vicina, non poteva accorgersi, a cagione d’un baluardo, dietro cui era allora nascosta… la porta, cioè due alacce di muro, con una tettoia sopra, per riparare i battenti; i quali erano spalancati, come pure il cancello dello stecconato…"
Proseguì diritto in mezzo a campi abbandonati fino al monastero dei Carmelitani scalzi. Qui svoltò a destra per lo stradone di Santa Teresa, ora via della Moscova e, ottenute da un passante le informazioni per raggiungere la casa di Don Ferrante, incontrato di nuovo il naviglio della Martesana, lo seguì fino a piazza san Marco.

porta Nuova
Renzo entra a Milano da Porta Nuova (Gonin)
Informazioni da un passante
Renzo chiede informazioni ad un passante (Gonin)
Aiuto a una reclusa
Aiuto ad una donna reclusa (Gonin)

La tragedia della peste vista dall'interno di una grande città assalì all'improvviso Renzo: le persone malate ed affamate chiuse nelle loro case, i cadaveri abbandonati per le strade in attesa dei carri dei monatti, stracci e spazzatura dappertutto e, ben distanziate fra di loro, poche persone ancora sane o risanate alla ricerca di qualche genere di prima necessità. 

Davanti alla chiesa di San Marco la Martesana si allacciava alla cerchia dei navigli che proteggeva la città nel medioevo formando un porto chiamato Tombone di San Marco. Renzo attraversò il naviglio sul ponte Marcellino e si incamminò lungo via Borgo Nuovo fino al Carrobbio di porta Nuova. (L'attuale via Manzoni si chiamava corso di Porta Nuova e portava alla Porta Nuova medioevale).

 ...quella crociata di strade che si chiamava il carrobio di porta Nuova. Tanta era stata in quel vicinato la furia del contagio, e il fetor de’ cadaveri lasciati lì che i pochi rimasti vivi erano stati costretti a sgomberare.

Qui erano raccolti, in attesa di trovare per loro un posto al Lazzaretto, tutti i malati di peste delle contrade vicine e qui ottenevano i primi soccorsi e qualche cibo e acqua. Probabilmente la Strada del Monte (via Monte Napoleone) era anch'essa occupata dai malati per cui Renzo fu costretto ad aggirare l'ostacolo per arrivare in via del Gesù dove si trovava la casa di Don Ferrante.


Piazza san Marco
Chiesa e tombone di San Marco
Il prete in Borgo Nuovo
Renzo chiede informazioni ad un prete in Borgo Nuovo
Infermial Carrobbio
Al Carrobbio: i pochi rimasti vivi costretti a sgomberare

Nei suoi libri di ricerca sulla Topografia dei Promessi Sposi, Giuseppe Bindoni sostiene che Renzo, trovando sbarrata via Monte Napoleone potrebbe aver seguito via Bigli, via Borgo di sant'Andrea, contrada di san'Andrea (ora proseguimento di via Monte Napoleone) fino a via del Gesù dove venne scambiato per untore e da dove riuscì a scappare sul carro del monatti.

Cecilia consegna il suo bambino ai monatti
Cecilia consegna il suo bambino in Borgo sant'Andrea
Casa di don Ferrante
Renzo in via del Gesù e la casa di don Ferrante
Carro dei monatti
Il carro dei monatti in corso di porta Orientale
Il Lazzaetto
Renzo raggiunge il Lazzaretto

... sul corso di porta orientale, in quella strada per cui era venuto adagio, e tornato via in fretta, circa venti mesi prima.
Gli venne subito in mente che di lì s’andava diritto al lazzeretto;

Manzoni visse per quasi sessant’anni nella sua casa di via del Morone poco lontano da piazza san Fedele sulla quale, oltre alla chiesa omonima, prospettava palazzo Marino e palazzo Imbonati (divenuto alla sua morte teatro Manzoni). In quest’ultima residenza sposò con rito calvinista la prima moglie Enrichetta Blondel, figlia di un banchiere svizzero che da poco aveva acquistato il palazzo.

Curiosità: Al primo piano di Palazzo Marino, in una camera che guardava su piazza san Fedele, due secoli prima nacque e visse fino all'età di 14 anni Marianna de Leyva che, presi i voti, divenne la Monaca di Monza, personaggio che ispirò “la Signora” dei Promessi Sposi.

Manzoni morì a 88 anni dopo essere scivolato scendendo i gradini proprio della chiesa di San Fedele.

Il Duomo, La corsia dei Servi, piazza dei Mercanti, piazza Cordusio, la casa del Vicario, san Marco, la cerchia dei Navigli, il Carrobbio di porta Nuova, la casa di Don Ferante, il Lazzaretto, fanno parte di un piccolo mondo a pochi passi dalla casa dello scrittore che qui ambientò le intense e realistiche descrizioni della carestia e della peste a Milano.
Ora, camminando fra Porta Venezia ed il Duomo o passeggiando da piazza Cordusio al Castello, restano solo pochi palazzi della città seicentesca. Di contro Manzoni visse a Milano in un periodo in cui le grandi trasformazioni urbanistiche di metà Ottocento non si erano ancora completate. I nomi delle strade erano rimasti per lo più invariati dai tempi della peste, così come le chiese, i palazzi, le piazze.

Lazzaretto

Come per Lecco, i luoghi che lo scrittore ha raccontato nei Promessi Sposi erano reali così come descritti e li possiamo vedere negli accurati disegni che l’illustratore Francesco Gonin realizzò per la stampa della versione Quarantana del romanzo sotto la minuziosa supervisione del Manzoni. Un bel viaggio nel tempo e nello spazio che l’autore ci ha regalato assieme alla vicenda dei due giovani innamorati.

Curiosità:

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Le stampe e i disegni tratte dalla versione illustrata dei Promessi Sposi

Giugno  2023 - Dario Monti