Passeggiando nella Milano di Manzoni


Piazza Duomo

Samuel Prout : il Duomo di Milano con il mercato sulla Piazza 1826

La Milano, in cui visse A. Manzoni, è difficilmente immaginabile dai suoi attuali residenti. Aveva solo 150.000 abitanti. Era la terza città in Italia per popolazione, dopo Napoli e Roma. Il suo centro non aveva ancora subito la profonda trasformazione che, alla fine dell'Ottocento, gli ha conferito l'attuale assetto urbanistico.
La Piazza del Duomo era occupata per più di metà da case modeste e botteghe popolari come il Coperto dei Figini. Sul lato di Palazzo Reale da un quartiere malfamato, il Bottonuto.
Anche la Piazza della Scala assomigliava ben poco all'attuale, di cui aveva già l'edificio più oltre importante, il teatro, realizzato dall'architetto preferito di Maria Teresa, il Piermarini tra il 1776 e il 1778, ma fronteggiato da vecchie case eterogenee, alcune, come quelle verso via Caseriotte, risalenti al Medioevo. L'attuale assetto con il restaurato Palazzo Marino e la Galleria, di cui Manzoni vide la posa della prima pietra (7 marzo 1865), sarebbe stato completato solo alla fine dell'Ottocento.

Piazza Scala
Piazza Scala nell'Ottocento (Milano nei secoli)
Giuseppe Verdi
Giuseppe Verdi di fronte al Cova (Milano nei secoli)

Il monumento a Leonardo del Magni, tanto dileggiato già appena eretto, è invece del 1872, l'ultimo anno di vita di Manzoni.
La Piazza era, però, molto animata anche per i suoi caffè, frequentati dal mondo che ruotava intorno al teatro: popolarissimi erano il “Caffè della Peppina” (sul quale ci resta anche una filastrocca) e quello dei “Virtuosi”, celebre per la “barbajada”, una golosa miscela di caffè e cioccolata sovrastata da una sontuosa cupola di panna montata. Prendeva il nome dal gestore, Domenico Barbaja.

Sicuramente piaceva anche a Manzoni che frequentava, però, un altro locale della piazza,. il “ Cova”, aperto nel 1857, con un piacevole giardino interno. Vi s'incontravano gli intellettuali della città, membri del “Circolo dell'Unione” che aveva la sua sede proprio sopra il caffè.
Gli Austriaci lo sorvegliavano come covo di cospiratori: a ragione. Lì, infatti, fu organizzata l'insurrezione del 1848.


Piazza san Fesùdele
Piazza San Fedele nel 1704
san Fedele
La piazza oggi con il monumento a Manzoni

Un'altra piazza del centro molto presente nella vita del nostro scrittore, è quella dominata dalla sua chiesa, nota come San Fedele, anche se la sua esatta denominazione è “S. Maria della Scala presso S. Fedele”, perché ne ereditò gli arredi ed i beni quando quella fu abbattuta per far posto al teatro. Delle oltre 300 chiese che costellavano allora il centro città, questa fu la prediletta di Manzoni, legata anche alla sua morte.
E' ancora identica a quella a cui era devoto il poeta, sopravvissuta, come Palazzo Marino che le sorge accanto, ad un bombardamento che nel 1943 distrusse tutti gli edifici sul lato destro.
Ora ci sono costruzioni moderne dove sorgevano il convento dei Gesuiti, che ancora reggono la chiesa, e una residenza degli Imbonati, edificata dopo l'abbattimento di Palazzo Sannazzari devastato nel 1814 dalla folla inferocita che vi trucidò lo sventurato Giuseppe Prina, reo di essere il Ministro delle Finanze del Regno napoleonico.
In quella residenza degli Imbonati visse Giulia Beccaria, dopo aver lasciato il marito Pietro Manzoni, padre (forse) di Alessandro.

Questa allora lussuosa dimora (scherzi del destino) fu poi acquistata da una famiglia di banchieri e produttori di seta svizzeri, i Blondel.
Vi si officiarono, con rito calvinista, il 6 febbraio del 1808, le nozze tra Alessandro ed Enrichetta Blondel. Manzoni ne vide la demolizione quando, nel 1872, al suo posto fu edificato il teatro sociale.


Inaugurazione Galleria

La posa della prima pietra della Galleria - 1865 - Domenico Induno  (Wikipedia)

Altre Piazze minori del centro che sicuramente Manzoni frequentava sono la Piazzetta Borromeo, dove risiedeva, in un severo palazzo, l'importante famiglia che vantava tra i suoi ascendenti gli arcivescovi Carlo e Federico, e la Piazza della Loggia, entrambe ritratte in veste invernale da Angelo Inganni.
La prima, con la medievale Chiesa di S. Maria Podone rimaneggiata dai due prelati Borromeo, ha conservato l'impostazione ottocentesca ma, dell'enorme palazzo, bombardato nel 1943, resta solo una piccola parte restaurata nel dopoguerra con un salone interessante per gli affreschi di inizio XV secolo (forse di Michelino da Besozzo) raffiguranti i giochi con cui si divertiva la nobiltà dell'epoca.

Piazza Borromeo
Piazza della Loggia

Piazza Borromeo e piazza della Loggia in inverno - Angelo Inganni - (https://www.lombardiabeniculturali.it)

L'unico angolo del centro più simile nell'aspetto a quello dei tempi di Manzoni è proprio l'attuale via che porta il suo nome, all'epoca “Corsia del Giardino”, prodotto prestigioso del rinnovamento promosso da Maria Teresa che aveva avviato la fognatura sotterranea, la pavimentazione e l'illuminazione pubblica delle strade (1786) nonché la numerazione degli edifici.
La “Corsia del Giardino”(che conduceva, superata la porta medievale ai nuovi giardini pubblici), attirò l'aristocrazia milanese che vi eresse i suoi palazzi di rappresentanza: i Belgioiso, gli Anguissola, i Brentani, i Greppi, i Borromeo d'Adda, i Gavazzi. Alcune delle loro residenze sono ora comprese nelle Gallerie d'Italia. Si trasferirono nella zona personaggi ancora oggi ricordati, come Gian Giacomo Poldi Pezzoli e i fratelli Bagatti Valsecchi.

Particolare mappa

Pianta numerica della città di Milano Milano - 1856 - Giuseppe Pezzi - Perticolare con la Scala e san Fedele

Manzoni, dopo aver abitato in Via S. Vito al Carrobbio e nel Palazzo Beccaria di via Brera, nel 1813 acquistò, nella suddetta zona, in via Morone, un palazzetto che era stato pure degli Imbonati. Certo non piacevole quanto la bella proprietà ereditata da Carlo Imbonati nel 1805 a Brusuglio.
Una casa con una facciata chiusa e scura, che guarda su una piazza acciottolata e su palazzotti simili.Un soffitto di vetri opachi sopra la scala chiude il cielo” (da B. Masini, Tentativo di botanica degli affetti).
L'unico sfogo era il giardino posteriore visto dall'alto; si snodava tra le case come un percorso di fuga verso la natura ma dava comunque un senso di intimo rifugio. Manzoni cercò di ravvivarlo con qualche pianta allora ancora esotica, come la magnolia.

Attualmente il giardino, restaurato, ma comunque triste, è visitabile con biglietto acquistabile alle Gallerie d'Italia.


Casa Manzoni
Casa Manzoni dalla piazzetta Belgiojoso
Giardino
Il giardino Manzoni dalle Gallerie d'Italia

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settembre 2023  -  Annunciata Razzini